Togli pure la mano
dal tuo cuore di cuoio,
nemico sconosciuto:
non ruberò i tuoi miseri sogni.
Oggi voglio rubare
al cielo della notte
la stella più vicina.
La metterò sotto la mia camicia
sporca di rabbia antica
e splenderà dentro di me
come un fiore di fuoco.
Oggi il mio amico flauto
non ha più note
per irretire i ricordi:
le mie scarpe sono vuote
accanto al mio letto
d’erba e sassi.
Una nuvola apre al vento freddo
la finestra della mia stanza.
E voi che camminate, in fila,
fieri, nei vostri abiti puliti,
ditemi: chi di voi
ha mai posseduto
una casa così grande?
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