Rilanciamo l’interessante testo di Nazzareno Guarnieri (in foto) sulla partecipazione dei Sinti e dei Rom. Guarnieri riprende il tema della partecipazione attiva e propositiva (empowerment), contrastando tutte quelle forme di partecipazione passiva e strumentale. Sucar Drom già da alcuni anni ha posto l’attenzione su questo tema con diversi interventi, segnaliamo "partecipazione, interazione e mediazione culturale". Oggi Guarnieri ridefinisce con maggiore forza questo concetto.
La partecipazione è oggi una strategia essenziale per le politiche di sviluppo, strategia che può mettere in discussione il modello dominante degli interventi di sviluppo se è collocato in una prospettiva di trasformazione sociale che si espande oltre i confini di un intervento specifico. Ma cosa si intende per partecipazione? La "partecipazione" non nasconde nella pratica un significato che dipende da interessi materiali dei soggetti che lo utilizzano?
E’ evidente una diversità di interpretazione e soprattutto un differenza tra la retorica e la pratica. Certamente la partecipazione attiva è oggi diventata uno “slogan” alla moda ricorrente in qualsiasi documento di progetto per Rom e Sinti, infatti nella realtà si registra una prevalenza del significato funzionale e strumentale della partecipazione di Rom e Sinti, in cui la partecipazione è solo un mezzo per raggiungere un fine determinato e che quindi NON si espande oltre i confini dell’intervento specifico.
- La partecipazione come un mezzo. Quindi una modalità di “partecipazione che privilegia i risultati della partecipazione con il coinvolgimento di Rom e Sinti come mezzo per raggiungere gli obiettivi di un progetto, per esempio:
a) una semplice informazione dei Rom e dei Sinti sugli obiettivi e le modalità di realizzazione del progetto,
b) una consultazione dei Rom e dei Sinti per utilizzare le loro conoscenze e capacità.
c) l'utilizzo occasionale ed improvvisato di Rom e Sinti nella realizzazione di progetti già definiti.
Cioè una partecipazione “condizionata” imposta dall’alto o anche il risultato di una presenza per ottenere i benefici materiali offerti dal progetto.
Infatti tutti i documenti di progetti per Rom e Sinti affermano di promuovere la partecipazione ad un intervento già strutturato nelle sue logiche di fondo, negli obiettivi e nelle metodologie, senza alcuna possibilità reale per Rom e Sinti di poter incidere nelle scelte, e la eventuale reale presenza di Rom e Sinti in questi progetti avviene solo per accedere ad alcuni benefici materiali e personali, questa è una pratica riduttiva delle partecipazione.
E’ sufficiente questa modalità della partecipazione per migliorare le condizioni di vita di Rom e Sinti, per incidere sulle scelte politiche ed evitare di ripetere gli errori del passato?
- La partecipazione come un fine. La condizione di esclusione e di discriminazione di Rom e Sinti non deriva solamente dalla privazione di beni materiali, ma dalla impossibilità di interagire nelle dinamiche sociali, culturali, politiche ed economiche che formano la nostra condizione di vita.
È evidente quindi che in questo contesto di “disconoscimento” delle nostre minoranze la partecipazione non può essere una questione di occasionale coinvolgimento più o meno sostanziale di Rom e Sinti, ma la partecipazione deve essere un processo per influenzare le scelte che determinano la nostra esistenza individuale e di gruppo. di Nazzareno Guarnieri, continua a leggere…
36 commenti:
Aiutatemi a capire una cosa per piacere. Viene da me una mamma di quattro figli e mi dice se posso aiutarla a fare la spesa. Per questa volta le faccio la spesa (venti euro di carne e dieci di pasta e altro) e passa il marito a ritirarla. Dopo qualche giorno il marito mi dice che siccome dove va lui spende meno è meglio che gli dò i soldi così ci pensa lui. Io ancora per questa volta lo aiuto per fare la spesa (trenta euro). Dopo un paio di giorni vengo a sapere che coi soldi della spesa ha comprato l'ipod per il figlio più grande perché lo chiedeva con insistenza. Dopo un paio di giorni la madre manda la bambina perché devono comprare da mangiare e non possono. Dò i soldi per la spesa alla bambina ma il padre la intercetta e le porta via i soldi, però la madre mi fa sapere che la bambina aveva fatto in tempo a comprare qualcosa nel vicino alimentari.
