Da oggi i sindaci delle città saranno "protagonisti e non comprimari della sicurezza sul territorio". Così il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha commentato il decreto attuativo che concede più poteri ai sindaci sottolineando che, d'ora in avanti, è fondamentale una "collaborazione virtuosa" tra tutti i soggetti coinvolti e aggiungendo: "Vediamo se i sindaci hanno creatività e poi valuteremo".
Il titolare del Viminale ha poi sottolineato che il sindaco diventa un vero e proprio "ufficiale di Governo" che adotterà i provvedimenti "comunicati preventivamente al prefetto che è in grado autonomamente o in sede di comitato di ordine di sicurezza pubblica di dare attuazione al provvedimento". I prefetti non hanno però poteri di veto: "C'è la necessità di coordinare l'azione di polizia con quelle della polizia locale - spiega Maroni - il prefetto è tenuto a dare collaborazione e a far rispettare la legge". E se ci fosse uno scontro tra sindaco e prefetto? "Verrà definito - risponde il ministro - nell'ambito del comitato di ordine pubblico. Quello che vogliamo è sviluppare una situazione sinergica su tutto il territorio e per questo mi aspetto una serie di ordinanze specifiche che poi valuteremo nei contenuti per definire eventualmente delle linee guida".
Con questa nuova norma sarà difficile contrastare le evidenti discriminazioni cui sono oggetto le famiglie sinte e rom, soprattutto per chi come i giostrai svolgono un’attività itinerante.
Ma non saranno solo loro ad essere colpiti, infatti già in passato molti Sindaci hanno utilizzato lo strumento dell’ordinanza per negare il diritto all’esistenza su interi territori alle famiglie sinte e rom.
Nelle nuove norme si dà mano libera ai Sindaci “creativi” di emanare ordinanze in materie che erano di competenza statale, relativamente a «incolumità pubblica» e «sicurezza urbana». Con la prima, recita il decreto del ministro dell’Interno, «si intende l’integrità fisica della popolazione», mentre la sicurezza urbana «è un bene pubblico da tutelare attraverso attività poste a difesa del rispetto delle norme che regolano la vita civile». E chi se non i Sinti e i Rom sono le persone, i Cittadini da allontanare per garantire l’«incolumità pubblica» e la «sicurezza urbana»?
Ma ciò che più colpisce è il fatto che il Ministro chieda “creatività” ai Sindaci, prima di emanare delle linee guida. Questo messaggio amplifica e struttura il comportamento fino ad oggi tenuto dallo stesso Ministro che da il là a qualsiasi iniziativa e poi si metterà eventualmente una pezza se ci fossero delle reprimende internazionali per la “creatività” espressa dai Sindaci. Ma intanto il danno sarà fatto.
Questa è una delle tecniche politiche della Lega Nord, importate da Maroni dentro l’azione del Governo italiano. Da un lato si alza la voce, la si spara grossa. I giornali la riprendono immediatamente e l’amplificano. Poi si afferma di essere stati fraintesi ma intanto il messaggio è andato. Ha colpito chi doveva colpire e rassicura chi deve rassicurare. Naturalmente impaurisce chi deve impaurire.
Il punto di riferimento di questa strategia è Giancarlo Gentilini (pro-sindaco di Treviso). Questa strategia dell’agire comunicativa è ora prassi di Governo, dettata proprio dal Ministro che chiede “creatività” ai Sindaci. Una strategia volgare ma non rozza e molto più efficace delle “ronde padane”.
In questo modo di comunicare e di agire, per quanto possa apparire paradossale e costi ammetterlo, c’è dell’intelligenza che si muove, materia grigia che funziona, idee che si associano in termine complessi, oltre alla fatica anche fisica per arrivare a concretizzare le iniziative che si susseguono da due anni contro le popolazioni sinte e rom e nono solo (in questi giorni è iniziata l’offensiva contro i meridionali che rubano il posto di lavoro pubblico alle “genti del nord”).
C’è qualcuno che si alza al mattino, contatta il suo staff, ci ragiona insieme prende delle decisioni e poi via: non restare chiuso qui pensiero. Questo però significa che anche le risposte devono essere ragionate, articolate, intelligenti. L’intolleranza va analizzata e compresa, non si può sperare di batterla con un’intolleranza speculare, limitarsi ad etichettare il razzismo come una manifestazione di istinti bassi e primitivi dei quali ogni cittadino di buon senso può solo scandalizzarsi.
C’è ovviamente anche chi si scandalizza, chi è già stufo di scandalizzarsi e chi invece preferisce minimizzare. C’è chi protesta e poi si dissocia o dice di essere stato frainteso. E c’è anche chi vuole capire perché.
La questione più importante riguarda le conseguenze di tutto questo. Non solo quelle immediate: il problema è a lunga gittata, generazionale. I bambini delle elementari, i ragazzi delle medie, stanno crescendo in un Paese in cui manifestazioni verbali di razzismo sono diventate comuni e non solo quelle come in questo caso e come nel caso delle impronte ai Sinti e ai Rom che vivono nei “campi nomadi”. Affermazioni e azioni sono state “sdoganate”. Quali guasti procura questa semina in chi sta crescendo? di Carlo Berini
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