sabato 8 marzo 2008

Donne Sinte e Rom, la risoluzione dell'Europa

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione delle donne Rom e Sinte nell'Unione europea, approvata il 1 giugno 2006.

Visto il fatto che l'Unione europea istituzioni hanno, a più riprese, espresso timori, o addirittura allarme, per quanto riguarda la situazione dei Rom in generale, e delle donne Rom in particolare, in documenti e azioni tra cui:
- la risoluzione del 28 aprile 2005 sulla situazione dei Rom nell'Unione europea(1),
- la relazione "Rompere le barriere - Le donne Rom e l'accesso all'assistenza sanitaria" dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia,
- l'importante ed inquietante relazione della Commissione sulla situazione dei Rom in una Unione europea allargata, compreso l'accento posto da tale relazione sugli aspetti di genere della situazione dei Rom in Europa(2),
- le attività finanziate dalla Commissione, come lo studio del programma Dafne sulla situazione delle donne Rom nelle prigioni spagnole.

Visto il fatto che un determinato numero di organi del Consiglio d'Europa ha espresso il proprio disappunto a fronte della situazione dei Rom e delle donne Rom in Europa, esortando i responsabili politici ed i legislatori a porre rimedio alla inaccettabile situazione dei Rom, e segnatamente delle donne Rom, in Europa, in vari documenti tra cui:
- la raccomandazione 1203(1993) dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa relativa agli zingari in Europa che rileva, segnatamente, l'importanza dell'istruzione delle donne Rom,
- la raccomandazione di politica generale n. 3 (1998) commissione europea del Consiglio d'Europa contro il razzismo e l'intolleranza sulla lotta al razzismo e all'intolleranza nei confronti dei Rom/zingari, in cui si sottolinea la doppia discriminazione cui sono soggette le donne Rom,
- la relazione, recentemente pubblicata da Alvaro Gil-Robles, commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, sulla situazione in materia di diritti umani di Rom, Sinti e Caminanti in Europa (2006).

Vista la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che costituisce un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (COM(2005)0081).

Visto il piano d'azione dell'OSCE, volto a migliorare la situazione dei Rom e dei Sinti nello spazio OSCE(3) , in cui si sottolinea il principio di tenere pienamente conto degli interessi delle donne Rom in tutte le questioni e di garantire la partecipazione delle donne Rom a tutti gli aspetti della vita, nonché il principio della cooperazione da "Rom a Rom".

Visto la dichiarazione di Pechino per i diritti della donna, il cui articolo 32 prevede che gli stati debbano intensificare gli sforzi affinché tutte le donne e le ragazze che sono confrontate a molteplici ostacoli sulla via dell'emancipazione e del progresso possano godere di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali(4).

Visto la raccomandazione generale XXVII sulla discriminazione nei confronti dei Rom adottata durante la 57a sessione del Comitato delle Nazioni Unite sull'eliminazione della discriminazione razziale (2000).

Visto la documentazione raccolta del Centro europeo per i diritti dei Rom con l'aiuto di organizzazioni partner e presentata al Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW) in relazione agli Stati membri, ai paesi in via di adesione e ai paesi candidati all'adesione e viste le raccomandazioni formulate dal CEDAW per quanto riguarda la situazione delle donne Rom e la necessità di adottare misure urgenti per porre rimedio ai molteplici problemi registrati dalle donne Rom in Europa.

Vista la direttiva 2000/43/CE del Consiglio del 29 giugno 2000 che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica(5).

Vista la direttiva 2000/78/CE del Consiglio del 27 novembre 2000 che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro(6).

Visto l'articolo 45 del suo regolamento.

Vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6–0148/2006).

