"Sono rassegnato all'idea di essere condannato, ma spero nella giustizia divina". Ha detto così, il 25 settembre scorso, Romolus Nicolae Mailat, il romeno di 24 anni imputato davanti ai giudici della III Corte d'Assise di Roma per l'omicidio di Giovanna Reggiani.
"Non ho ucciso Giovanna Reggiani", ha dichiarato e poi ha denunciato di non ricevere né visite e neppure la corrispondenza dei familiari. Completamente isolato.
Basterebbe questo a far pensare a qualcosa di più grande di quello che sembra. E io ho raccontato molto di questo omicidio a istituzioni italiane, romene e anche ad alcuni giornalisti. Ho dimostrato alcune circostanze che al processo, a quanto risulta da ciò che è riportato sui giornali, non sono emerse. Eppure sono fatti di rilevanza per comprendere il ruolo e il coinvolgimento di Mailat nel delitto Reggiani.
Mi riferisco al fatto per esempio che, secondo quanto raccontavano nei giorni susseguenti all'omicidio alcuni Rom di Ponte Milvio, uno dei particolari della vicenda era che Mailat a quanto pare conoscesse la vittima.
Mi chiedo come mai se questo particolare è stato tenuto in considerazione. Così come altre circostanze in base alle quali ho denunciato pubblicamente che il delitto Reggiani è un delitto politico.
Come mai si trascura del tutto l'accertamento e la considerazione piena di questi particolari? Come mai la stampa, che pure sa bene come stanno le cose neppure per suggestione giornalistica, per gossip insegue le tante dichiarazioni fatte come quella secondo la quale "tra la Reggiani e Mailat ci fosse una relazione"?
Escludo subito questa ipotesi per rispetto del marito della vittima, che ha dimostrato grande compostezza e anche lui un atteggiamento eloquente. Ma che Giovanna Reggiani conoscesse Mailat è probabile e che avesse stabilito con lui un casuale dialogo altrettanto.
Oscure sono invece le cause dell'efferato delitto mentre in quei giorni si stava realizzando una visita di alcuni politici proprio su quel greto del fiume. Come dico la visita c'è stata, ma non tra i Rom, davanti a una bara, durante un funerale. Forse la persona che è protagonista di questa verità potrebbe cominciare a parlare. di Donatella Papi
Nessun commento:
Posta un commento