A Roma il presidente del municipio circoscrizionale Talenti-Prati Fiscali, un certo Cristiano Bonelli (in foto) del Pdl, ha fatto chiudere le fontanelle dove andavano a bere ei rom del vicino campo nomadi. Il "minisindaco" si è giustificato dicendo: "Dovevo dare una risposta alla mia gente". Poi, sprezzante, ha ridacchiato: "Vorrà dire che andranno a prendere l’acqua a qualche altra fontana, tanto sono nomadi, si spostano, no?".
L'allucinante personaggio, che aspira forse ad entrare nell’eletta schiera dei Tosi, dei Gentilini, dei Borghezio, ha precisato: “Questo non è razzismo, farò anche un piano di integrazione”. Prima di diventare presidente di circoscrizione Bonelli organizzava con "Azione giovani" quelle che spiritosamente definiva "spedizioni pulitive" per "sottolineare la situazione di degrado a Castel Giubileo-Salaria".
Nel suo curriculum elettorale si vanta di aver bloccato il progetto di introduzione dei menù etnici in una scuola del quartiere Montesacro. Che trovasse un seguito in uno dei quartieri più "neri" della Capitale non era difficile prevederlo (il suddetto ha precisato che dopo la chiusura delle fontanelle la sua gente lo ha ringraziato), il problema è che non si tratta più di quattro gatti.
I razzisti sono ovunque, non solo negli stadi; il fascismo non è più strisciante. È al governo (impronte ai bambini rom, classi differenziate per i figli degli immigrati, esercito nelle strade...) ed è nella società che veniva detta civile: uccisioni, pestaggi, insulti, umiliazioni sui mezzi pubblici contro neri, cinesi, omosessuali, rom sono casi pressoché quotidiani.
Nei confronti degli ebrei finora ci sono state solo targhe commemorative distrutte e scritte offensive (l’ultima, qui a Roma, mette in discussione l’Olocausto), ma è avvertibile la sensazione che il limite potrebbe essere oltrepassato. Un conto, tuttavia, è se chi manifesta la sua vigliaccheria razzista è il bottegaio privo d’istruzione o il ragazzetto facilmente plagiabile, un altro conto se si tratta di poliziotti, vigili urbani o di esponenti politici e istituzionali, seppure "mini". E poi, diciamolo, fa una tremenda paura, dal caso Unipol in avanti, la distrazione, l’indignazione di maniera, il pio-pio di una larga fascia dell’opposizione. di Riccardo De Gennaro
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