Senza che io voglia giudicare il comportamento degli altri, mi dite se ho sbagliato o se c'è qualcosa che devo capire?
ciao Anonima, fermo restando che un ipod non costa trenta euro, ti consigliamo di non dare denaro (se non in casi estremi) ma di acompagnare la famiglia ai servizi sociali del Comune o presso assocazioni (Caritas, Centro di Aiuto alla Vita,...) che possono intervenire in maniera strutturata.
importante è strutturare un progetto per superare i bisogni primari, costruendo un percorso di accesso al lavoro.
Cosa vuol dire "fermo restando che un ipod non costa trenta euro" ?
Comunque grazie per la risposta. Se mi han detto che ha comprato l'ipod, vuol dire che l'ha comprato, con trenta euro o più, o anche con meno denaro, non è importante se costa o non costa quella cifra. Io gli ho dato trenta euro, perché erano per comprare da mangiare. Mi sembra che questo è stato un caso estremo; io a dirla tutta gli avevo detto di portarmi lo scontrino per essere sicuro, perché non sono proprio sprovveduto. Grazie anche per il suggerimento di indirizzarli ai servizi sociali e comunque il comune ha già provveduto per la scuola (ma i quaderni e il resto devono comprarli loro), ha provveduto per l'acqua e mi pare il marito abbia fatto dei colloqui per il lavoro.
La cosa che non mi è piaciuta è che lui abbia usato il denaro per fare quello che voleva. Io i soldi li avevo dati prima a lui per comprare da mangiare, e lui li ha spesi in altro modo; poi li avevo dati alla bambina che la madre (preciso che ormai la conosco e siamo amici), aveva mandato e invece se li è tenuti sempre lui. Lo so che non devo mettere il naso nelle faccende degli altri, però non mi pare che questo atteggiamento di lui sia giusto. Era questo che volevo anche sapere, se è normale all'interno della famiglia rom, se ritenete che è giusto e fa parte della cultura. Vorrei capire per piacere.
Era Mao che diceva non dare un pesce ma insegna a pescare?
Oggi è venuto un giovane con la compagna e un bambino di pochi mesi.
Il ragazzo ha chiesto se potevo dargli dieci o trenta euro per comprare qualcosa e i pannolini. Gli ho detto che soldi è meglio non darne e che dovevano rivolgesri al Comune, all'assistente sociale; gli ho spiegato che mi hanno consigliato così. Allora mi ha chiesto chi me l'evesse consigliato. "Sucar Drom, una associazione di Sinti" è stata la mia risposta. "Non è vero, non sono mica un bambino. Sono tutte storie" mi ribatte e vista la mia irremovibilità se ne va arrabbiato con modi scortesi. Prima però era più gentile.
Insomma non mi ha creduto.
Sucardrom però sa bene che hanno paura ad andare dall'assistente sociale perché dopo gli fa un sacco di difficoltà e loro temono che portino via i bambini.
Mi correggo: Mi ha chiesto se potevo dargli dieci o venti euro
Però, scusate, non volevo farne un problema di denaro, perché se questa mamma che ogni tanto passava a chiedere uno o due euro mi chiede un aiuto per fare la spesa sono contento. Sono contento perché ormai la conosco e dopo una prima diffiddenza capisco i suoi problemi di trovare lavoro e anche il modo diverso di pensare alla vita, ai consumi, e poi perché so che con quei soldi fa la spesa. Non volevo sapere da voi cosa fare del denaro, perché in fondo è affar mio; vi ringrazio comunque del suggerimento, che in molti casi è utile. Il mio disappunto deriva dal fatto che se una mamma dice alla bambina di andare a fare la spesa, il padre non ha alcun diritto di intromettersi, prendere i soldi alla bambina e comprare quello che pare a lui.
