
La comunità sinti, per parte sua, si affida alle parole di Paolo Hudorovic: «Episodi come questo danneggia tutti noi che rispettiamo le leggi e isoliamo chi le vìola. Sto pensando al sindaco a quanto sta facendo per migliorare la condizione delle nostre famiglie per dare un futuro dignitoso ai nostri figli. Sto pensando ai nostri concittadini che in queste settimane ci hanno manifestato la loro solidarietà. Al sindaco e a tutti, voglio ribadire a nome di tutti e con tutta la forza e chiarezza possibile che questa comunità ha rispettato e continuerà a rispettare tutte le leggi e tutte le norme che regolano la convivenza civile».
Ma il Sindaco Cacciari si perde… e dichiara: «Tengo a sottolineare come l'arresto della donna sia stato possibile anche grazie alla collaborazione fornita da residenti del medesimo campo. Va da sé che la responsabile del furto, come chiunque altro si renda colpevole di qualsivoglia reato, sarà escluso dall'assegnazione di alloggio nel nuovo Villaggio per i Sinti in via Vallenari».
Cacciari si presta alle tesi razziste già sancite dagli Anni Settanta in diversi regolamenti dei “campi nomadi” e ultimamente riscoperte dalla Casa della Carità e dal Comune di Milano che le hanno inserite nel patto di legalità e socialità.
Se io Cittadino italiano assegnatario di un alloggio popolare compio un reato andrò in galera. E basta. Al contrario se io Cittadino italiano, ma appartenente alle minoranze sinte e rom, assegnatario di un alloggio popolare compio un reato andrò in galera e perderò: il diritto alla casa, il diritto alla residenza, il diritto all’assistenza sanitaria, il diritto di voto…
Questa è un’aperta violazione alla parità di trattamento che è sancita nell’articolo tre della Costituzione italiana.
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