martedì 17 giugno 2008

CastelGoffredo (MN), Berini: «se torna il divieto, denunceremo il Comune»

«Rifaremo a breve l’ordinanza che vieta la sosta ai nomadi. Porterò io stesso la proposta nella prossima giunta». Il vicesindaco Roberto Lamagni conferma il ritorno del divieto che due anni fa impedì la sosta a Sinti e Rom. L’ordinanza, su segnalazione dell’associazione Sucar Drom e dell’Opera Nomadi di Mantova, era finita nel mirino del ministero delle Pari Opportunità ed era stata revocata solo nel febbraio scorso dal commissario prefettizio Angelo Araldi. Ma Berini ora avverte: «Se tornano quei cartelli siamo pronti a denunciare il Comune».
«Noi rispetteremo la legge - attacca Lamagni (Lega) -. La nostra ordinanza del 2006 era dettata da motivazioni di carattere concreto che permangono tuttora. Non c’entrano sinti o rom: non abbiamo un’area di sosta attrezzata per coloro che non hanno casa, ma vivono in modo itinerante, ovvero i nomadi. Il nostro diniego è dettato da ragioni di carattere sanitario e di sicurezza, non certo razziste».
Nell’ordinanza emessa nel maggio 2006 dall’ex sindaco Anna Maria Cremonesi si citavano problemi «di ordine igienico-sanitario, di salvaguardia del patrimonio pubblico e di microcriminalità». Formulazione che fece scattare una segnalazione della Sucar Drom e dell’Opera Nomadi alla presidenza del consiglio dei Ministri. Che il 30 luglio 2007 chiese lumi al Comune individuando «una potenziale fattispecie di discriminazione collettiva».
La risposta dell’allora Sindaco ricordò che il Comune non era dotato di spazi per la sosta collettiva, ma alcuni mesi dopo fu il commissario straordinario Angelo Araldi ad incaricarsi della revoca, facendo togliere i cartelli di divieto dal territorio comunale.
«La legge è uguale per tutti e la Costituzione deve valere per ogni cittadino - spiega Carlo Berini -. Castel Goffredo ha un’area di sosta temporanea tant’è che ospita, come prescrive la legge del 1968, le famiglie dello spettacolo viaggiante nel proprio territorio e quindi non esiste un problema di carattere sanitario. Non c’è neanche la questione sicurezza, perché stiamo parlando di poche famiglie di arrotini, di calderai. Cittadini italiani che vivono da un secolo nel Mantovano. Abbiamo suggerito al Comune di consorziarsi con altri per creare spazi adeguati. Ovviamente la vecchia ordinanza, essendo rivolta ai “nomadi”, era fuori legge perché discriminatoria. Noi vogliamo instaurare un dialogo con l’amministrazione comunale. Se c’è la disponibilità da parte della giunta, si può trovare una soluzione, anche perché i luoghi di sosta autorizzati sono controllati. Ma se il Comune intende procedere come ha fatto nel 2006, con un’ordinanza illegale, allora non ci resteranno che le vie legali. Per noi, che crediamo nel dialogo, sarebbe una sconfitta. Ma non siamo disposti a cedere su un tema così importante come i diritti dei cittadini».

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