Oltretutto, per dire tutta la storia a anche far capire il mio disappunto, il padre mi ha mandato sabato uno dei figli con uno scontrino di trenta euro e io gli ho spiegato che non potevo dargli i soldi perché non mi sembrava corretto. Il bambino ha capito. Il padre però è venuto nel pomeriggio, è stato qui più di un'ora a spiegarmi che doveva comprare la carne, e io alla fine, in fiducia, nonostante mi avesse detto che non voleva prendermi per i fondelli, gli ho dato trenta euro. Però, però, gli ho spiegato per ben tre volte che se doveva andare a prendere la spesa, pagarla e portala qui così che io potessi controllare.
Volete sapere se è tornato?
No. Non è tornato.
Magari adesso capite il motivo per cui mi sono un po' arrabbiato.
Lo so che sono un pollo, però ditemi voi che comportamento è questo.
ciao Anonimo, i soldi sono tuoi e giustamente puoi farci quello che vuoi. anzi è apprezzabile la tua sensibilità ai problemi che vivono queste famiglie.
certo che in molti hanno paura di andare dall'assistente sociale o comunque a farsi riconoscere da istituzioni che molte volte compiono dei veri e propri abusi ma non si può nemmeno pensare che tutti siano degli orchi cattivi, ne si può pensare che da sole queste famiglie ce la possano fare.
per fortuna esistono associazioni cattoliche (ad esempio Caritas) e laiche (ad esempio noi) che intervengono direttamente per costruire con le famiglie precorsi di autonomia (lavoro, casa, scuola...).
quindi è opportuno rivolgersi a queste assocazioni (la Caritas è presente in tutte le Province italiane) per trovare soluzioni "sane" ed evitare di entrare in dinamiche assistenzialistiche.
sappiamo tutti che lavoro e casa non si trovano velocemente e per questo è importante che si formino gruppi di Cittadini che aiutino queste famiglie ma sempre in un quadro di sinergie che sappiano risolvere queste situazioni di grande povertà.
inoltre, penso che sia giusto costruire un rapporto di fiducia che eviti equivoci o altro che porterebbero solo a dinamiche distorte e a frustrazioni.
in ultimo, è anche consigliabile avere la "manica larga" perchè tutti sappiamo che i bambini quando vanno scuola si confrontano anche in maniera feroce e quindi anche un ipod può essere uno strumento di interazione importante ma è indubbio che ognuno di noi è più portato a dare un aiuto per mangiare che non per comprare un ipod.
E' tutto giusto quello che dici, Carlo Berini.
La frustrazione può essere il sentimento che esprime quello che ho scritto. Però voglio approfondire proprio questo discorso, perché stamane ero intenzionato a descrivere l'emotività che il pensiero di questa storia mi ha procurato; mi ha fatto sentire svuotato, defraudato e offeso. Non pensare che lo voglio dire per rivalsa o per rabbia, lo dico da un punto di vista diverso, avendoci ragionato e discusso ieri per l'intera sera.
Forse è una sensazione comune a chi è debole e si sente sfruttato. Di certo la condizione di debole e sfruttato non è la mia. Non ho rancore e ho già perdonato, e poi al pensiero delle volte che mi hanno imbrogliato mi metto sempre a ridere. Però, ti ripeto, ripensando a questo preciso fatto, mi sono sentito svuotato, defraudato e offeso.
E' molto bello questo racconto ed esprimo la mia stima per il sincero amico anonimo.
Sono sempre difficili i "rapporti non equilibrati", ci si guarda e si parla da distanze siderali in cui è difficile capirsi sia da parte di chi chiede sia da parte di chi da.
Difficile valutare i reciproci bisogni ... le priorità.
