martedì 16 settembre 2008

Bussolengo (VR), ancora in cacere

Questa mattina si è svolta a Verona la seconda udienza del processo per “direttissima” contro Angelo e Sonia Campo e Denise Rossetto, a cui vengono contestati i reati di resistenza a pubblico ufficiale e tentata rapina della pistola di un milite. Ancora una volta il processo è stato rimandato.
Sembra incredibile, ma è vero. Denise Rossetto, Angelo e Sonia Campo rimangono in carcere per altri dieci giorni in attesa di giudizio. Sono in carcere dal 5 settembre scorso. La strategia del Pubblico ministero è quella di costringere i Campos e Rossetto a chiedere il patteggiamento. Unico modo per uscire subito dal carcere di Verona, dove sono rinchiusi.
Sembra che anche i legali dei Campos e di Rossetto stiano consigliando i loro assistiti a questa “soluzione”. E’ il solito epilogo che abbiamo già visto, per esempio a Lecco. Una donna e una ragazza minorenne rom erano state accusate di aver tentato il rapimento di una bambina di sette mesi. La donna, dopo alcuni giorni in carcere, patteggia e viene immediatamente scarcerata. La minore che non era stata arrestata è stata poi assolta dal Tribunale dei Minorenni perché il tentato rapimento non era mai avvenuto.
Noi di sucardrom crediamo sia giusto che i legali di Angelo e Sonia Campo e Denis Rossetto facciano di tutto per rimettere al più presto in libertà queste persone. Anche perché un’ammissione di colpevolezza per i reati ascritti non toglie una virgola alle responsabilità dei Carabinieri coinvolti che chiediamo vengano giudicati.
Questa mattina La Repubblica rilancia la notizia come spalla al dibattito che è scaturito in Italia, dopo l’omicidio di Milano. Nell’articolo si afferma che l’Arma dei carabinieri nega ogni abuso. I Carabinieri di Bussolengo dichiarano: «Ci hanno insultati e aggrediti, una donna ha cercato addirittura di sfilare la pistola dalla fondina a un maresciallo, noi ci siamo limitati a difenderci e a immobilizzarli».
Sembra strano che i militi non abbiano denunciato nessuna lesione e le fotografie, scattate da Sergio di Nevo Gipen, mostrano chiaramente che le botte ricevute anche da chi non è stato denunciato sono state a dir poco esagerate. Il consigliere regionale Patenò, dopo la sua visita in carcere, ha affermato: «Era trascorsa una settimana ma Campos e Rossetto avevano ancora sul corpo i segni delle brutalità subite». «Quanto alla signora – prosegue Patenò – le compagne di cella affermano che all’arrivo era completamente coperta di lividi».
La Repubblica scrive anche che sulla vicenda sta indagando la Procura della Repubblica. Questa è una buona notizia. Speriamo che venga confermata nei fatti con un indagine accurata e un atteggiamento pari a quello tenuto con Denis Rossetto, Angelo e Sonia Campos.

8 commenti:

Rosa ha detto...

Ciao, vi ho inserito nella lista dei link del mio blog. Ieri ho spedito al vostro indirizzo una email per comunicarvi che ho pubblicato sul mio blog i fatti di Bussolengo.
Leggo con dispiacere che i signori Denise Rossetto, Angelo e Sonia Campo rimarranno in carcere per altri dieci giorni.
Perchè chiedere il patteggiamento se il presupposto del patteggiamento è l'implicita ammissione di colpevolezza da parte dell'imputato?

u velto ha detto...

grazie Ros@, se non patteggiano rischiano di rimanere in carcere, in attesa di giudizio, per diversi mesi.

Anonimo ha detto...