A. considerando che, nell'Unione europea, la protezione dei diritti dell'uomo è particolarmente importante e che le donne Rom sono, attualmente, tra i gruppi e gli individui più minacciati negli Stati membri, nei paesi in via di adesione e nei paesi candidati,

B. considerando che vi sono indicazioni del fatto che, per effetto delle tradizioni patriarcali, molte donne, comprese le donne e le ragazze Rom, non godono del pieno rispetto della libertà di scelta relativamente alla maggior parte delle decisioni fondamentali della loro vita e che, pertanto, sono ostacolate nell'esercizio dei loro diritti umani fondamentali,

C. considerando che i legislatori e i responsabili politici dell'Unione europea hanno approvato una abbondante legislazione ed elaborato numerose azioni destinate a lottare contro il duplice svantaggio della discriminazione basata sulla razza e di quella basata sul genere, nonché i loro effetti combinati,

D. considerando che i responsabili politici ed i legislatori europei non sono ancora riusciti a garantire una piena ed efficace uguaglianza delle donne Rom, nonché una loro equa integrazione, con piena dignità, nelle società europee,

E. considerando che le donne Rom sono vittime di livelli estremi di discriminazione, compresa la discriminazione multipla e composta, alimentata da stereotipi molto diffusi conosciuti con il nome di antizingarismo,

F. considerando che, secondo alcune ricerche, in talune regioni geografiche, le donne Rom avrebbero una speranza di vita inferiore a quella delle altre donne,

G. considerando l'esistenza di una ampia documentazione che attesta la specifica esclusione delle donne Rom dalle cure sanitarie e il fatto che spesso esse vi abbiano accesso solo in casi di estrema urgenza e/o di parto,

H. considerando che, in questi ultimi anni, le donne Rom sono state vittime di gravi abusi dei diritti umani in Europa e, in particolare, di attacchi alla loro integrità fisica, comprese sterilizzazioni forzate; considerando che taluni Stati membri hanno posto rimedio a tali abusi, ma che altri devono ancora farlo,

I. considerando che lo scarto tra il livello di istruzione delle donne Rom e quello delle altre donne è inaccettabile(7),

J. considerando che la segregazione razziale in ambiente scolastico e l'atteggiamento prevenuto di taluni insegnanti ed amministratori contribuisce allo scarso livello di aspettative da parte dei genitori Rom per quanto riguarda, segnatamente, le proprie figlie,

K. considerando che il tasso di disoccupazione delle donne Rom adulte è, in numerosi luoghi, molte volte superiore rispetto a quello del resto della popolazione adulta femminile,

L. considerando che, in Europa, una significativa percentuale di donne Rom vive attualmente in alloggi pericolosi per la loro salute e che, in numerosi luoghi, esse vivono sotto la costante minaccia di una espulsione forzata,

M. considerando che le donne Rom sono spesso tra le vittime della tratta di esseri umani in Europa,

N. considerando che l'Amministrazione civile temporanea delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) è stata recentemente condotta dinanzi alla Corte europea per i diritti dell'uomo in merito a violenze estreme perpetrate ai danni di varie persone, comprese donne e ragazze Rom(9),

1. accoglie con favore la proposta di creare un istituto dell'Unione europea per le pari opportunità e raccomanda all'istituto di concentrarsi intensamente sulla situazione delle donne che subiscono molteplici discriminazioni, comprese le donne Rom;

2. esorta i poteri pubblici dell'Unione ad effettuare rapide indagini in merito alle accuse di gravi abusi dei diritti dell'uomo nei confronti delle donne Rom, a punire rapidamente i colpevoli e a fornire un adeguato indennizzo alle vittime e, in tale contesto, invita gli Stati membri a inserire le misure intese a fornire una migliore protezione per la salute riproduttiva e sessuale delle donne, a prevenire e vietare la sterilizzazione forzata e a promuovere la pianificazione familiare, le soluzioni alternative ai matrimoni in giovane età e l'educazione sessuale tra le loro priorità principali, a prendere misure proattive per debellare la segregazione razziale nei reparti maternità, a garantire l'elaborazione di programmi destinati a fornire servizi alle vittime Rom di atti di violenza domestica, ad essere particolarmente vigilanti per quanto riguarda il traffico di donne Rom ed invita la Commissione ad appoggiare le iniziative governative e della società civile destinate a lottare contro tali problemi, garantendo, al contempo, i diritti umani fondamentali delle vittime;

3. invita gli Stati membri ad adottare una serie di misure volte a garantire che le donne Rom partecipino alla preparazione, pianificazione e attuazione di tali processi;

