martedì 27 maggio 2008

Demir Mustafa, troppo facile prendersela con noi rom...

Demir Mustafa è un rom macedone, vive in Italia dall’89. Ha fondato Amalipe Romano (Amicizia Rom) ed è vicepresidente della federazione “Rom e Sinti Insieme”.
In Italia si parla di “emergenza criminalità” legata ai Rom.
Nessuno nasce ladro o criminale. Il problema per tutti gli immigrati in questo paese è che quando arrivano trovano solo emarginazione, come ad esempio nei campi, e in queste situazioni è più facile che cadano in episodi di microcriminalità. Anche tra i rom ci sono persone che delinquono. Ma questo vale per tutti: rom, marocchini, albanesi e italiani. Per questo sono fondamentali le politiche di superamento dei campi o con l’inserimento nelle case popolari o con progetti di autorecupero di immobili abbandonati.
Pensa che in Italia ci sia un problema di razzismo?
I rom e i sinti sono la più numerosa minoranza linguistica europea ma l’Italia non ha una legge in merito e non ci riconosce. Inoltre nel 2006 ci sono stati fondi europei stanziati specificamente per i rom che l’Italia non ha speso. Anche quest’anno verranno stanziati più di 300milioni di euro per l’integrazione. Noi come federazione “Rom e Sinti Insieme”, ci batteremo per il riconoscimento dei rom e porteremo avanti la battaglia contro il razzismo.

Che ne pensa degli episodi di violenza contro di voi come quelli a Napoli?
Si tratta di una guerra tra poveri, nel sud Italia la situazione è difficile per tutti. E poi ci sono le mafie. E mi chiedo: quanti italiani sono morti a causa dei rom e quanti a causa di camorra e ‘ndrangheta? Eppure si scarica l’odio sui più deboli. Nutrendolo di superstizioni. Come quella che i rom rubano i bambini? Nel 1800 erano gli ebrei ad essere accusati di rubare i bambini dei cristiani. Quando accadeva qualcosa a un bambino scattavano i pogrom. Oggi accade con i rom. Ma se guardiamo i fatti, le cose sono diverse.
Adesso lei vive in una casa, lavora, è “inserito”. Ma tutto sembra essere iniziato da capo con un nuovo afflusso di rom, e non solo dalla Romania. Cosa ne pensa?
In Romania ci sono oltre due milioni e mezzo di rom. C’è stato un regime comunista molto duro. Molti di loro, sono poverissimi, così appena sono entrati nell’Unione Europea sono venuti alla ricerca di una vita migliore. Come hanno fatto tanti italiani che sono emigrati negli Usa o in Germania. La situazione non si risolve con un Commissario.
Cosa significa rom?
Rom in romanes (la lingua di origine indiana parlata dalla maggioranza dei rom, ndr) vuol dire uomo e marito. Tutti i rom, sinti e camminanti si chiamano così. Non “zingari”, “gitani” o “nomadi”.
Si sente offeso se la chiamano zingaro?
Non mi offendevo se qualcuno mi chiamava zingaro in Macedonia: a scuola stavamo tutti insieme, albanesi, macedoni, rom. Ognuno con la propria cultura. Ci rispettavamo. Invece, quando sono arrivato qui, nell’89, ho sentito il disprezzo. Stavamo nei “campi nomadi”. Se volevamo lavarci dovevamo andare nei bar e la gente ci guardava male, pensava che volevi rubare.
Perché emigrò?
Sono nato e cresciuto a Skopje, ho studiato, sono diventato tipografo. Ma nella mia famiglia eravamo 4 fratelli e 3 sorelle, e quindi, dopo il militare, ho iniziato a lavorare. Nel frattempo però, primi anni ’80, era morto Tito, le fabbriche chiudevano, i rom venivano licenziati...
Così ha deciso di lasciare il suo paese...
Avevo 26 anni. Prima sono andato a Bruxelles per 7 mesi. Poi in Germania, per 17. Mi hanno dato una casa, facevo l’interprete. Ma non potevo fare richiesta d’asilo politico: non scappavo da una guerra, scappavo dalla povertà. E allora sono venuto a Firenze e per la prima volta mi sono ritrovato in un campo.
Com’è stato l’impatto con il campo?
Stavamo nelle roulotte, che avevo sempre associato al campeggio, al mare. Ma poi è arrivato l’inverno, ci è nato il terzo figlio. Non avevamo luce, acqua, niente. E mi sono chiesto: davvero dovrò vivere tutta la mia vita qui? Poi dal ’91 ho iniziato a fare il mediatore culturale. A studiare la storia dei rom, a scrivere poesie. Intanto la situazione nell’ex Jugoslavia esplodeva…. Eravamo ormai 700-800 persone, c’erano i bosniaci che scappavano dalla guerra. Poi nel ’99 i kosovari che fuggivano dalle pulizie etniche. E allora abbiamo fondato l’associazione Amalipe Romano, nel 2000, per avere rapporti con le istituzioni. Molti hanno avuto lo status di rifugiato politico.
Anche i rom hanno avuto un olocausto, il porrajmos. Perchè non se ne parla?
I rom sono un popolo che subisce le guerre da sempre. Che viene perseguitato. Almeno 500mila rom e sinti sono morti nei campi nazisti. Siamo solo una minoranza etnica, non abbiamo uno stato, una terra, un leader politico. A chi interessa difendere i nostri diritti? di Beatrice Montini

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