La lettera di Linda. Da cristiana sono favorevole all’accoglienza di chiunque, indipendentemente da razza, etnia, religione, colore della pelle e cultura, nomadi compresi. Però, non è accettabile che avvenga a scapito dei nostri più elementari diritti alla sicurezza. Non condivido, quindi, Famiglia Cristiana e le sue pesanti critiche a un Governo che cerca di regolamentare l’immigrazione.
I nomadi non lavorano, eppure campano benissimo. Spesso viaggiano con auto di grossa cilindrata, che un nostro operaio non riuscirebbe mai ad acquistare. Le loro principali entrate vengono dai furti che si verificano nelle zone dove, di volta in volta, si accampano e le loro vittime sono cittadini italiani onesti che lavorano e pagano le tasse. Se colti in flagrante, non sono nemmeno perseguibili, perché utilizzano nomi fasulli. Rilasciati ripartono, pronti a delinquere in un’altra zona.
Ben venga, allora, il censimento per sapere quanti sono e la loro identificazione prendendo le impronte digitali. E non mi scandalizzo affatto se vengono rilevate anche ai bambini rom per garantire loro l’obbligo alla frequenza scolastica. Secondo me, non è razzismo, ma reale e civile integrazione!
Parlando dell’immigrazione clandestina, come non provare comprensione e umana solidarietà verso le masse di disperati che, rischiando la vita e fuggendo da fame e dittature, arrivano nella nostra ricca Europa? Ritengo, tuttavia, che siano troppo semplicistici e retorici gli appelli al dovere dell’accoglienza, perché si mette a rischio la nostra convivenza, senza neppur risolvere il problema di un mondo diviso tra ricchi e poveri. Quei disperati hanno diritto a vivere e progredire là dove sono nati! Per questo le nazioni toccate dall’immigrazione dovrebbero unirsi in una comune battaglia per debellare la povertà nei Paesi d’origine e contrastare i Governi corrotti e autoritari che sfruttano questa povera gente.
Mi piacerebbe se Famiglia Cristiana assumesse una forte iniziativa in tal senso e invitasse il Vaticano a porsi alla testa di un movimento mondiale contro la povertà. Che, non dimentichiamo, è anche all’origine di guerre ed epidemie. Ma, per essere credibili e avere successo, è necessario dare l’esempio a tutto il mondo con atti concreti e coerenti. Penso che il Vaticano e la Chiesa dovrebbero ritornare all’insegnamento di povertà di Gesù Cristo, spogliandosi delle loro ricchezze a favore di chi soffre, e invitare gli altri Paesi a impegnare parte dei propri bilanci allo stesso scopo.
Nel frattempo, anziché distribuire lezioni di etica a destra e a manca, la Chiesa potrebbe, per prima, offrire accoglienza e ospitalità agli immigrati nei suoi palazzi e nei conventi. Diversamente, si finisce per predicare bene e razzolare male, facendo vacillare la fede dei credenti, come è avvenuto per la sottoscritta. Infatti, continuo a credere in Dio, ma non ho più fiducia nei suoi rappresentanti su questa terra! di Linda
La risposta di Famiglia Cristiana. Mi piacerebbe, cara Linda, darti una risposta semplice per un problema complesso. Purtroppo, le risposte semplici rischiano di banalizzare troppo, o di trasformarsi in caricature di soluzioni. Tale mi sembra, se me lo consenti, senza alcuna intenzione di far polemica, anche la tua proposta di alienare i beni della Chiesa e ospitare i diseredati in conventi e monasteri. Ma questo avviene già e la Chiesa ha sempre avuto una particolare attenzione per i poveri, da sempre. Spesso è l’unica voce che si levi a loro favore, supplendo anche alle carenze dello Stato nell’accogliere e assistere i più bisognosi. La Caritas è l’esempio più conosciuto, ma ti assicuro che sono tantissime le realtà di solidarietà che fanno capo alla Chiesa, senza le quali questo Paese sarebbe al collasso.
Detto questo, l’invito a una maggiore coerenza tra ciò che si predica e come si vive merita il massimo rispetto. La testimonianza dei credenti – qualunque sia la loro collocazione nella scala gerarchica – è la spinta che più affascina e stimola ad abbracciare il Vangelo. Che cosa c’è di più convincente – per fare qualche esempio – della testimonianza di un don Oreste Benzi, che di notte batteva le strade per strappare ragazze straniere al mercato della prostituzione, o di un don Tonino Bello che nel suo episcopio accoglieva intere famiglie di sfollati?
Sì, d’accordo: è questo il cristianesimo che tutti siamo chiamati a vivere. Resta aperta la risposta alle questioni che tu sollevi nella prima parte della lettera. Come si deve comportare la società nei confronti di immigrati e di coloro che, per cultura tradizionale, non accettano la sedentarietà (Sinti e Rom, cioè i popoli che, sbrigativamente, qualifichiamo come "zingari")? Quali regole di sicurezza e di ordine pubblico dobbiamo introdurre e far rispettare?
Problemi simili non appartengono solo all’Italia: tutti i Paesi che sono meta di immigrazione, li hanno già affrontati. Stabilire le norme è compito della politica; il Governo italiano ha preso alcune misure che sono state sottoposte a critiche. Anche noi, come ricordi, abbiamo avanzato delle riserve. Senza pregiudizi verso il Governo (come in passato), ma stando sui singoli provvedimenti. È legittimo avanzare critiche? Nei regimi autoritari no (ogni critica viene presa per un attacco), in quelli democratici sì, si discute e ci si confronta liberamente, avendo come obiettivo il bene comune e il bene del Paese. In nome di che cosa avanziamo delle critiche? Noi non siamo un partito politico, osiamo sollevare riserve in forza dei valori umani e cristiani che sono alla base della nostra convivenza. Le soluzioni politiche possono essere diverse, purché rispettose della dignità umana, dei diritti universali e dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, senza alcuna discriminazione.
Per essere concreti, di recente, Benedetto XVI ha messo in guardia dal pericolo di razzismo verso il quale stanno scivolando le nostre società. Ora, il suo monito non va misurato, se non vogliamo deformarlo, con l’una o l’altra decisione politica, ma con il messaggio cristiano della fratellanza di tutti gli esseri umani, perché figli di un unico Padre. La politica si colloca su un altro piano, ma le sue fondamenta sono costituite dalle risposte – per lo più implicite – a domande semplici ed essenziali. Come queste: chi è l’altro uomo? Quale convivenza è possibile tra diversi? Da qui derivano le concrete misure di ordine pubblico.
È nostro compito (ma lo è di tutti, al di là delle ideologie e degli schieramenti) vigilare e mettere in discussione la politica quando viene meno alla sua funzione "alta", che è quella di servizio e di attenzione verso i più deboli, per una convivenza civile e solidale. Come cristiani, alla categoria amico/nemico vorremmo sostituire quella più inclusiva di "fratello". di D.A.
Il messaggio di Papa Benedetto XVI. Questa è, anche al presente, nell’era della globalizzazione, la missione della Chiesa e di ogni battezzato; missione che con attenta sollecitudine pastorale si dirige al variegato universo dei migranti – studenti fuori sede, immigrati, rifugiati, profughi, sfollati – includendo coloro che sono vittime delle schiavitù moderne, come ad esempio nella tratta degli esseri umani. (…)
Come non farci carico di quanti, in particolare tra rifugiati e profughi, si trovano in condizioni difficili e disagiate? Come non andare incontro alle necessità di chi è di fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, emarginato, spesso escluso dalla società? A loro va data prioritaria attenzione. (…)
La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato sia per tutti uno stimolo a vivere in pienezza l’amore fraterno senza distinzioni di sorta e senza discriminazioni, nella convinzione che è nostro prossimo chiunque ha bisogno di noi e noi possiamo aiutarlo… l’esercizio della carità costituisce il culmine e la sintesi dell’intera vita cristiana.
1 commento:
Magari la risposta di Famiglia Cristiana poteva anche ricordare che non è vero che tutti i rom e sinti intendono essere "nomadi", e che non tutti "non lavorano, eppure campano benissimo. Spesso viaggiano con auto di grossa cilindrata, che un nostro operaio non riuscirebbe mai ad acquistare."
Sembra la collezione di tutti i pregiudizi su Rom e Sinti. Se una lettera fosse iniziata con "I Napoletani sono tutti ladruncoli, quando non veri e propri delinquenti di mafia. Sono ignoranti e chiassosi. Puzzano e non si lavano.", quella sequela di insulti ai cittadini partenopei sarebbe "passata in giudicato" così presto come questa?
Magar
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