Non ci sono risposte pre-costruite.
Hidden Side ti ringrazio di quello che scrivi ma il tuo commento non rende giustizia di questo fatto in sé banale, come scrivi tu.
Anonimo, non c'è niente di banale tra due mondi che si incontrano.
Che possono non capirsi, il rom che non capisce la tua diffidenza, la tua difficoltà a capire come un bene voluttuario rientri nei bisogni, ma che è comunque importante che vengano in contatto.
Scusa ma di quale diffidenza parli?
Gli ho pagato il viaggio per andare in vacanza, gli ho comprato il necessario per la scuola, gli ho comprato le scarpe, gli ho comprato qualche vestito, gli ho comprato delle medicine, gli ho fatto la spesa, gli ho dato i soldi per la spesa e gli ho chiesto di portarmi lo scontrino, gli ho dato ancora i soldi per la spesa e gli ho chiesto ancora lo scontrino nonostante non me l'avesse portato. Dici che lui ha pensato che ero diffidente? Ah! allora è colpa mia. Adesso ho capito, grazie.
Ehmm... gli ho pagato il biglietto del treno, non la vacanza.
Ma non è affatto questo che ho detto!
Sto cercando di dire che in un rapporto non-paritario, qualsiasi rapporto non paritario, anche quello tra padre e figli, INDIPENDENTEMENTE dalla sincerità e dalla generosità delle intenzioni (ammiro moltissimo le tue!) si generano incomprensioni dovute proprio al fatto che il rapporto non è equilibrato.
La mia generosità e la mia sincerità non c'entrano. Valgano solo come esempio concreto dato che ho dovuto spiegare meglio perché sennò sembrava che dò i miei magri guadagni a destra e a manca; inoltre tu non puoi sapere se il mio sia un gesto di superbia o di vanità personale perché non lo so nemmeno io, e pertanto le intenzioni mie non le puoi giudicare nemmeno per dire che sono buone. Detto questo, quale incomprensione può esserci se dico a una persona: "Mi chiedi un aiuto per la spesa e io ti dò i soldi per la spesa, però a patto che tu questa volta mi fai vedere cosa hai comprato. Se ti va bene, se sei d'accordo, ti dò i soldi per fare la spesa, altrimenti non te li dò".
A me pare che avevo parlato chiaro. Se lui non era d'accordo me lo doveva dire. Se chiedeva di comprare le sigarette, non gli davo niente. Allora, mi pare che sia giusto e onesto sapere cosa compra.
E l'altro punto è che i soldi la volta precedente li avevo dati perché mi erano stati chiesti dalla moglie di lui, e lui non poteva impossessarsene perché se io lo avessi saputo prima probabilmente non glieli avrei dati. Ma questo fatto me l'ha chiarito un po' sua moglie anche se è un po' confuso; comunque le ho spiegato che non ci si comporta così e lei ha detto che sono cambiato. Questo mi dispiace ma se è come dite è difficile capirsi. Ma io la buona volontà ce l'ho messa; lui, cosa ha voluto dimostrare? Si è forse sentito offeso o umiliato? Devo pensare questo, devo pensare che sbaglio io? Sucar Drom e Hidden Side mi volete far credere che sono sbagliato io? Ditelo, non mi offendo mica.
Giustamente dici che non si può giudicare le tue intenzioni, perché sono un fatto personale, come sono personali le motivazioni del tuo interlocutore che ti chiede aiuto.
Continuo a dirti sono dinamiche personali complesse, squilibrate, perché c'è una persona in condizione di chiedere ed una in condizione di dare e le parti potrebbero non scambiarsi mai.
Ma a questo punto proprio perché sono dinamiche private nessuno ti può dare un parere perché sono risposte che ti devi dare tu e si deve dare il tuo amico.
Per il resto ti confermo la mia simpatia, che è un fatto empatico non è un giudizio.
