martedì 19 agosto 2008

Due uomini di fede imbarazzano il Vaticano

Ferragosto, ogni cosa al suo posto. Il partito Colorado sta in Paraguay ed ha perso le elezioni in aprile, il Popolo della Libertà sta in Italia ed ha vinto le elezioni in aprile.
Fernando Lugo (in foto), formato all'Università gregoriana di Roma in Scienze religiose e sociologia, è stato membro del selezionato gruppo di consiglieri del Consiglio Episcopale latino-americano. Di ritorno in Paraguay si calò nei precetti della Teologia della Liberazione partendo dall'Universo dei poveri, dando loro visibilità e voce, unendosi alle loro cause, partecipando alle loro angustie e alle loro gioie e lavorando perché divengano soggetti della loro liberazione, costruttori di un altro tipo di società e di un altro modello di chiesa fondato sulle Comunità ecclesiali di base.
Don Antonio Sciortino, formato anch'egli all'Università gregoriana di Roma, ha conseguito la licenza in teologia morale. Si è specializzato in Giornalismo presso la scuola superiore di Comunicazione sociale dell'Università Cattolica di Milano. Ha seguito i viaggi del Papa nel 1984 e dal 1999 firma il settimanale "Famiglia Cristiana" in qualità di direttore responsabile.
Fernando Lugo è l'ex vescovo di San Pedro, teologo della liberazione, sospeso in un primo momento "a divinis" dal Vaticano per il suo impegno in politica. Egli ha vinto la sua battaglia contro oltre mezzo secolo di regime colorado, ancorando i suoi valori e modelli di vita e dei rapporti con i settori più diseredati della popolazione che, in Paraguay, il paese più povero del Cono sud, sono la grande maggioranza. Una volta eletto e diventato presidente, lo stesso Vaticano ha accolto la sua domanda di tornare allo stato laicale.
Don Antonio Sciortino è invece il direttore di "Famiglia Cristiana", sconfessato dall'Ufficio stampa del Vaticano per le dure critiche al Governo italiano sui provvedimenti relativi alle impronte digitali ai bambini rom e sull'impiego dei militari nelle città, a fronte dell'impoverimento progressivo delle famiglie italiane. Sciortino è oggi sotto il fuoco incrociato di ministri e sottosegretari del governo Berlusconi, così come Fernando Lugo in Paraguay lo è stato per mano dei colorados e del presidente Frutos che, allarmati dai sondaggi, hanno cercato aiuto in Vaticano per invalidare la sua candidatura.

Sciortino ha risposto alle critiche con semplicità dicendo che la rivista si schiera, come recita il nome, al fianco delle famiglie (cristiane). Quelle che non arrivano a fine mese, quelle che "vanno nelle mense della Caritas anche alla metà del mese per mangiare" (La Stampa). "Le nostre posizioni sono perfettamente allineate a quelle del cardinale Martino - si è difeso il direttore del settimanale -. Il quale invita a combattere la povertà, non i poveri che rovistano nei cassonetti".
Che dire? Due uomini di fede in due continenti diversi, accomunati da un percorso di studio comune all'Università gregoriana, che hanno procurato imbarazzo alla Santa Sede per le loro battaglie a fianco dei più deboli contro le politiche securitarie dei rispettivi governi.
Di Antonio Sciortino c'è chi, dopo la "scomunica vaticana" ne chiede la testa come direttore del settimanale cattolico, mentre da molti altri, politici e non, gli stanno giungendo messaggi di solidarietà e di speranza per un cambiamento. Fernando Lugo, invece, rappresenta già il cambiamento del Paraguay, un vero e proprio cambio di stagione. di Domenico Ciardulli

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