domenica 18 maggio 2008

Napoli, l'altro Stato

La notizia è che a Ponticelli si aspetta un finanziamento pubblico di sette milioni, euro più euro meno; le attese dei cittadini sono enormi, il Palaponticelli, un ipermercato, edilizia popolare, giardini. Il "piano di recupero" ha l'ambizioso obiettivo di trasformare la periferia di Napoli in un centro urbano "per esaltare i caratteri dell'abitare nel verde e a misura umana".
La verità è che "O Sistema" a Ponticelli è governato dal clan Sarno, famiglia camorrista con grandi anzi grandissimi interessi economici -guarda un po'- nella zona. I Sarno si sono imposti come cartello criminale durante la spartizione delle abitazioni del post terremoto del 1980.
E' tragico a dirsi ma, come spesso avviene da queste parti, si sono sostituiti allo Stato, e hanno deciso a chi e come assegnare le case della ricostruzione. Il capo famiglia Ciro, è soprannominato per questo "o Sindaco", ora è in carcere ma non fa fatica a controllare e comandare il territorio.
La "famiglia" può contare su un piccolo ed agguerrito esercito di circa 300 affiliati, secondo fonti della Direzione Investigativa Antimafia, ed un numero non definito di fiancheggiatori e gregari. Traffico di sostanze stupefacenti e taglieggiamenti sono all'ordine del giorno.

La rete dei Sarno vive nel rione De Gasperi, più simile ad un fortino inaccessibile che ad un quartiere, controllato da sentinelle invisibili del clan, ragazzotti muniti di motorino, seduti un po' ovunque e appostati quasi militarmente per "chiudere" la zona. Ad ogni tentativo di avvicinamento qualcuno, molto gentilmente, chiede se hai bisogno di aiuto.
L'altra sera cercavo la parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Felaco, sapevo che il parroco, don Alessandro, ce l'aveva messa tutta per tentare di integrare i rom dei campi di via Argine, era disponibile ad accoglierli e volevo scambiare quattro chiacchiere con lui. Nonostante la zona fosse rigonfia di Polizia e Guardia di Finanza - oltre che di spazzatura- , sulla nostra strada appare il "gentiluomo": " posso aiutarvi signora?" e ancora "Avete bisogno di qualcosa?" Capita l'antifona altrettanto gentilmente ci facciamo indicare la parrocchia ma il "gentiluomo" decide di accompagnarci.
Don Alessandro è un giovane parroco di frontiera che le cose le sa ma preferisce non dirle ai giornalisti, come non comprenderlo! Gli chiedo se a suo avviso c'è dell'altro dietro agli assalti incendiari dei giorni scorsi e lui, dopo una lunga pausa fa un cenno con la testa e dice "si!". La rivolta di popolo, come la definiscono gli investigatori, è stata talmente rapida e ben organizzata da far ipotizzare immediatamente qualcosa di diverso. I rom di Ponticelli, come già scritto da alcuni quotidiani qualche tempo fa, pagavano ai Sarno una sorta di occupazione di suolo per le loro baracche. Cinquanta euro a famiglia.
Ma quella tassa non è andata giù agli abitanti del quartiere. Il rischio, anche per i potenti Sarno, era di perdere il controllo del territorio. Ecco quindi l'idea di una "giustizia fai da te", montata ora dopo ora tra gente esasperata e stufa del degrado. Nella "villa comunale" di Ponticelli, raccontano, c'era un gruppo di giovani con le molotov già pronte, è bastato il segnale per far divampare l'inferno. Ma il teorema sommossa di popolo e camorra non piace agli investigatori, speriamo di non scoprire, fra qualche mese, cantieri e ruspe in movimento nelle zone sgomberate con tanta esecrabile violenza. di Roberta Serdoz

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