In un anno il numero dei romeni in Italia è raddoppiato: ad inizio 2008 è stato superato il milione di presenze. Lo stima la Caritas Italiana. All'inizio del 2007, la comunità romena regolare era stimata in 556mila; dopo un anno l'ipotesi è che sul territorio italiano ci siano 1.016.000 romeni. Di questi, il 73,7% è qui per motivi di lavoro e il 23,5% di famiglia. La maggior parte, il 53,4%, sono donne.
Il rapporto Caritas. È la fotografia che presenta la Caritas Italiana in un rapporto, presentato giovedì al Cnel, sull'immigrazione romena. La pubblicazione utilizza dati di varie fonti ed è stata curata da una cinquantina di autori, un terzo di questi romeni.
Nel 1980 i romeni in Italia erano appena 8mila. In 17 anni sono aumentati di ben cento volte. I ricercatori della Caritas sostengono che se anche la stima di un milione di romeni fosse eccessiva (è possibile un errore del 10-15%) e la comunità contasse 850 mila presenze, quella romena sarebbe comunque la più numerosa nel nostro paese.
Il gruppo più ampio è nel Lazio (200mila), Lombardia (160mila), Piemonte (130mila). Le rimesse dei romeni ammontano a quasi 4 miliardi l'anno. Per l'Un’impresa, sarebbero 20mila le imprese italiane in Romania che danno lavoro a 800mila persone; alimentano un interscambio di 12 mila miliardi di euro annui. Il loro fatturato è di 150 milioni di euro, pari al 7% del Pil.
Discriminazioni e Criminalità. Il documento prodotto dalla Caritas si sofferma anche sul rapporto esistente tra immigrazione romena e sicurezza. Il focus sui romeni parte dalla constatazione che l'argomento criminalità ad opera di stranieri in Italia è un «problema serio» e che in particolare i romeni, che sono stati il 12% dei soggiornanti nel 2006, hanno inciso con una percentuale più alta in diversi reati (omicidi volontari consumati, violenze sessuali, furti di autovetture, furti con strappo, furti in abitazione, furti con destrezza, rapine in esercizi commerciali e rapine in pubblica via, estorsioni).
Va però messo in evidenza un dato fondamentale: Le vittime di questi reati sono per lo più romene. Questo significa che il problema non risiede nell’indole violenta dei cittadini romeni, ma nelle difficili condizioni economiche e sociali in cui versa tale popolazione nel nostro paese.
Comunque, si legge nel dossier, si può sottolineare che tra i romeni ci sono solamente piccole frange di persone che si comportano male rispetto alla stragrande maggioranza. Anche tra i romeni vi sono le organizzazioni malavitose che si occupano di immigrazione clandestina, tratta degli esseri umani, lavoro nero, traffico di sostanze stupefacenti, contraffazione, clonazione di carte di pagamenti, accattonaggio e sfruttamento di minori e di storpi.
Prostituzione romena. Per alimentare il circuito della prostituzione, le ragazze vengono reclutate con violenza nelle zone più povere della Romania: si tratterebbe, tra le romene e quelle di altre nazionalità, di 18.000/35.000 persone l'anno che circolano in Italia. La stragrande maggioranza dei clienti delle prostitute romene sono cittadini italiani che contribuiscono notevolmente a far lievitare la domanda nel mercato nero della prostituzione . Purtroppo, sono ricorrenti anche gli atti di violenza sessuale all'interno delle mura domestiche, a danno delle romene o di altre colf a servizio delle famiglie italiane.
Un aspetto ancor più preoccupante consiste nel fatto che un terzo dei minori stranieri denunciati è romeno (4.000 nel 2004), per lo più di sesso femminile e in prevalenza rom e accusate di furto contro il patrimonio; quasi un migliaio di questi minori sono passati nei centri di prima accoglienza. Inoltre i romeni sono i primi anche tra i minori non accompagnati (più di 2.000), abbandonati o venduti dai genitori o desiderosi di sfuggire a un regime familiare oppressivo o allontanatisi per altri motivi.
I Rom. Oltre a vivere in situazione di povertà ed emarginazione, sono svantaggiati per l'alloggio, i servizi sociali, l'occupazione, l'istruzione e oggetto di notevoli pregiudizi che li inquadrano come approfittatori, malviventi o vagabondi: essi, non di rado invisi anche in patria, costituiscono una questione specifica all'interno della questione dei romeni. In Romania i rom sono ufficialmente 535.140, il 2,5% della popolazione locale, ma in realtà sarebbero fino a 4 volte di più: studiati in profondità da Etnobarometro, essi si tripartiscono in 23 gruppi e quindi in ulteriori sottogruppi, con caratteristiche differenziate: alcuni sono nomadi e altri sedentari, alcuni istruiti e integrati (le élite) e altri no, per cui dovrebbe essere maggiormente articolato l'approccio nei loro confronti.
Gli aspetti problematici, riscontrati in tutti i flussi migratori di massa, possono però essere ridimensionanti tramite l'insistenza sulla legalità (anche a livello lavorativo), il coinvolgimento delle associazioni dei romeni (un immigrato che delinque offusca innanzitutto l'immagine della collettività), la collaborazione bilaterale e una maggiore insistenza sui percorsi di integrazione: c'è bisogno di una strategia concreta e ispirata alla reciproca fiducia.
Rapporto Unar. I romeni più che «untori sono delle vittime»: lo sostiene l'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali che fa capo al ministero delle Pari opportunità, secondo quanto riferisce un rapporto della Caritas Italiana dedicato all'immigrazione romena. L'Unar, che collabora con l'omologo romeno Cncd e con le associazioni romene, sulla base delle segnalazioni che riceve, parla di «ricorrenti situazioni di discriminazione e di disparità» per quanto riguarda i romeni. Essi sono in particolare vittime di «un'informazione tendenziosa» sui fatti nei quali sono coinvolti connazionali.
E poi: subiscono la mancanza di informazioni per l'assistenza legale; sono sfruttati sul posto di lavoro, specialmente nel settore edile dove hanno il primato negli infortuni mortali e nelle molestie sessuali subite da donne; sono perseguiti dalla sicurezza pubblica con atteggiamenti intimidatori; hanno difficoltà burocratiche e sono oggetto di atteggiamenti ostili degli operatori pubblici. A volte - prosegue l'Unar - si hanno segnalazioni di impedimenti che ostacolano l'esercizio del diritto di voto nelle amministrative del 2007: qualche comune ha addirittura preteso una traduzione legalizzata della parola 'Bucarestì, nome romeno della capitale. «Contrariamente a quanto si crede - afferma il rapporto - la vita quotidiana dei romeni non è facile»
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