Nel giorno dell’avvio dei lavori, senza incidenti, il fronte del no al villaggio Sinti a Mestre annuncia nuove battaglie in memoria di un anziano manifestante morto dopo un malore causato - secondo quanto accertato finora - da un colpo di calore. Sucardrom porge le più sentite condoglianze alla famiglia Serena per la scomparsa del signor Gino.
La notizia della morte di Gino Serena, di 77 anni, invalido civile, ieri si è diffusa come un lampo tra i cittadini e gli esponenti politici del Centrodestra che come ogni mattina si erano dati appuntamento davanti all’area dove dovrebbero essere costruite la casette, con annessa area per una roulotte, destinate alla comunità sinta, composta da persone da decenni residenti a Venezia.
Il progetto prevede un investimento pubblico di circa 2,8 milioni di euro. «È la prima vittima di una legittima protesta - ha detto Alberto Mazzonettto, capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale - e mi domando se bisognava arrivare a tanto. Serena era al gazebo fin dal primo giorno, mentre chi ci amministra e dovrebbe ascoltare i cittadini, tutti i cittadini, è totalmente assente».
A sottolineare l’episodio è stato il capogruppo del Carroccio in Senato Federico Bricolo: «Ci inchiniamo davanti a Gino Serena che, nonostante l’età avanzata e una condizione fisica affatto ottimale, ha affrontato assieme agli altri le fatiche e lo stress di un lungo presidio in difesa della cultura e della civiltà del Veneto intero».
Nessuna enfatizzazione della vicenda, ha detto Bricolo, ma un omaggio allo spirito di una persona scesa in campo «per far si che in questo Paese ci sia ancora uno stato di diritto».
Stamani, però, il momento per il ricordo del “compagno di strada” ha dovuto accompagnarsi alla constatazione dell’arrivo del primo camion con gli operai che, sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine, hanno fatto il loro ingresso nel cantiere. L’ingresso del mezzo con gli operai è stato accompagnato da un applauso ironico e da slogan contro il sindaco Massimo Cacciari e l’amministrazione comunale. Da ieri, però, parte una fase nuova della protesta che impegna più fronti: vengono annunciati ancora presidi pacifici accompagnati da manifestazioni davanti alla sede della municipalità locale e nel contempo si preme per arrivare al traguardo delle firme necessarie, 10mila, per chiedere il referendum cittadino. C’è attesa, poi, per l’esame del ricorso presentato al Tar del Veneto.
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