Smascheriamo l'ipocrisia e il perbenismo di questa nostra società. Smascheriamo il gioco fatto sulla pelle dei poveri. Una parte della società e della politica, sostenuta dal tam tam martellante dei media, ha cavalcato con eccesso la tigre della paura, del bisogno di sicurezza, dell'assedio e dell'invasione da parte dello straniero, dei Rom, dei poveri che mendicano nelle nostre città. Abbiamo identificato il nemico. Oggi questa parte della società si meraviglia delle reazioni violente e incontrollate avvenute ultimamente nei confronti dei Rom a Napoli e altrove.
L'Abbè Pierre ci ha insegnato a guardare la realtà non con gli occhi di chi cerca solo ed esclusivamente di ricavarne un tornaconto ma con la preoccupazione di chi vuole lavorare per la difesa dei diritti delle persone. In questo senso ci ha insegnato a non aver paura del sentimento della collera; non una collera che si sprigiona solo quando sono in pericolo i nostri interessi ma al contrario quando sono in gioco i diritti degli ultimi, dei più poveri…quando la collera è del tutto disinteressata".
Riportiamo una frase dell'Abbè Pierre: «Bisogna proprio attendere le catastrofi annunciate e ben documentate per riuscire a mobilitarsi? Molte autorità municipali, soprattutto quelle di alcune grandi città, tradiscono - si tradiscono! - rifiutando il loro sostegno ai più deboli… Unitevi tutti per mettere in comune le vostre lotte, i vostri successi e sostenere la vostra azione perché ovunque vengano serviti per primi i più deboli».
Abbiamo paura del diverso e viviamo questa presenza come una “ferita”. Oggi dobbiamo “rischiare” di vivere ed annunciare che la sola “sicurezza”, la pace e il vero progresso nascono dall'incontro con l'altro, col diverso; dall'abbattere piuttosto che innalzare mura, dalla fiducia reciproca, dal capire e vivere che l'interesse più nobile e alto è quello che coinvolge tutti; che la fraternità non è un'utopia ma che per realizzarla vale la pena spendere la nostra vita e il nostro tempo.
Una politica intelligente di accoglienza, storicamente, ha sempre dato risultati più positivi di un regime di segregazione, di persecuzione e di rifiuto.
Non siamo dei disincantati che vivono fuori dalla storia; ci rendiamo conto che l'immigrazione porta anche problemi ed è causa di situazioni tragiche; ma proprio perché siamo una civiltà matura e intelligente non facciamo di tutta un'erba un fascio e non criminalizziamo popoli interi per colpa di qualcuno che delinque.
La collera, che l'Abbè Pierre ci ha insegnato, ci aiuti a non perdere questa passione profonda per l'uomo e soprattutto per l'uomo che soffre e che viene considerato “spazzatura”.
L'Abbè Pierre ci ha insegnato a guardare la realtà non con gli occhi di chi cerca solo di ricavarne esclusivamente un tornaconto ma con la preoccupazione di chi vuole lavorare per la difesa dei diritti delle persone. In questo senso ci ha insegnato a non aver paura del sentimento della collera; non una collera che si sprigiona solo quando sono in pericolo i nostri interessi ma al contrario quando sono in gioco i diritti degli ultimi, dei più poveri… quando la collera è del tutto disinteressata. Emmaus Italia
Nessun commento:
Posta un commento