venerdì 24 ottobre 2008

Razzismo, argomento difficile da trattare in Italia

Tutto è cominciato per 'Famiglia Cristiana' con il numero 27 dell’anno 2008, in data 27 luglio, e con il “Primo Piano”, la rubrica con cui si apre ogni settimana quella rivista: un appuntamento abituale, anonimo e dunque da attribuire direttamente alla direzione oggi condivisa fra due sacerdoti paolini, don Antonio Sciortino (in foto), direttore, e don Giusto Truglia, condirettore.
Quel “Primo Piano” recava questo titolo: “Prima però le impronte dei parlamentari e dei figli”, preceduto dall’occhiello: “Silenzio assordante contro l’indecente proposta di Maroni” (cioè il ministro dell’Interno).
Quell’aggettivo, “indecente”, ha fatto scoppiare il caso. Un caso di cui si è parlato a lungo per tutta la scorsa estate ed ha fatto arrivare alla rivista della Pia Società San Paolo, il più diffuso settimanale italiano, una pioggia di articoli, editoriali, interviste su giornali, tv e radio, più migliaia di lettere, di telefonate, di e-mail, non esagero, da tutto il mondo (ne ho ricevuta una io personalmente dall’Australia, dove un amico mi aveva visto mentre una mia intervista veniva diffusa da Rai International).
Di questo caso parliamo qui stasera, con una precisazione rispetto a quanto ho appena detto: quella enorme massa di interventi, pubblici e privati, di politici, opinionisti, semplici cittadini, ma anche sacerdoti, religiosi e religiose, ha espresso in buona maggioranza una piena, cordiale, spesso affettuosa approvazione, l’incoraggiamento ad andare avanti con la critica libera, non faziosa ma democratica, alle decisioni dei governi di qualunque colore, così come era stato fatto ad esempio con quello precedente di Romano Prodi, in più occasioni.
Qualcosa di simile era del resto stato fatto poco prima, nel numero del 15 giugno, non nei confronti del governo ma del maggior partito di opposizione, il Partito democratico, e in particolare il suo segretario Veltroni, accusato di tenere i cattolici in secondo piano per favorire i radicali, con i quali del resto aveva confezionato prima delle elezioni quel “pasticcio veltroniano in salsa pannelliana” che la stessa Famiglia Cristiana aveva denunciato il 2 marzo senza tuttavia sollevare troppi scandali, benché il giorno dopo il voto non si potesse dire che non era stata profetica: l’80 per cento dei voti dei cattolici praticanti e impegnati in politica era andato a Berlusconi.
Non erano mancate, in quelle due occasioni, risposte polemiche in ambito politico, compresi i cattolici del Partito democratico che potevano sentirsi in imbarazzo venendo giudicati ininfluenti nella formazione parlamentare in cui erano confluiti, ma in quelle voci non c’era nulla di paragonabile con le reazioni suscitate dalla critica alle impronte digitali da prendere ai bambini rom. In quest’ultimo caso molti messaggi contrari, sia di lettori della rivista, sia di persone che non la leggono mai, come alcuni articoli di giornali del centrodestra, ci hanno dolorosamente colpito, non perché esprimevano opinioni diverse dalle nostre, e anche opposte – il che era perfettamente naturale in un Paese democratico - ma per il tono, il linguaggio, la durezza delle offese, l’augurio di malanni. Su tutto, dominava l’accusa di “cattocomunismo”, che mai ci saremmo aspettati con il nostro passato. di Beppe Del Colle, continua a leggere…

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