Ancora fiamme in un campo rom di Ponticelli. Stamattina vandali hanno dato fuoco all'insediamento situato in via Virginia Woolf, che era stato abbandonato dopo i progrom delle scorse settimane
Nell’insediamento fino a questa mattina si potevano notare le baracche costruite con una certa perizia, ora terreno da caccia per i ratti, in cui restano oggetti di vita quotidiana sistemati in bell'ordine o in completo caos. Quaderni, videocassette («Palermo Milano solo andata», «Il Tagliaerbe», «Titanic»), un vangelo in romeno; i tavoli da cucina spesso infiorettati.
Sulla tettoia in lamiera di un tugurio fa bella mostra anche una parabola satellitare. Il campo è stato nei giorni scorsi anche saccheggiato, soprattutto perché si è aperta la «caccia» ai filamenti di rame, strappati anche dai phon e dalle televisioni. Un campo «congelato» al momento della fuga che somiglia a una sorta di moderna e malinconica «Pompei rom».
Intanto continuano le polemiche sulle esternazioni e sui temi degli alunni di una scuola elementare che nei componimenti hanno dato in molti casi piena adesione alla rivolta contro «gli zingari». Il fatto è stato apertamente stigmatizzato dall'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, che ha definito «spaventoso» l’episodio dei temi.
Il porporato è intervenuto alla presentazione del libro «Il caso zingari» presso la Pontificia università Agostinianum. «Questo episodio è spaventoso perché fa capire che c’è un certo estremismo ideologico che riesce a colpire anche nelle menti dei bambini». Ai giornalisti, poi, il cardinale ha confidato: «Quelli di Ponticelli non sono bambini, sono adulti cresciuti improvvisamente». «L’unica presenza nei campi rom dell’area di Napoli in tutti questi anni - ha poi denunciato il cardinal Sepe - sono state unicamente quella della Chiesa e quella della Comunità di Sant’Egidio».
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