Beppe Rosso con i musicisti Marino Serban e Albert Florian Mihai hanno portato in scena lo scorso venerdì, alla Sala del Carmine a Orvieto, uno spettacolo d'impegno civile, intenso e molto piacevole.
"Seppellitemi in piedi" è la storia di un “campo nomadi” nato al confine tra una grande città, Torino, ed una più piccola, Venaria.
Il racconto di cronaca e di antiche storie rom cavalca la musica, elemento essenziale della cultura rom; la narrazione ripercorre l'eterno conflitto fra “nomadi e stanziali”.
Parole e musica riempiono la scena, le note della fisarmonica e del cembalon si intrecciano con la voce di Osman il capo del campo, con i discorsi del sindaco della piccola città in dubbio tra politica ed umanità, con quanto pronuncia il vecchio Carfin fuggito dalle persecuzioni in Romania, segue l'effetto fonico dell'arrivo di un elicottero.
Le vicende non vengono rappresentate ma sono evocate, i personaggi sono tratteggiati ed al pubblico resta il lavoro dell'immaginazione.
La sobrietà della scena aiuta a mantenere desta l'attenzione sul racconto che parte tra allegorie e metafore ed a poco a poco si trasforma nella narrazione dei fatti, veri, dolorosi; imbarazzanti per chi crede di appartenere ad una società civile.
Lo svolgimento dello spettacolo è come percorrere un sentiero dove la nebbia si dirada man mano che si avanza. Sono “zingari”, “nomadi”. Per molti di noi, "abitanti delle villette a schiera", costituiscono un elemento di disturbo con cui è difficile convivere.
Sono coloro che dicono " Mister, noi non rubiamo… vicino al campo non rubiamo mai ". Poi di colpo ci troviamo fuori dalla nebbia e ci appaiono diversamente: sono uomini, donne, vecchi e bambini, sono Cristiani. Sono tradizioni, musica, cultura, sentimenti che non possono essere chiusi nei recinti.
Sono senza diritti, per questo non resistono agli sgombri, perché "per resistere devi avere dei diritti, devi aver peso …". "Sono leggeri come atomi nel vento …" non si possono fermare perché sanno "… che quando il mondo è contro di loro è meglio assecondarne il movimento: farsi più in là, lungo la linea di minore attrito". di Carlo Brunetti
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