4. invita gli Stati membri ad adottare delle norme minime nel quadro del metodo aperto di coordinamento, al fine di elaborare una serie di misure volte a garantire che le donne e le ragazze abbiano accesso, a condizioni di parità, ad una istruzione di qualità per tutti, anche approvando leggi positive che esigano la fine della segregazione nelle scuole e definiscano i dettagli di progetti destinati a porre fine all'istruzione distinta e di seconda classe destinata ai bambini Rom;

5. insiste sul fatto che i bambini Rom devono imparare a leggere e scrivere e che ciò deve costituire una priorità per le scuole in cui tali bambini vengono educati;

6. invita gli Stati membri a migliorare le condizioni abitative dei Rom prevedendo il riconoscimento, da parte della legislazione nazionale, del diritto ad un alloggio decente, ovviando all'attuale mancanza di protezione accordata ai singoli dalla legislazione nazionale nei confronti degli sfratti, adottando, in consultazione con i rappresentanti delle comunità in questione, progetti generali per finanziare il miglioramento delle condizioni di vita e di alloggio nei quartieri con una considerevole popolazione Rom, ordinando ai poteri locali di garantire rapidamente l'approvvigionamento in acqua potabile ed elettricità, lo smaltimento dei rifiuti, i trasporti pubblici e le strade;

7. invita gli Stati membri a promuovere gli alloggi socialmente misti;

8. invita gli Stati membri a mettere a disposizione campi per i Rom nomadi affinché essi possano disporre di un livello di confort e di igiene soddisfacente;

9. chiede un adeguato trasferimento in alloggi più sicuri soprattutto per le profughe Rom nella zona ad alta contaminazione da piombo della regione di Mitrovica nel Kosovo; richiama l'attenzione sull'ubicazione temporanea, recentemente ristrutturata, del campo francese Osterode della KFOR, che costituisce una soluzione provvisoria; chiede al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri di fornire sufficienti risorse finanziarie per il trasferimento nella sede originaria; sottolinea la necessità di garantire il rispetto dei diritti dell'uomo portando avanti, nel contempo, il processo di stabilizzazione e di associazione;

10. invita gli Stati membri a garantire l'accesso di tutte le donne Rom alle cure sanitarie di base, di urgenza e preventive, ad elaborare ed applicare iniziative volte a garantire che anche le comunità più escluse dispongano di pieno accesso ai sistemi sanitari e che il personale sanitario usufruisca di una formazione anti pregiudizio;

11. invita i governi a garantire che la parità di trattamento e le pari opportunità siano parte integrante delle politiche in materia di occupazione e integrazione sociale, ad affrontare il problema dei tassi di disoccupazione molto elevati tra le donne Rom e, in particolare, a lottare contro i grandi ostacoli determinati della discriminazione diretta in fase di assunzione;

12. chiede l'adozione del principio di "obbligo positivo", in virtù del quale gli enti statali e non statali sono tenuti per legge a garantire una rappresentanza di donne Rom proporzionata alla loro presenza in seno alla popolazione locale;

13. esorta i governi ad esaminare gli ostacoli all'attività indipendente delle donne Rom, a definire programmi destinati a permettere una registrazione agevole, rapida e poco onerosa delle donne Rom imprenditrici e che esercitano un'attività indipendente, a favorire l'accesso al credito, compreso il microcredito, per il finanziamento di imprese da parte di donne Rom ed invita la Commissione a sostenere tali attività attraverso adeguati meccanismi di finanziamento;

14. raccomanda agli Stati membri e alla Commissione di promuovere modelli d'imprenditorialità sociale, appositamente rivolti alle donne Rom;

15. invita la Commissione e il Parlamento, nell'ambito dei vari fondi, a considerare come obiettivo orizzontale il potenziamento delle capacità e l'emancipazione delle donne Rom e delle loro organizzazioni in materia di istruzione, occupazione, esercizio del potere e partecipazione politica;

