
E’ così che la città del Santo si appresta, come ogni 13 giugno, ad accogliere un enorme flusso di pellegrini in visita alla Basilica. Molti devoti sono Rom e da sempre arrivano in città per rendere omaggio a S. Antonio, anche se in questi ultimi anni la questione sembra diventata motivo di speculazione politica. Emergenza ed invasione sono i termini con i quali ci si appresta a riproporre attenzioni particolari contro l’accattonaggio, mentre fin da ora, non è certo una coincidenza, si moltiplicano i cartelli con divieti di sosta a roulotte e camper in tutta la cintura urbana.
Ma cosa c’è dietro alla fobia che si è scatenata contro un intero popolo?
In primo luogo molta confusione. Rom, Sinti, “zingari”, “nomadi”, romeni, stanziali, baraccopoli, campi, tutti questi termini vengono indistintamente fatti ricadere in un dibattito teso a schiacciare differenze non di poco conto. E non tanto rispetto a presunte propensioni più o meno presenti all’illegalità, quanto alle possibili strade che la complessa realtà legata a Rom e Sinti, a profughi o cittadini italiani, a stanziali o nomadi, ha bisogno di percorrere.
Ci sono una infinità di sfumature, non di poco conto, profonde differenze che, se non comprese, rischiano di rendere impotente qualsiasi intervento, impedendo di affrontare con strumenti adeguati una problematica, quella della marginalità e della dignità, prima ancora di quella legata a possibili terreni di insediamento di pratiche criminogene, oggi più che mai scivolosa. E’ possibile insomma immaginare una complessa gamma di interventi e politiche in grado di offrire risposte articolate ad un problema, quello delle tensioni che intorno agli "zingari" si vanno focalizzando, oggi più che mai all’ordine del giorno. Ed è possibile farlo proprio a partire dal riconoscimento delle molte differenze che oggi invece vengono consapevolmente celate.
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