mercoledì 8 ottobre 2008

Razzismo, FaceBook smentisce Maroni

«Basta poltrire davanti al computer tutto il santo giorno! Basta con la scuse, non ci sono più né “se” né “ma”, il bene della comunità non può più aspettare!!! BRUCIAMO TUTTI QUEI MERDOSI UNTERMENSCHEN ZINGARI!!!», «ovunque c’è uno zingaro ci deve essere una molotov!!!».
Dove sono apparsi questi intriganti messaggi? Nientemeno che in una pagina di quella faccenda meravigliosa che è FaceBook, la moda del momento. Piccola spiegazione per i non introdotti. FaceBook è un «social network», ossia una «rete sociale» o, come forse meglio si traduce, «una rete per la socialità».
E’ una cosa che c’è nell’internet. Ci si iscrive al servizio e si ottiene una pagina web nella quale si possono scrivere sommarie informazioni su di sé e pubblicare fotografie, piccoli video eccetera. La mia pagina, però, può essere letta solo e soltanto da persone che siano iscritte a FaceBook e da me personalmente autorizzate. Queste persone, nella lingua semplificata di FaceBook, sono i miei «amici». E ci sono vari automatismi grazie ai quali io vengo sempre a sapere che cosa succede ai miei «amici» (ovvero: che cosa pubblicano nella loro pagina).
In sostanza, FaceBook è uno strumento molto pratico e comodo per tenersi in contatto con altre persone. Poi ciascuno lo usa come vuole: c’è chi restringe il numero degli «amici» agli amici veri e propri, e c’è chi accetta l’«amicizia» più o meno di chiunque. E spesso FaceBook permette di entrare in contatto con persone in genere non facilmente accessibili. Naturalmente, c’è chi dedica cinque minuti al giorno a vedere che succede nel giro degli «amici», e c’è - si dice - chi ci perde delle ore. Le mode funzionano così.

Lo scorso anno il must era Second Life, quest’anno è FaceBook. Su FaceBook ci sono tutti, naturalmente. Chi non è su FaceBook è perduto, è tagliato fuori. Il sottoscritto è su FaceBook, e su FaceBook ci sono, tanto per non fare nomi, il cabarettista-cantante-narratore Giorgio Faletti, il sindaco di Padova Flavio Zanonato, il costituzionalista Stefano Ceccanti.
In FaceBook è possibile creare dei «gruppi», che si raccolgono attorno a un tema di discussione o a un’iniziativa. Le pagine dei «gruppi» sono per lo più aperte a tutti affinché chiunque, se interessato al tema o alla cosa, possa leggerle ed eventualmente iscriversi al gruppo.
Le belle frasi che citavo all’inizio vengono proprio da una di queste pagine, intitolata «Brucia la roulotte di quartiere!!!» e pubblicata da Luca Murri e Andrea Atzori, studenti del Liceo Ginnasio «Ennio Quirino Visconti» di Roma.
Pubblico questi nomi (che sono già pubblici) avvertendo: potrebbero essere nomi inventati. Gli iscritti al gruppo (al momento pochissimi: una dozzina) contribuiscono con altri messaggi: «Odio odio ODIO gli zingari!!! Bisogna partire col bruciare le donne in modo che non abbiano più la possibilità di riprodursi... La battaglia è difficile ma ci vuole una tattica!!» (Lorenzo Felli, altro studente del «Visconti»), e i fondatori rincarano la dose: «Tutti insieme ribadiamo l’odio per quella sottospecie di individui merdosi che non POSSONO e non DEVONO abitare le nostre strade, mangiare il nostro cibo, elemosinare. Bestie immonde, veri cani randagi, questo siete zingari zozzi. Via! Aderite alla giornata mondiale... che poi deve essere ogni giorno... ogni ora... appena vedete uno zozzo». (Murri).
Raffaele Niro, dal quale ho ricevuta - attraverso FaceBook - la segnalazione dell’esistenza di questa cosa, ha usato parole ineccepibili: «Ognuno giudichi secondo la propria sensibilità, a me sembrano razzisti, vergognosi, violenti e cinici senza motivo». Altri hanno duramente condannato, talvolta ahimè con un linguaggio non molto migliore di quello dei due ragazzi. Andrea Barbieri, in un commento nel blog vibrisse da me curato, suggerisce invece: «Quella cosa secondo me è ironica. Forse è detta con l’intenzione di prendere per il culo gli xenofobi».
Adesso succederà quel che succederà. I gestori di FaceBook forse interverranno, facendo sparire quella pagina e bandendo a vita dal loro meraviglioso sito i temerari Murri e Atzori. I quali, se sono un minimo testardi, si registreranno con un altro nome e ricominceranno (oppure si stuferanno subito del giochino). Ma io, sinceramente, spero che questo gesto di censura non venga compiuto. L’internet è, per certi aspetti, una sorta di gigantesco bar. Nel quale viaggiano milioni di chiacchiere da bar.
La grande differenza tra un vero bar e l’internet-bar è, si dice, che nel vero bar ci sei col tuo corpo, e difficilmente riesci a usare un nome che non sia il tuo; mentre nell’internet-bar non ci sei col corpo e puoi usare un nome qualunque. Questo è vero, ma la differenza importante è un’altra. Al bar, il barista può mandarti al diavolo se fai certi discorsi. Nell’internet-bar, chi fa discorsi sgraditi al barista (ad esempio ai gestori di FaceBook) può essere cancellato in un amen. E io, in nome del mio diritto a far circolare nell’internet discorsi che spero intelligenti e utili, difendo il diritto di questi due cretini a far circolare le loro cretinate. di Giulio Mozzi