Vorrei ricordare a lor signori che il caso di Lecco è stato riaperto.
Purtroppo le protagoniste di tale atto non sono + reperibili.
Omettere volutamente delle informazioni per raccontare la fiaba che ci piace...è un pelino scorretto.
Oltretutto quello della giustizia è un problema che colpisce da decenni l'Italia intera.
Non è un uso mirato su queste persone perchè discriminate, è una triste consuetudine.
Sappiamo bene di gente che con denunce di omicidio(Franzoni tanto per fare un esempio eclatante) abbiano visto ben poco carcere mentre ci sono persone che per delitti molto minori si sono fatti mesi di carcere in attesa che venisse formulata un'accusa.
Questo non è per giustificare il fatto in se ma per chiarire che, come nel caso di Milano, questa parte non è frutto di discriminazione ma di malagiustizia..purtroppo molto comune.
Spero che vengano fatte delle indagini corrette e che si giunga ad una verità condivisa, anche se temo non la sapremo mai...o comunque non saremo mai soddisfatti qualsiasi cosa esca.
X il momento non assolvo nessuno e non accuso nessuno, aspetto però evoluzioni.

PS
Strano che ci siano lividi e segni...le forze dell'ordine non erano tanto brave a picchiare senza lasciar nessun segno?

u velto ha detto...

ciao Xpisp, ti ringraziamo per l'informazione sul fatto che la Procura di Lecco ha riaperto il caso. Ne siamo felici. Noi possiamo impegnarci per cercare la donna e la ragazza.
Ti chiediamo di seguire la stampa locale per aggiornarci. se sei così gentile da scrivere una decina di righe sulle novità te ne saremmo grati. saremmo felici di averti nella squadra di sucardrom.
Sulla questione di Bussolengo anche noi siamo in attesa e da due giorni abbiamo "spinto l'acceleratore" della denucia pubblica perchè sembra che poco si stia facendo per accertare la verità.
concordiamo che il sistema giudiziario italiano ha dei problemi e ad oggi non abbiamo elementi per dire che ci sia stato, da parte della magistratura, un comportamento discriminatorio. non lo abbiamo mai detto ne scritto.

Anonimo ha detto...

se posso darvi una mano:
da corriere.it

Tentato sequestro, zingare condannate

LECCO - Sono state condannate in contumacia ieri dal Tribunale di Lecco a sei mesi e mezzo le due zingare romene arrestate il 4 febbraio 2005 insieme a una terza nomade minorenne con l' accusa di aver tentato di sottrarre una bambina dalla carrozzina. Il fatto avvenne in un vicolo a pochi metri dalla basilica di San Nicolò, nel centro di Lecco. La mamma della piccola si mise a urlare e sferrò un calcio a una delle due zingare. Le nomadi furono poi rintracciate e arrestate dalla polizia mentre pranzavano nella mensa della Caritas di Lecco. Per quanto riguarda la più giovane, 12 anni, la procura dei minori giudicò che non si fosse trattato di un tentativo di sequestro, ma di minacce, forse per rubare qualche vestito per un fratellino di pochi mesi. Le due donne, invece, patteggiarono otto mesi e furono rimesse in libertà, tra le polemiche della Lega che organizzò un presidio di protesta davanti al tribunale. La Procura generale di Milano, a marzo, ordinò poi che il processo fosse rifatto per un vizio procedurale. Nel frattempo, le due donne sono fuggite. (p.mar.)

http://archiviostorico.corriere.it/2007/settembre/29/Tentato_sequestro_zingare_condannate_co_7_070929001.shtml

Ale ha detto...

dispiace sapere che quella povera gente dovrà rimanere in carcere. Evidentemente c'è chi vuole insabbiare in fretta questa notizia andando direttamente al patteggiamento. Sembra che l'unica via di libertà sia ammettere la colpa...che strano...

u velto ha detto...

grazie Xpisp, pubblicheremo l'articolo.

ciao Ale, bella la foto di apertura del tuo blog

Anonimo ha detto...

Scusa Ale ma trovo il tuo commento un pelo inesatto.
Questi signori, che a torto o a ragione, si trovano in carcere...sono nella medesima situazione di tante troppe persone.
Noi conosciamo i casi eclatanti(es. in questi giorni l'omicidio di Perugia) ma purtroppo diverse persone attendono il loro giudizio dietro le sbarre, vorrei ricordare che metodi simili, e anche peggiori furono usati da Di Pietro durante mani pulite...visto che all'epoca tutti erano concordi con questi metodi...sfugge come mai oggi si sia così contrari.
Ripeto, in questo caso l'ingiustizia non discrimina...è diffusa.
Sono poco speranzoso che la Verità venga fuori, in ogni caso avremo, ad essere fortunati, soluzioni a metà.