Un cinese è stato aggredito il 2 ottobre a Roma, da sette minorenni, che lo hanno lasciato per terra con un trauma cranico e il naso rotto. Nella stessa giornata, a Milano, un ambulante abusivo senegalese al mercato è stato pestato con una mazza da baseball da un italiano.
A Sesto San Giovanni è comparsa una scritta su un muro dalle parti dell'ex Falck, dove il 23 settembre scorso un nomade ha perso la vita in un incendio: recita "bruciate ancora romeni di merda".
A Roma nel VI municipio sono comparse scritte antisemite contro Anna Frank. Ieri invece una somala di 51 anni ha denunciato di essere stata umiliata, maltrattata e oltraggiata, tenuta nuda per ore all'aeroporto di Ciampino dagli agenti della polizia di frontiera aerea. Mentre solo tre giorni fa a Parma un ghanese ha accusato la municipale di averlo riempito di botte e insultato con ingiurie di carattere razzista.
Per ciascuno di questi episodi, soprattutto quelli in cui i presunti responsabili apparterrebbero alle forze dell'ordine, scattano i distinguo, i condizionali, le precisazioni. Ma messi in fila fanno comunque impressione.
Solo due settimane fa a Milano un ragazzo di 19 anni del Burkina Faso è stato ucciso a sprangate dal gestore di un furgoncino bar. Oggi la famiglia di uno degli aggressori del cinese è andata a trovare il sindaco di Roma Gianni Alemanno, "per chiedere scusa alla città".
Erano in lacrime, ha riferito il titolare del Campidoglio, spiegando che "il gesto è importante, mostra la consapevolezza che a Roma non ci può essere violenza" di questo tipo. Forse, ma Roma negli ultimi mesi è stata teatro anche di un certo numero di aggressioni contro gli omosessuali, l'ultimo caso il 9 settembre nei confronti di due ragazzi che camminavano all'ombra del Colosseo.
In ciascuno dei casi c'è sempre qualcuno che si affretta a spiegare che non si tratta di razzismo. Un comportamento da 'bulli di quartiere', non collegabile ad una "matrice politica", quello dei sette ragazzini che hanno aggredito il cinese, secondo il comandante dell'ottavo gruppo della polizia municipale Antonio Di Maggio.
E secondo Francesco Messina, capo della squadra mobile di Milano, all'origine dell'omicidio del giovane del Burkina Faso "non risulta alcun aspetto xenofobo, ma futili motivi". Mentre il senegalese ieri è stato picchiato a causa del "malcontento e della percezione di insicurezza nei confronti dell'abusivismo, che ormai ha raggiunto dimensioni intollerabili", dice l'Anva-Confesercenti di Milano, pur ammettendo che si è trattato di un esempio di "discriminazione".
Come nel caso del quartiere Pigneto di Roma, del 24 maggio, quando un gruppo di italiani incappucciati fece irruzione nel negozio di alimentari di un bengalese, devastando tutto. Venne fuori che il capo aveva un tatuaggio raffigurante Che Guevara. E il caso, da episodio razzista, venne declassificato a semplice criminalità.
Sul caso di oggi di Ciampino la polizia si difende spiegando che la donna aveva "precedenti specifici per traffico di stupefacenti", una circostanza smentita dal suo legale e che comunque non spiegherebbe frasi come "sei nera dentro e fuori", "ti mandiamo in un centro di igiene sociale", fino alla minaccia di consegnare i nipoti ad un assistente sociale, che la donna denuncia di aver subito. O il fatto di essere rimasta quattro ore svestita di fronte a un numero imprecisato di persone che entrano ed escono dalla stanza per poi essere ammanettata e distesa su una barella, il corpo ancora nudo coperto da un telo di cellophane da imballaggi e portata in queste condizioni in ambulanza al policlinico Casilino. Per effettuare una perquisizione da cui non emerge niente.
Intanto a Parma il sindaco spiega che "sembra che il ragazzo non c'entrasse nulla" con l'operazione antispaccio condotta dai vigili urbani, però la "polizia municipale riferisce di avergli chiesto le generalità, ma lui non le ha date ed è scappato". Ma questo di nuovo non spiegherebbe un piede sopra la testa, le manette e le botte, che il giovane denuncia di aver ricevuto insieme a insulti razzisti, fino alla scritta "Emmanuel negro" che sarebbe stata sulla busta dei verbali consegnata alla famiglia. Intanto emerge che uno dei vigili coinvolti è già noto alle cronache per un episodio simile, risalente a poco più di un anno fa. A settembre 2007 l'agente fu querelato per lesioni dopo una lite degenerata in scontro fisico.
1 commento:
il razismo in italia è assolutamente un emergenza e un problema da risolvere..
non dimentichiamo la storia...
anche nboi italiani siamo stati immigrati e non dimentichiamo di come ci hanno trattato..
le persone raziste sono solo ignoranti.
Posta un commento