sabato 18 ottobre 2008

Lippi ha vinto, l'Italia ha perso

Il 13 ottobre molti giornali e siti, tra cui Repubblica.it e Gazzetta.it, titolavano e spiegavano che finalmente si stava concretizzando una risposta alle derive razziste e neofasciste negli stadi. Infatti Marcello Lippi aveva deciso di scendere in campo contro fascismo e razzismo in genere. Moni Ovadia lo aveva contattato e gli aveva chiesto di interpretare dei passi sulla Shoa per un dvd da distribuire in tutte le scuole e l'allenatore aveva acconsentito. Scriveva il sito della Gazzetta dello Sport, autorevole punto di riferimento per i tifosi.
Intanto dopo gli episodi di Sofia si sprecano le dichiarazioni degli azzurri sull'accaduto. "Non è solo la nazionale di calcio, ma tutto il calcio italiano che può fare a meno di questi tifosi" le parole di Marco Amelia.
E il regista di origine ebraica, entusiasta dell'impegno del commissario tecnico della nazionale, spiegava: non voglio parlare solo di ebrei, ci sono i rom, i disabili... Lippi mi aiuterà con la sua pulizia morale di persona che rispecchia una parte di valori del nostro Paese a far capire quanto di ferocemente brutto ci sia in certi pensieri.
Per farla breve, Lippi avrebbe dovuto salire sul palco, come d'accordo, e con lui, a fare da testimonial, avrebbero dovuto esserci anche Jovanotti, Antonio Albanese e Nicoletta Braschi. Su molti blog i tifosi si erano scatenati, accogliendo con grande entusiasmo la decisione e l'impegno dell'allenatore a dire no in prima persona a episodi vergognosi e inaccettabili, che con il tifo di fede calcistica non hanno nulla a che fare.
Ma sul più bello, appena poche ore prima del suo debutto, Lippi ci ripensa, sciorinando scuse e arrampicandosi sugli specchi, in una conferenza stampa, trasmessa al telegiornale, che è tutta da ridere. Dice che lui non aveva capito, che pensava di dover parlare solo di razzismo, mica di altro. Lui, uomo tutto d'un pezzo, non si presta a certi giochetti e politica non ne fa. Annichilita davanti alla tivù, mi pare di averlo sentito usare il termine "deplorevoli", per definire nazismo e fascismo. Bontà sua. Poteva anche dire "riprovevoli", oppure "disdicevoli" o ancora "sconvenienti", o perfino che "non sta bene" dichiararsi apertamente fascista. Non ancora.
Insomma, niente politica sul palco di Lippi, peccato che negli stadi se ne faccia anche troppa, anzi si faccia decisamente apologia fascista e neonazista, con tanto di cori, striscioni e bandiere. Da farsi venire i brividi.

"Quindi schierarsi contro il nazismo e il fascismo significa "schierarsi politicamente?" , si è chiesto Moni Ovadia. E ancora: "Come si fa a non essere contro il nazismo?"
E ce lo chiediamo tutti, anche se sono certa che né Lippi né alcuna altra voce della Nazionale ci daranno una spiegazione di quanto sia accaduto davvero nel tempo trascorso tra il sì a un progetto tanto importante e il rifiuto secco di parteciparvi.
Comunque, a Lecce, l'Italia ha battuto il Montenegro per 2-1, una vittoria soprattutto per Marcello Lippi che eguaglia il record del suo predecessore Pozzo, con 30 partite senza sconfitte sulla panchina della Nazionale.
Il giorno dopo l'allenatore, abbronzato e sorridente, ha detto di essere soddisfatto perché ha reso contenti tutti gli italiani. Non è vero. Ci sono anche molti italiani che del calcio se ne fregano, ma che oggi ne parlano e sono profondamente indignati.
E soprattutto ci sono moltissimi tifosi che non sono contenti per niente (fatevi un giro per la rete e nei blog e vedrete), e che, ora più che mai, non si sentono affatto vittoriosi. Ma perdenti, come possono esserlo i cittadini di un paese dove non si può parlare di fascismo o nazismo, meglio di no. Dove la parola razzismo diventa quasi un tabù, una incredibile fandonia inventata dalla sinistra. Dove si nega la realtà e non si fanno i conti con il passato. Rischiando che ritorni ad essere un allucinante presente. di Claudio Priano

Nessun commento: