Sul rilevamento delle impronte digitali anche ai minori rom il governo andrà fino in fondo. Lo ha affermato il ministro dell'Interno Roberto Maroni: «Questa è la strada giusta per garantire i diritti ai minori» ha detto, aggiungendo che l'esecutivo non si farà intimidire da sterili polemiche politiche, e colpirà duramente chi utilizzerà i bambini per l'accattonaggio, togliendo la patria podestà.
«Rifiuto l'idea che un paese civile possa accettare di vedere minori che vivono dividendo lo spazio con i topi - ha detto Maroni -, perché è questo che avviene nei campi nomadi. Voglio permettere che i bambini vivano una vita normale, in condizioni decenti, senza essere obbligati all'accattonaggio o a peggio ancora. Per ottenere questo, come disse il ministro Bindi nel luglio 2007, occorre identificare tutti i minori, anche prendendo le impronte».
In difesa dell'iniziativa di Maroni è intervenuto oggi il sindaco di Roma Gianni Alemanno: «La proposta di Maroni non è volta a schedare i minori nomadi, ma a proteggerli - ha detto -. Si è ravvisato che spesso i minori nomadi vengono utilizzati per l'accattonaggio, sfruttati passandoli da famiglia a famiglia ed evitando così le norme per la revoca della patria potestà».
Secondo il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano: «È singolare l'enfasi che si adopera per criticare proposte di buon senso, prescindendo dal loro esatto contenuto - ha affermato - Avere certezza dell'identità di un minore è una misura in suo favore del minore. Una vera e propria necessità di dati personali certi si ha poi per i minori maggiormente soggetti a sfruttamento o ad accattonaggio: l'elenco dei minorenni scomparsi dovrebbe convincere».
Individua invece nella misura possibili problemi di discriminazione il Garante della Privacy: in particolare secondo l'Autorità, il rilevamento delle impronte dei minori potrebbe causare problemi di discriminazione, che possono toccare anche la dignità delle persone e specialmente dei minori. Il Garante ha quindi deliberato di chiedere informazioni alle autorità competenti, in particolare ai Prefetti di Roma, Milano e Napoli.
Il giornalista Gad Lerner invita l'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) a scendere in campo per rifiutare qualsiasi provvedimento di natura discriminatoria come quello delle impronte per i bambini rom avanzato dal ministro Maroni. Già nel 2002 Lerner, durante il congresso dell'Ucei, avanzò insieme a Riccardo Pacifici (presidente della Comunità ebraica romana) una mozione, poi approvata dall'assise, che respingeva la proposta dell'allora governo e che impegnava tutti gli ebrei italiani, se la norma fosse passata, a recarsi nelle questure per dare anche le loro impronte digitali. Allora il presidente Amos Luzzatto, Riccardo Pacifici e lo stesso Lerner protestarono davanti al Viminale contro la proposta. Lerner ha definito «ipocrita e beffardo» il ragionamento di Maroni, ma anche del sindaco Moratti, che prendere le impronte per i bambini Rom sia assunto a loro protezione.
«Sono d'accordo con Gad Lerner», afferma Anna Finocchiaro (in foto). «D'accordo con quello che dice oggi e d'accordo con l'invito che fece qualche anno fa. Cosa succederebbe se alle parole "bambini rom" sostituiamo quella di "bambini ebrei"? Quali sarebbero le reazioni e le considerazioni? Credo proprio che il ministro Maroni debba riflettere bene prima di fare certi annunci», conclude la presidente dei senatori del Pd.
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