
La domanda-provocazione di Lanfranco Pace, «Ma quindi si smarca da quella sinistra...», cade sotto il peso del Cacciari-pensiero. Il ministro ha fornito l'assist. Il sindaco attacca, portando la palla su un terreno di gioco a lui caro: il campo sinti che sta realizzando a Mestre ma che la Lega Nord contesta.
Tira dritto Cacciari: «Onde appunto risolvere una questione esattamente del tipo di quella descritta dal ministro (anche se non così drammatica) dal '98 abbiamo stabilito di realizzare un nuovo campo sinti». Non “nomadi”: «sinti», «stanziali», «tutti con la carta d'identità italiana», «con i bambini che vanno a scuola». Ecco: «Sono totalmente d'accordo con il ministro: i campi devono essere regolari, sorvegliati ».
Quindi affonda: «Visto che noi stiamo facendo proprio quello che il ministro ha detto, sono certo che mi aiuterà a realizzare questo campo, a differenza dei governi precedenti di centrosinistra che mi avevano promesso dei soldi e invece dopo non me li hanno dati».
Il faccia a faccia continua. Mai nessun riferimento alla proposta di prendere le impronte anche ai bambini. Il sindaco pd accetta suo malgrado l'etichetta di «sindaco sceriffo»: «Nessun sindaco vuole fare lo sceriffo». Parla d'immigrazione come di un «processo epocale», concorda sul fatto che «il fenomeno dei clandestini va controllato e represso», ripete e ripete la parola «integrazione». Quindi conclude: «Credo che sui principi generali che Maroni ha espresso questa sera ci possa essere una fattiva collaborazione, a partire dalle azioni che svolgono le città. È lì il fronte, il fronte tra la marea dell'immigrazione e gli indigeni, non intorno a Palazzo Chigi».
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