Ah, ho capito; è come dicevo: questo fatto è una dinamica privata. Quando si tratta di criticare gli altri, allora sì; quando invece faccio notare che questo comportamento al momento mi ha fatto dire che in fondo era la solita storia di fregature ma che poi ha provocato in me quel dispiacere al ripensarci, tanto da farmi scrivere che mi sono sentito, nel ripensarci, svuotato, defraudato e offeso, non importa, vero?
Bella obiettività.
Lasciatemi precisare bene; la madre si comporta bene e il padre si comporta bene, e d'accordo: un bene voluttuario può anche avere la stessa importanza di un bene primario. Capisco che il padre con questo abbia voluto fare bella figura coi figli e abbia usato quell'arte di arrangiarsi che hanno tutte le persone che si trovano in difficoltà. Il punto non è questo, non sto dicendo nulla del comportamento dei genitori in quanto genitori. Sto dicendo che questo comportamento di lui, che è una persona che cerca di arrangiarsi essendo in difficoltà, non lo capisco. Mi domando: lui trova una persona che gli dice che quando ha bisogno ogni tanto lo aiuta per la spesa purché gli porti lo scontrino per controllare, e allora perché lui rovina tutto? Cosa ci guadagna?
Se è davvero una persona che campa di espedienti, perché mi deve trattare a quel modo? E' questo che non capisco.
Oltretutto questa famiglia ha ancora bisogno dell'aiuto degli altri, e allora perché rinunciare così per niente all'aiuto di una persona? perché tanto ci sono altri che l'auitano e allora può permettersi di mandare a quel paese me?
Io quei trenta euro li davo a qualcun altro, quindi lui ha portato via il denaro che spettava a qualcun altro. Ma questo riguarda la sua coscienza e non mi interessa.
Quello che non capisco è: cosa gli ha giovato prendermi in giro così? Adesso loro sono in difficoltà con la roulotte che forse gli entra l'acqua; lei ha chiesto il mio aiuto ma io le ho detto che non dò più niente. Allora lui, comportandosi in quel modo che mi ha fatto sentire svuotato, defraudato e offeso cosa ci ha guadagnato? Perché uno deve comportarsi così?
Hidden Side devi spiegarmi perché se un Rom che tira a campare tratta male me è una dinamica privata e se invece una povera donna che tira a campare tratta male una ragazza rom è una dinamica razzista e la si porta in tribunale.
ciao Anonimo, mi sembra che stai facendo confusione. come ha scritto bene Hidden Side la questione tra te e la persona che hai aiutato è una dinamica privata con tutti i limiti che hanno sempre queste situazioni.
la dinamica razzista c'è quando un comportamento è motivato da un'idea razzista.
nel tuo caso si potrebbe parlare di razzismo se la persona che ti ha trattato male lo avesse fatto perchè appartieni ad una specifica etnia e/o lo rifarebbe solo ed esclusivamente a persone appartenenti alla tua stessa etnia.
Non direi che è solo questione d'etnia, potrebbe essere odio su base economica.
Non accetto la questione del bene voluttuario per l'integrazione quando il problema sembra essere il mangiare...giustificare un simile comportamento è per me prendere in giro le persone.
Se a fare questo fosse una persona nelle medesime condizioni ma di etnia differente il vostro giudizio sarebbe stato differente!
Xpisp, fai confusione e sbagli!
Scusa Carlo, tu scrivi che "la dinamica razzista c'è quando un comportamento è motivato da un'idea razzista.".
Allora io ti chiedo da cosa puoi dire che un comportamento è motivato da un'idea razzista. Da cosa giudichi una persona se è razzista o no.
Poi scrivi: "nel tuo caso si potrebbe parlare di razzismo se la persona che ti ha trattato male lo avesse fatto perchè appartieni ad una specifica etnia"; e io rispondo che mi ha trattato così perché lui appartiene ad una specifica etnia e lui pensa quindi che è nel diritto di trattarmi così.