8 commenti:

Anonimo ha detto...

si...sono d'accordo...per queste cretinate vale la regola del divieto-calamita...se vengono 'censurati' o eliminati, saranno ancora più invogliati a darci giù di ignoranza!
confidiamo (confidiamo?) nel buon senso della maggioranza, sperando che i loro schiamazzi vengano lasciati cadere nell'isolamento.

u velto ha detto...

ciao Ludovica, abbiamo fatto un giro su FaceBook. gli spazi aperti contro le minoranze sinte e rom sono diversi e vedono impegante tante persone, Sindaci compresi.

Ale ha detto...

che schifo...sempre stato contro questo tipo di moda...
facebook e simili non servono a niente...

Anonimo ha detto...

Due premesse: sono su Facebook da circa un mese e mezzo (ancora sto tentando di capire come può funzionare) ed inoltre nel mio blog e nella vita reale mi occupo spesso di Rom e Sinti.
Non posso dire che non serva a niente: usandolo per i miei scopi ho conosciuto meglio persone che già frequentavo, trovato nuovi collaboratori e lettori, frequento gruppi di discussione sugli argomenti che mi stanno a cuore, ho trovato partecipanti ad iniziative... e sono solo all'inizio!
Certo, occorre anche tempo per seguire Facebook, e quello non lo regala nessuno.
E' una delle tante evoluzioni di Internet, che tende a creare occasioni di contatto. Facebook mima la società, e come nella società reale aumentano gli spazi per i razzisti e, come nella realtà, + uno è violento, + tende a rendersi poco identificabile (è gente che si fa forza del branco).
Insomma, per me è uno dei tanti strumenti, che può essere adoperato in maniera giusta o sbagliata. Ma nessuno pensa di abolire i pennelli, perché si usano per le scritte razziste.

Anonimo ha detto...

Personalmente uso Facebook per stare in contatto con le persone che operano sul web con i miei stessi interessi ... ad esempio Fabrizio.
E' utilissimo per avviare campagne intorno a specifiche cause o per convogliare firme per petizioni.

Funziona ... le firme arrivano e la voce si diffonde ... (resta da capire se poi le periziono online servano a qualcosa, ma questo è un altro discorso).