16. invita la Commissione ad appoggiare, mediante i suoi numerosi meccanismi finanziari, le attività destinate in particolare alle donne Rom ed a riesaminare le norme per l'attribuzione di tutti tipi di finanziamento al fine di garantire disposizioni particolari volte ad includere le donne Rom: esorta gli Stati membri ad adottare prassi analoghe a livello di istituzioni nazionali, regionali e locali;

17. raccomanda alla Commissione di avviare procedimenti giudiziari, di applicare multe dissuasive nei confronti di quegli Stati membri che non abbiano ancora trasposto le direttive antidiscriminazione(10) nella propria legislazione interna e che non le abbiano ancora pienamente applicate per quanto riguarda le donne Rom e di monitorare l'esecuzione di tutte le sentenze emesse dalla Corte di giustizia delle Comunità europee nelle cause di scorretto adempimento;

18. invita le istituzioni dell'UE a considerare la situazione delle donne Rom nei paesi candidati un criterio chiave per valutare il livello di preparazione di detti paesi all'ingresso nell'Unione europea, compresa la situazione delle donne Rom nei paesi candidati non tradizionalmente o immediatamente associati alle questioni dei Rom;

19. raccomanda agli Stati membri di avvalersi quanto più possibile di processi politici come il metodo aperto di coordinamento, al fine di elaborare e di attuare iniziative volte a garantire una effettiva parità alle donne Rom;

20. esorta le istituzioni dell'Unione a prendere l'iniziativa di incitare i governi a raccogliere e a pubblicare dati, ripartiti per genere e per origine etnica, sulla situazione degli uomini e delle donne Rom, al fine di misurare i progressi realizzati in materia di istruzione, di alloggi, di occupazione, di cure sanitarie e in altri settori; ritiene che l'Unione europea dovrebbe incitare i governi alla sensibilizzazione delle proprie amministrazioni statali e della propria opinione pubblica rispetto al fatto che i dati etnici possono essere raccolti senza minacciare l'identificazione personale, nonché ad utilizzare ogni metodo esistente, sicuro e innovativo;

21. rammenta che l'approccio orizzontale consente ogni anno di sostenere con successo l'organizzazione del forum annuale per le donne Rom che vivono nell'Unione europea;

22. invita l'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia ad avviare una serie di studi sul ruolo dei media nel promuovere l'antinomadismo e in particolare sulla promozione di stereotipi negativi sulle donne Rom;

23. chiede con urgenza la stretta consultazione delle donne Rom nell'elaborazione di qualsiasi programma e progetto adottato dalle istituzioni dell'Unione europea e/o dagli Stati membri che possa riguardarle e l'adozione di un'azione positiva a loro favore;

24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, dei paesi in via di adesione e dei paesi candidati.

______________
(1) GU C 45 E del 23.2.2006, pag. 129.
(2) Commissione, Direzione generale unità D3, 2004.
(3) OSCE, Piano d'azione volto a migliorare la situazione dei Rom e dei Sinti nello spazio OSCE , PC.DEC/566, 2003.
(4) Quarta conferenza mondiale sulle donne, Dichiarazione e piattaforma di azione di Pechino , 1995.
(5) GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22.
(6) GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.
(7) In Romania, il 3% delle donne Rom ha apparentemente completato il ciclo scolastico secondario, a fronte del 63% delle donne in generale (Open Society Institute, Ricerca su determinati programmi in materia di istruzione destinata ai Rom nell'Europa centrale ed orientale, 2002).
(8) Relazione "Evitare la dipendenza - i Rom nell'Europa centrale ed orientale" , UNDP, Bratislava, 2002.
(9) Cfr. comunicato stampa del Centro europeo per i diritti dei Rom, "Victims of Kosovo poisoning bring lawsuit at European Court of human rights" , 20 febbraio 2006, http://www.errc.org/.
(10) Comprese le direttive approvate a seguito della modifica dell'articolo 13 del TCE introdotta dal trattato di Amsterdam, nonché le direttive collegate che specificano il campo di applicazione e l'entità del divieto di discriminazione contro le donne a norma del diritto UE.

In foto Dijana Pavlovic del comitato "Rom e Sinti Insieme", durante uno dei tanti sgomberi subiti dalle famiglie rom a Milano.

Nessun commento: