venerdì 24 ottobre 2008

Roma, anche il Commissario pensa alla concentrazione di Sinti e di Rom

Lavoro finito: oggi il prefetto Carlo Mosca consegnerà al ministro dell´Interno, Roberto Maroni, il consuntivo del censimento nei campi nomadi romani da cui emerge un quadro desolante: metà dei 2.500 bambini trovati nei 50 campi visitati non erano mai stati vaccinati, il tasso di scolarizzazione è risultato molto basso e le condizioni di vita nei 40 insediamenti abusivi è apparso a livelli di estremo degrado. Il censimento è propedeutico alla "fase due", quella degli sgomberi e della riorganizzazione dei campi, punti salienti nei programmi di Maroni e del sindaco Alemanno. E a Roma, la ricognizione delle aree disponibili per è già partita.
Chiaro l´obiettivo dell´amministrazione: man mano che i campi abusivi verranno sgomberati, i 2.200 Rom e Sinti in condizioni di forte degrado identificati dal censimento saranno traslocati temporaneamente nei campi attrezzati già esistenti, e saranno poi accolti in una delle grandi proprietà comunali fuori dal Raccordo che la giunta provvederà ad attrezzare. Un elenco che, una volta completato, verrà consegnato al generale Mario Mori, come da lui richiesto. È infatti dell´ex capo del Sisde chiamato a dirigere l´ufficio Sicurezza la regia del piano mirato a stroncare gli insediamenti abusivi che spuntano come funghi negli angoli più nascosti della città.
Una strategia diversa da quella finora messa in campo dal gabinetto del sindaco. Secondo il generale Mori, infatti, non ci si può limitare ad interventi spot, con i Rom allontanati dalle baracche improvvisate sugli argini del Tevere o negli anfratti più nascosti a suon di cariche dei vigili urbani: inevitabilmente, non sapendo dove andare, i senza fissa dimora si spostano di qualche metro ricreando la stessa situazione di prima.
Ieri il capo della Sicurezza capitolina lo ha spiegato chiaramente al sindaco Alemanno e agli assessori Belviso e Marsilio durante la riunione riservata in Campidoglio: occorre dare una risposta più complessa coniugando sgomberi e accoglienza, repressione e politiche sociali. Individuando, appunto, un´area fuori dal Raccordo, il più distante possibile dai centri abitati...

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