giovedì 13 marzo 2008

Discriminazioni, in Italia serve un serio monitoraggio

Da alcuni anni Sucar Drom denuncia pubblicamente le più evidenti discriminazioni subite dalle minoranze sinte e rom in Italia. Anche nel rapporto per il CERD dell’ONU abbiamo fatto emergere, tra le tante discriminazioni, la pratica comune nel Nord Italia delle Ordinanze sindacali di “divieto di sosta ai nomadi”.
Diversi organismi europei ed internazionali condannano l’Italia per il mancato monitoraggio sulle discriminazioni etniche/razziali, perché è evidente a tutti che non si può affermare: “non esistono le discriminazioni”, se non è attivato un serio monitoraggio.
In particolare le Ordinanze sindacali di “divieto di sosta ai nomadi” sono evidenti discriminazioni compiute da organi dello Stato italiano: i Comuni. Queste ordinanze e i relativi cartelli (in foto un esempio) differenziano i Cittadini riconosciuti come “nomadi” da tutti gli altri Cittadini e praticano quindi una disuguaglianza, negando di fatto l’articolo 3 della Costituzione Italiana.
Il paradosso si raggiunge quando Sucar Drom, in base alle leggi vigenti, denuncia alle Procure della Repubblica queste evidenti discriminazioni etniche/razziali, perché le Procure si “bloccano” per opportunità politica: la legalità in questi casi si perde nei cassetti dei tribunali. Anche questo dato dovrebbe far riflettere…
Ma è evidente che non possiamo denunciare migliaia di Sindaci del Nord Italia e nello stesso tempo dobbiamo anche avere ben chiaro il fenomeno censendo finalmente tutte queste discriminazioni. Il monitoraggio dovrebbe essere di competenza delle Prefetture ma quasi nessuno compie questo monitoraggio, infatti in tutti gli incontri sono gli stessi Prefetti che chiedono esplicitamente a Sucar Drom di segnalare le ordinanze e i relativi cartelli stradali.
A questo punto Sucar Drom si impegnerà a monitorare questo fenomeno e se vi sarà la collaborazione del Governo italiano si potrà incidere immediatamente sulla realtà, se il Governo non appoggerà il monitoraggio ci ritroveremo di nuovo nella condizione di denunciare, nostro malgrado, lo Stato italiano al Consiglio d’Europa, all’Unione Europea e infine all’O.N.U. con un’evidente perdita di credibilità di uno Stato che parla bene (moratoria sulla pena di morte) ma razzola male…

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