Il sindaco di Reggio Calabria già da qualche mese sta diffondendo una storia secondo la quale lui avrebbe cancellato i ghetti rom in città applicando una sua ricetta e vincendo le resistenze dei Rom e dell’Opera Nomadi.
È vero che il 29 agosto 2007 il Comune ha demolito il ghetto storico dell’ex caserma “208” in cui, per 36 anni, le Amministrazioni comunali hanno emarginato circa 60 famiglie rom di cittadinanza italiana. Ma è altrettanto vero che mentre si eliminava questo ghetto il Comune contribuiva a costituirne uno molto più grande nel quartiere di Arghillà che, oggi, ospita 106 famiglie rom.
Una buona parte delle famiglie rom dell’ex caserma 208 sono state concentrate nel ghetto di Arghillà nord dove già risiedevano circa 60 nuclei rom.
Il sindaco non ha eliminato affatto i ghetti rom della città, visto che oltre al “208” ampiamente rimpiazzato, esistono da qualche decennio altri due insediamenti ghetto che ospitano complessivamente 80 nuclei rom.
Per quanto riguarda la ricetta abitativa della delocalizzazione che consiste nel far vivere i rom equamente distribuiti nei condomini insieme alle famiglie non rom, bisogna dire che questo modello è stato proposto dalle famiglie rom e dall’Opera Nomadi locale a partire dal 1993, ottenendo risultati eccellenti per l’inclusione delle famiglie.
Il sindaco Scopelliti che si attribuisce la paternità del modello della delocalizzazione, come abbiamo già detto, lo ha accettato solo in parte. Difatti nel mese di marzo il sindaco che aveva promesso ai rom l’assegnazione di quattro alloggi popolari delocalizzati in tre cooperative edilizie, non l’ha fatto perchè i vicini di casa si sono opposti.
L’Opera Nomadi e la comunità rom hanno denunciato la discriminazione razziale promossa da queste famiglie non rom e l’incoerenza del sindaco il quale si vanta di aver sghettizzato le famiglie rom anche se non ha la determinazione per farlo. di Giacomo Marino, Opera Nomadi Reggio Calabria
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