lunedì 21 luglio 2008

Roma, iniziano a schedare

Oggi è partito il “censimento” dei Rom e dei Sinti che vivono nei campi nomadi della Capitale. L'operazione sarà effettuata dai volontari della Croce Rossa Italiana. Gli operatori della Cri ogni giorno si recheranno in un insediamento diverso, in modo da effettuare il censimento nei 20 campi regolari e nei 50 non regolari che si trovano a Roma.
Anna Pizzo, esponente di Rifondazione Comunista, e Consigliere segretario dell'Ufficio di Presidenza alla Regione Lazio, ha visitato un insediamento Rom nel quartiere Tiburtino. La Pizzo ribadisce che gli insediamenti spontanei o regolari dei Rom e dei Sinti dovrebbero essere superati, e che bisognerebbe trovare delle soluzioni abitative diverse per le settemila persone che vivono nei “campi nomadi”.
L'esponente di Rifondazione è contraria al censimento voluto dal ministro degli Interni Roberto Maroni: «E' soltanto una pressione psicologica e politica sui Rom. Questo è confermato dal fatto che i rom hanno paura in questo momento. La paura non è mai un sentimento democratico. Noi pensiamo di proseguire in questo giro dei campi, cercando anche di capire dov'è che faranno questi famosi censimenti, anzi schedature, perché è la parola giusta. Noi pensiamo di essere lì a fare un presidio democratico di fronte a queste schedature».

Contrario alla schedatura è anche Marco Brazzoduro, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Demografiche a La Sapienza: «Non ritengo che siano irregolari loro, ma che sia irregolare lo stato italiano. Non si può accettare che degli esseri umani stiano qui da trenta o quarant'anni e non abbiano, non dico la cittadinanza, ma nemmeno il permesso di soggiorno. Sono cittadini italiani di fatto, quindi il volerli considerare italiani o clandestini è commettere nei loro confronti una violenza, un'ingiustizia».
Decebal, abitante dell'insediamento Rom nel quartiere Tiburtino, è preoccupato per la schedatura avviata dal governo italiano. La schedatura è un ritorno al passato, è come ritornare «... a quello che è successo con gli ebrei, con i rom, al passato di Hitler e del duce Mussolini».
La maggior parte dei Rom, come ricorda Decebal, rispetta le leggi dello stato italiano, ma è quest'ultimo che non li prende in considerazione come cittadini italiani. Ci sono, ad esempio, molti ragazzi che sono nati Italia a cui è negata la cittadinanza italiana. Soltanto quando i Rom saranno riconosciuti come cittadini italiani, conclude Decebal «avremo dei reali diritti».

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