Lo uso anche per seguire e/o aprire e sostenere discussioni con le parti politiche e sociali più aperte. Ad esempio, anche se ormai mi sento molto lontano dai compagni del PD, ho moltissimi di loro nei contatti, ed interagisco molto con loro nelle discussioni sui temi che seguo.
Devo dire che le discussioni fatte con loro su facebook si sono estese, tra di loro ad esempio nella comunità online "circolo Obama", in cui hanno ripreso gli spunti di riflessione da me proposti.
Le idee vanno coltivate e promosse inutile tenersele in tasca, ovviamente si fa meno fatica a parlare con persone con visioni contigue che con quelle troppo distanti.
Inutile sarebbe parlare con Borghezio, per esempio, perché come si dice dalle mie parti: - A lavà a capa a o' ciuccio se perde ranno e sapone -.

Uso anche FaceBook come stimolo e come strumento di lobbying, in senso buono, per porre questioni che mi stanno a cuore ad alcuni politici di sinistra che sono presenti.
Una mia vittima predestinata è, ad esempio, il bravo e simpatico presidente della provincia di Roma, Zingaretti (uno dei migliori uomini politici messi in campo dal PD) a cui cerco di non far mancare spunti e commenti.

Quanto al ritratto sociologico che viene fuori dai gruppi xenofobi, che sono paurosamente estesi, serve a prendere coscienza di come le tematiche della giustizia e dell'intregrazione siano minoritarie e come la nostra società stia evolvendo verso un degrado pauroso, soprattutto nella componente giovanile.
Non mi faccio scrupolo di segnalare alla moderazione di FaceBook le cose più turpi che leggo (credo di aver contribuito alla chiusura dell'indegno "Bruciamo i Rom".
I meccanismi di moderazione di Facebook sono all'americana, basati sul politically correct e sul controllo sociale.
Si dovrebbe evitare di usare FaceBook per creare gruppi anti gruppo .. ma è utile e sacrosanta la denuncia individuale alla moderazione.

Ale ha detto...

beh...fabrizio e noblog, non posso che farvi i complimenti...

se tutti lo userebbero come lo fate voi, sicuramente sarebbe una delle armi principali contro il regime attuale italiano..

Anonimo ha detto...

Purtroppo Ale si muovono gocce nell'oceano.

Il più grosso gruppo italiano contro le politiche antizigane fa poco più di 500 iscritti.

Un gruppo anglosassone, in inglese, che stigmatizza le azioni del governo italiano supera di poco i 2000 iscritti.

Il gruppo "soft-razzista" più grosso: - + RUM - ROM, invece ha 18.251 iscritti.
Di cui 1.571 nuovi iscritti.

La disparità tra i numeri è spaventosa, la rete quando non è disattenta è apertamente razzista.

Anonimo ha detto...

Non sono assolutamente d'accordo!!!
La libertà di espressione ha un limite ben preciso: finisce quando la tua parola cerca, in qualkche maniera, di eliminare la mia, o quella di chiunque altro.

Quella della libertà di espressione è una favola per bambini, che sognano un mondo bello e profumato, fatto di dideali e di buone intenzioni. Non che sia sbagliato sognare, ma quando i sogni consentono a qualcuno di mettere a rischio l'esistenza di un altro essere umano, non ci si può fare illusioni: non intervenire è segno di una sostanziale complicità....o peggio.

Il fatto è che chiudere un account di facebook, o un sito internet, o una sede politica, da solo non see a nulla...e si rischia di scatenare un processo emulativo assai pericoloso. Bisognerebbe agire con gli strumenti che la legge dispone per questo genere di reato (perchè di reato si tratta), e sbattere questa gente in galera...o meglio...a servire nei servizi sociali...
magari facendo assistenza nei campi nomadi.

Solo così, ci si renderà conto che la libertà, concetto che noi occidentali amiamo tanto difendere, e per il quale abbiamo ucciso e siamo morti, non esiste.
Esiste invecfe la responsabilità...da cui nessuno può fuggire, e a cui tutti dobbiamo cominciare ad abituarci.