Da secoli Rom e Sinti sono popolazioni europee. Vivono a contatto della cultura maggioritaria. A noi vicine, troppe volte temute, quasi mai conosciute. I loro contorni annegano in stereotipi difficili da scalfire, rimandando a immaginari resistenti e devastanti: nomadi inaffidabili e sporchi; ladri; fannulloni con abiti sgargianti, circondati da frotte di bambini e di animali, immersi in musiche sfrenate o struggenti, capaci di divinare il futuro. Senso comune e rappresentazioni letterarie contribuiscono a rafforzare i pregiudizi, raffigurandoli come portatori dell’alterità più irriducibile rispetto a noi, di fronte alla quale anche le menti più illuminate spesso arretrano diffidenti.
La persecuzione subita da Rom e Sinti per mano di nazisti e fascisti - il Porrajmos - non fu meno violenta della Shoah, eppure essa non costituisce elemento condiviso di conoscenza, e di fatto latita dalle nostre coscienze. Stigmatizzate e appiattite sull’evidenza dispregiativa di un solo termine, zingari, popolazioni con storie e culture ricche e differenti sono state espulse dalla storia, dalla cultura dei diritti e dal diritto, dalla politica di buona parte dei paesi europei, segnando un impoverimento per l’intera società.
Oggi sono nuovamente oggetto di pesantissime discriminazioni, espulsioni arbitrarie, violenze; di atteggiamenti e provvedimenti che evocano, in chi mantiene mente e cuore vigili, pagine di storia tra le più inquietanti. L’Italia nega a Rom e Sinti il riconoscimento di minoranza storico-linguistica, disattendendo così norme, principi e impegni internazionali, in particolare la Carta europea delle lingue regionali minoritarie nonché la Convenzione quadro per le minoranze nazionali; Sinti e Rom italiani si vedono così privati, in molti casi, del diritto alla residenza, alla sanità, alla scuola, al lavoro.
Le strade del mondo incontrano chi è stato messo ai margini da guerre, discriminazioni, persecuzioni e riflettono sulla cultura - di cui siamo parte - che quasi sempre colloca gli stessi nella sfera dell’altro. Da due anni mettiamo in relazione le storie dei soggetti, attraverso l’incontro concreto nello spazio dei nostri seminari di formazione, valorizzando il dato dello scambio e della conoscenza reciproca, dei tanti passati e delle tante memorie di cui sono portatori gli abitatori di società che, come le nostre, continuamente si arricchiscono di diversità.
Siamo infatti certi che non sia possibile nessuna comprensione dell’alterità se ci limitiamo a depositarla nella figura dello ‘straniero’ (l’immigrato, l’esule, il diverso per appartenenza culturale o di genere, il bambino, ecc.), senza partire dalle molte alterità che ognuno di noi porta con sé, vivendole interiormente o rappresentandole nella dimensione sociale.
Ancora una volta, Le strade del mondo guarderanno al vastissimo patrimonio di narrazioni veicolate dalle storie del mondo, assumendole come elementi indispensabili per la comprensione e la conoscenza dell’altro e di noi stessi.
Insieme all’Istituto di Cultura Sinta abbiamo elaborato il progetto di un seminario residenziale (rivolto a insegnanti, operatori e mediatori culturali, cittadine e cittadini attenti a queste tematiche) in cui molto spazio verrà dato alle voci plurali di studiose e studiosi, amministratori e artisti appartenenti al “mengro velto - nostro mondo”, abitato dalla nostra cultura e dalle culture rom e sinta, che a Nonantola ribadiranno le ragioni del confronto e del dialogo.
Per informazioni, Fondazione Villa Emma
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