Salvo Di Maggio (Cooperativa Ermes) risponde alle polemiche sugli sprechi dei progetti per scolarizzazione dei rom nella capitale, sollevate dall'assessore all'istruzione e dall'ultimo libro di Vespa. «Il costo medio di ogni bambino che va a scuola è di 1.000 euro, altro che 9 mila». La crescita degli alunni iscritti, il drastico calo della dispersione, i motivi degli abbandoni. «Si rischia di buttar via tutti i risultati ottenuti».
Claudio Graziano dell’Arci risponde che «davanti a queste falsità c’è poco da dire. Sono dieci anni che gli operatori, non solo dell’Arci, sono nei “campi” per offrire ai minori rom una diversa prospettiva, nonostante la situazione dei “campi” sia indecente e nonostante non vi sia di fatto una prospettiva di superamento degli stessi campi. Tutte le associazioni che si sono occupate della scolarizzazione hanno fatto un lavoro preziosissimo».
«Credo – continua Graziano – che sia una campagna politica. C’è gente che vuole seminare odio e allontanare i minori rom dalla scuola. Il nostro tentativo è stato quello di avvicinare i bambini rom alla scuola, scontrandoci quotidianamente con il pregiudizio e gli stereotipi». Infatti Vespa parla solamente di numeri a cui comunque l’Arci risponderà nei prossimi giorni.
«Quando sei nei “campi” - conclude Graziano - ti accorgi di essere in un pozzo dove non vedi la luce. Con questa amministrazione non vediamo progetti di superamento dei “campi” ma nemmeno con le passate amministrazioni che puntavo più ad arginare le emergenze che non a trovare soluzioni serie insieme ai Rom e ai Sinti».
Tutto è iniziato con le indiscrezioni sul contenuto del nuovo libro di Bruno Vespa, un giornalista che si è sempre distinto per non aver mai dato la parola ai leader rom e sinti. Secondo quanto pubblicato da Il Giornale, da Il Tempo e da Libero in prima pagina a nove colonne, Vespa accuserebbe soprattutto l’ARCI di aver sperperato milioni di euro per una scolarizzazione fantasma a favore di minori sinti e rom nella Capitale.
«Secondo l'Arci - si legge infatti sul libro di Vespa - i bambini rom iscritti alla scuola di Castel Romano sono 257. Di questi solo un terzo frequenterebbe più o meno regolarmente (tra i 180 e i 140 giorni all'anno): 82 alunni. Sessantuno andrebbero a scuola solo tra i 70 e i 140 giorni all'anno, 33 da 18 a 71 giorni, 81 non ci mettono piede».
Ma la differenza «clamorosa e sconcertante» è con i dati ufficiali forniti dalle scuole. Intanto gli iscritti sono 224 e non 257: trenta in meno. Quelli che frequentano tra i 144 e i 180 giorni sono 3. Quelli che vanno tra i 70 e i 140 giorni sono 66, quelli che vanno per meno di due mesi sono 73 e quelli che ignorano la scuola 82».
A Tor de' Cenci la situazione non sarebbe migliore: «Su 89 iscritti a 7 elementari e a una media - scrive ancora Vespa - non ce ne è uno che sia andato a scuola per almeno 144 giorni. Ce ne sono 47 che vanno a scuola per meno di 140 giorni, 30 che frequentano tra i 20 giorni e i 2 mesi e 19 che non frequentano affatto. Sconfortanti, in particolare, i dati della scuola media: su 39 iscritti soltanto sei frequentano per più di 100 giorni e meno di 120». Ma secondo l'Arci, è scritto nel libro, le cose starebbero in modo diverso: l'associazione «ha assicurato al Comune che la frequenza media è stata di 22,7 alunni per mese. Come è possibile?».
Ma alla fine, a conti fatti, quanto costa al Comune un bimbo rom? Vespa spiega «che se andassero a scuola tutti i 1500-1600 che risultano frequentarla, il costo sarebbe di circa 2300 euro ciascuno. Ma analizzando i dati sui 313 alunni di Castel Romano e Tor de' Cenci e considerando che soltanto un terzo frequenta per qualche mese all'anno, il costo individuale salirebbe a circa 7000 euro. Se invece il costo per il campo di Tor de' Cenci si divide soltanto per i 23 alunni che frequentano per almeno cento giorni all'anno sui 180/200 regolamentari, il costo individuale sale a 9000 euro all'anno. Il doppio delle scuole private più care».
Nessun commento:
Posta un commento