venerdì 6 giugno 2008

Genova, prove tecniche di integrazione (versione mite di razzismo culturale)

Sono passati tre mesi. Ora uno lavora al mercato. Quattro hanno creato un gruppo musicale. Un altro ha conseguito la patente C e lavora come padroncino. Una donna ha seguito un corso da parrucchiera. Alcuni hanno trovato casa a Genova, altri in val Trebbia e in val Fontanabuona. I bambini vanno a scuola e chi non ha ancora un lavoro in regola, presto verrà assunto.
I rumeni che occupavano il greto di Cornigliano grazie all´aiuto del Comune che li ha seguiti passo per passo nel difficile percorso dell´integrazione, hanno trovato un lavoro, hanno una casa e pagano l´affitto (a nessuno è stata assegnata una casa popolare).
Un esperimento che si è trasformato in un successo. Ora devono farcela anche quelli dell´ex Mira Lanza. Ieri mattina le quattordici famiglie (76 persone) che da mesi occupavano lo stabilimento di Teglia, hanno abbandonato le case diroccate, senza l´uso di manganelli e violenza. Per loro è iniziato il cammino verso «l´inserimento nella società», spiega l´assessore alla sicurezza Francesco Scidone.
«Non abbiamo fatto nessun sgombero, abbiamo solo portato avanti un progetto mirato all´integrazione. Dopo averli identificati, abbiamo spiegato che in tre mesi possono scegliere di diventare stanziali o no in obbedienza alle norme. Chi non vorrà farsi aiutare, come è accaduto per cinque famiglie, scaduto il tempo verrà segnalato alla Prefettura e scatterà l´espulsione». Si parla già di "Modello Genova".
«Analizzando quello che è accaduto in altre regioni dove i rom sono stati cacciati con la forza, spargendo lacrime e sangue, abbiamo capito che lo sgombero e l´allontanamento sono strumenti inefficaci. Il risultato è sempre lo stesso: dopo pochi mesi ritornano».

«Allora abbia pensato che la soluzione - interviene l´assessore alle politiche socio-sanitarie Roberta Papi - giusta fosse quella di "prenderli in carico", cioè seguirli in questo percorso di integrazione, e aprire una strada verso un futuro che deve essere trovare un lavoro, una casa: in poche parole diventare cittadini».
Delle 76 persone che occupavano l´ex Mira Lanza (14 famiglie), il Comune ne ha prese in carico 39: due nuclei hanno preferito tornare in Romania, tre hanno rifiutato l´intervento del Comune, rischiando l´espulsione.
«Sei famiglie con minori sono state accolte in strutture di accoglienza di associazioni, mentre diversi bambini sono stati inseriti in centri educativi. Due anziani con difficoltà motorie che necessitavano di cure sono stati mandati al Masoero».
I cancelli dell´ex Mira Lanza sono stati saldati. In teoria non dovrebbe più entrare nessuno, ma i vigili effettueranno un presidio "dinamico", passando periodicamente a controllare la situazione. «Devo ringraziare personalmente la polizia municipale, la Prefettura e tutte le forze dell´ordine per l´impegno e gli sforzi fatti. Senza di loro non saremmo riusciti a raggiungere questi risultati», dice l´assessore Scidone.
Ora il Comune chiederà al governo fondi per le politiche di integrazione dei rom rumeni in un incontro con il ministro dell´Interno, Roberto Maroni. «Con il sindaco abbiamo concordato di chiedere l´incontro entro un paio di settimane - conclude Scidone - . Milano, Roma, Napoli e con i prefetti nominati commissari straordinari ai rom hanno ricevuto un milione di euro ciascuno: a Genova basterebbe molto meno».

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