“Per un mondo senza violenza”. Così la Comunità di Sant'Egidio ha voluto chiamare il pellegrinaggio che si è tenuto sabato 17 e domenica 18 maggio, al Santuario della Madonna del Divino Amore. Un titolo significativo, in un tempo segnato da gravi episodi di violenza nel nostro Paese. Oltre duemila persone hanno accolto l’invito a questo appuntamento, che ha preso forma in due giorni di preghiera, meditazione, incontri e momenti di festa. Famiglie italiane, straniere e rom con tanti giovani e bambini. Insieme hanno offerto l’immagine di una convivenza possibile e di una diversità che diventa ricchezza condivisa.
In un auditorium gremito si è tenuta una tavola rotonda sulla condizione dei bambini nel mondo e sul servizio ai bambini della comunità trasteverina. Testimoni provenienti da diversi Paesi hanno raccontato l’efficacia dell’amore evangelico, che riesce a trasformare la vita di ogni persona e la realtà di interi quartieri: dalla cura dell’Aids in Africa, alla sottrazione dei giovani alla cultura della violenza in Salvador e della mafia in Sicilia.
Adriana Gulotta, coordinatrice delle attività di Sant'Egidio rivolte ai minori, ha raccontato 40 anni di impegno per i più piccoli, delineando un panorama delle difficili condizioni dei bambini e descrivendo un mosaico di attività che vanno dalla presenza nei quartieri di Roma, all’adozione a distanza, all’educazione alla pace in tanti paesi del mondo.
Durante le due giornate sono stati affollati tutti i luoghi del santuario. Tanti giovani si sono riuniti nel “Memoriale degli zingari”, dedicato al beato gitano Zeffirino, dove si ricorda lo sterminio di mezzo milione di Sinti e Rom nei lager nazisti. Hanno ascoltato la testimonianza di alcune donne anziane sul dramma della seconda guerra mondiale e sull’efficacia della preghiera che, dal santuario, si è levata a Dio per la pace e per la salvezza di Roma, durante gli anni del conflitto. Nello stesso simbolico luogo, hanno anche incontrato un giovane rom che ha ricordato il dramma di chi oggi vive il dramma dell’esclusione e del pregiudizio. Il memoriale (in foto) è opera dell’artista Bruno Morelli.
In serata, una toccante fiaccolata ha attraversato i luoghi più significativi del santuario, partendo dalla Torre del primo miracolo e arrivando di fronte alla chiesetta che accoglie l’immagine venerata da tanti romani. Dopo alcune testimonianze provenienti dall’Africa, migliaia di candele hanno illuminato i sentieri del Divino Amore. La cerimonia si è conclusa con una preghiera d’invocazione, perché il mondo sia liberato dalla violenza.
1 commento:
non ci sono parole per come ci siamo comportati verso cuesto popolo e per non perdere le tradizzioni ci comportiamo ancora cosi anzi vi comportate cosi vergognia in vece di aiutare chi a veramente bisognio gli si da un calcio sono persone come noi sono di carne ed ossa io mi vergognio veramente per cio'che fate io amo la loro voglia di vivere di stare con i propi famigliari amici il loro divertimento ogni volta che organizzano una festa si mangia si balla si vive con parenti e amici ci si diverte no come noi che siamo morti ai compleanni ai battesimi alle comunioni e non è assolutamente vero che se uno rubba tutti sono cosi i sinti o i rom ne conosco tanti che lavorano tutto il giorno per pochi soldi anzi tante volte cuando il tempo è brutto o piove non si lavora io li apprezzo in vece
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