Il Commissario Špidla ha dichiarato che la proposta della Commissione europea in materia di non discriminazione al di fuori dal campo del lavoro riguarderà solo la disabilità. Una comunicazione (atto legislativo non vincolante) coprirà gli altri motivi di discriminazione, cioè l'età, l'orientamento sessuale, la religione e la fede. Secondo la Commissione non è realistico proporre una direttiva globale che includa tutti i motivi di discriminazione, data l'opposizione certa di alcuni Stati membri. La dichiarazione di Špidla ha suscitato forti reazioni da parte di attori-chiave sulla scena europea, compresi Etuc, confederazione europea dei sindacati , Amnesty International e Graham Watson, il leader dell’Alde, l'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa al Parlamento europeo.
È stato cosi finalmente chiarito che la Commissione europea, dopo aver consultato una vasta gamma di soggetti interessati sulle nuove iniziative per prevenire e combattere la discriminazione che non riguardino la materia del lavoro, intende limitare la sua nuova proposta di direttiva alla discriminazione solo sulla base della disabilità.
Etuc, nonostante accolga con favore l'azione di lotta contro la discriminazione nei confronti dei disabili, si dice delusa dal limitato ambito di applicazione della nuova iniziativa.
In risposta al lancio della consultazione da parte della Commissione, Etuc aveva sostenuto la tesi della necessità di avere una vasta iniziativa, che includesse la discriminazione per motivi di età, orientamento sessuale, religione. Questo, secondo i sindacalisti, avrebbe potuto essere un chiaro esempio della “migliore regolamentazione” su cui si sta impegnando l’Ue, per evitare l’ipotesi in cui regole diverse disciplinino diversi motivi di discriminazione, dando luogo a incongruenze giuridiche e pratiche. Ciò potrebbe causare problemi soprattutto in situazioni di discriminazione multipla.
Dello stesso avviso anche Amnesty International, che ha inviato una lettera al presidente della Commissione José Manuel Barroso per sottolineare le proprie preoccupazioni sul tema della discriminazione, che rimane oggi una delle più serie violazioni dei diritti umani in Europa. Limitando la portata della sua proposta di direttiva, Amnesty sostiene che l’Unione europea avrebbe un approccio frammentato ai diritti umani, non coerente coi suoi obblighi derivanti dalle legislazioni europea e internazionale. L’Ong sottolinea infatti che solo lottando contro ogni forma di discriminazione l’Ue potrà impedire che queste si annidino in tutte le aree della vita quotidiana, dall’accesso all’istruzione al diritto alla casa e alla salute. Continua a leggere…
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