mercoledì 2 luglio 2008

Il ministro Gelmini: «Polizia nei campi perché i bambini rom vadano a scuola»

Mariastella Gelmini è uno dei ministri del governo Berlusconi presi di mira dal settimanale cattolico Famiglia Cristiana. È «fervente cattolica», come lei stessa ha dichiarato più volte. E soprattutto è la responsabile della Scuola dove, secondo il periodico, «bisognerebbe mandare i bimbi rom per impedire che vivano con i topi».
Vi accusano di violare la dignità umana.
«Questa di Famiglia Cristiana è una lezione che non capisco e non posso accettare anche perché è esattamente il contrario. Noi vogliamo tutelare i bambini, evitare che vengano sfruttati».
E pensa che per farlo sia necessario prendere loro le impronte?
«Sono perfettamente d'accordo con Roberto Maroni: è l'unico modo per riuscire a identificarli e dunque per far sì che vengano rispettati i loro diritti, primo fra tutti quello di andare a scuola».
Molti ci vanno.
«Abbiamo dati che ci forniscono un quadro davvero grave. Secondo le nostre stime in Italia ci sono fra i 30.000 e i 35.000 bambini rom, cioè persone fra i 6 e i 14 anni. Nell'anno scolastico 2007/2008 ci risulta che appena 12.000 di loro sono stati iscritti a scuola. Soltanto uno Stato indifferente fa finta di non vedere questa situazione. Anche perché si tratta di un dato che va in controtendenza rispetto ad altre etnie».
Non basterebbe fornire loro un documento di identità con la fotografia?
«Senza avere un dato certo, non possiamo avere alcuna sicurezza rispetto al fatto che l'identità non venga sostituita o che, come avviene in molti casi, i presunti genitori disconoscano quelli che vengono loro attribuiti come figli. La foto non costituisce un dato attendibile».
Lei non ritiene che queste misure siano tipiche di uno Stato di polizia?
«Non siamo pazzi e credo sia offensivo nei confronti di questo governo pensare che si tratti di una misura repressiva nei confronti dei bambini o comunque dei minorenni. Il nostro obiettivo è quello di ottenere il rispetto delle leggi da parte degli adulti, di fare in modo che rispettino l'obbligo scolastico. Su questo non si può essere buonisti».

Però si rischia di essere discriminatori, visto che ci si concentra soltanto sui rom.
«I minori di questa etnia sono quelli che vengono maggiormente sfruttati, sono moltissimi i bimbi mandati in strada a chiedere l'elemosina, ma anche a commettere reati. Di fronte a questo non possiamo chiudere gli occhi e far finta di non vedere».
Lei crede davvero che i rilievi segnaletici siano l'unica misure possibile?
«Certamente no. Sono il primo passo».
E dopo?
«Chiederò al ministro Maroni di valutare l'opportunità di affidare alle forze di polizia il presidio dei campi rom la mattina per verificare che i bambini vengano mandati a scuola».
Si rende conto che anche questo può alimentare critiche e accuse?
«Sul mancato rispetto dell'obbligo dobbiamo intervenire in maniera dura e decisa. Abbiamo una responsabilità morale ed etica che ci deve portare a proteggere in ogni modo il diritto dei bambini all'istruzione. Per questo dobbiamo prevedere sanzioni anche nei confronti dei genitori».
Il disegno di legge sulla sicurezza prevede che venga tolta la patria potestà a chi manda i figli a mendicare. Non basta?
«Dobbiamo prevedere pene severe anche a chi non li manda a scuola. Adesso c'è soltanto una sanzione amministrativa. Non è un deterrente». di Fiorenza Sarzanini

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