Scrivi che "lo rifarebbe solo ed esclusivamente a persone appartenenti alla tua stessa etnia" come dire che può trattare male tutti i gestori di bar, di tabaccherie e di alimentari per esempio?
Comunque ho avuto modo di rifletterci ancora.
So bene che comprare un ipod è importante, però io gli ho dato i soldi per comprare da mangiare.
So bene che a scuola si guardano e si confrontano e che se tutti gli altri hanno l'ipod un ragazzino che non può permetterselo si dispiace.
Ma come la mettiamo col figlio di un operaio che deve pagare l'affitto, le bollette, i vestiti, le scarpe, i quaderni e che non ce la fa a tirare avanti? Come fa a comprare un ipod al figlio, quando tutti i suoi compagni ne hanno uno, anche i compagni che hanno il papà che non lavora, che non paga l'affitto, le bollette eccetera?
Non ti pare che abbiamo creato un'ingiustizia verso chi non ha l'ipod e non se lo può permettere e non inganna il suo prossimo per averlo?
ciao Anonimo, faccio un esempio. ho un negozio di alimentari e metto fuori un cartello con scritto: vietata l'entrata ai Rom.
oppure ho sempre un negozio di alimentari e quando entra un Rom gli dico: non ti vendo niente perchè sei Rom.
ma se io chiedo ad un conoscente di darmi dei soldi per fare la spesa e poi i soldi li spendo per giocare al superenalotto, per esempio, il problema è nel rapporto di fiducia che c'è tra me e la persona che mi dà i soldi. il razzismo non c'entra niente.
il fatto è che quella persona si è comportata in maniera scorretta con te non dicendoti la verità. ma queste dinamiche sono normali nei rapporti squilibrati perchè chi chiede ha sempre la paura che la persona non riconosca un bisogno, in questo caso l'ipod, che per chi chiede è comunque importante.
proprio per questa ragione è sempre meglio coordinarsi con chi ha esperienza e cercare di risolvere alla radice il problema.
Aspetta, Carlo, permettimi di spiegare meglio.
Avevo stabilito che se avessero avuto bisogno di comprare qualcosa per la scuola o anche qualcosa per mangiare (come consigli tu, per necessità), avrebbero dovuto portarmi lo scontrino per verificare che avevano comprato proprio queste cose. E' andata così per due o tre volte, poi qualcuno (guarda caso il marito) ha pensato bene di guadagnarci. Ma lui in questo modo ha messo in difficoltà la sua famiglia. Cosa vuol dire questo, vuol dire che trova aiuto da qualunque parte?
Io ci ho pensato, e ho capito che non dovevo dare nemmeno quei pochi soldi. Dovevo capirlo subito la prima volta che non mi ha portato lo scontrino da controllare. Io avevo fatto un patto con lui, e lui mi ha ingannato. Ma io non ci ho rimesso niente, anzi! Invece di dargli i soldi per la spesa, per esempio tutte le settimane (come poteva benissimo capitare) non spendo più niente.
Non avrei dovuto dare denaro, è vero. Ma questo non mi consola.
Allora, io non dovevo dagli più niente perché non mi ha portato lo scontrino per controllare; invece gli ho dato fiducia ancora, e lui allora avrà pensato che ero contento così di farmi ingannare. Ha visto che funzionava così e ha pensato che poteva fare così; dunque è vero che c'è un problema di interazione.
Quindi hai ragione tu quando dici di indirizzare le persone a chi è competente.
Ti chiedo: è giusto che dovevo essere inflessibile e chiedergli di stare ai patti? E' giusto dirgli che se vuole un aiuto deve rispettare me e il patto di portarmi lo scontrino?
Adesso, scusa, mi dai del razzista se ti chiedo anche: queste dinamiche sono comuni o capitano solo a me?
Ma scusa ancora e scusa se mi sovrappongo al commento di prima, Carlo, tu mi fai notare che Hidden Side dice che è normale quello che lamento io perché tra me e questo mio quasi coetaneo rom c'è disequilibrio, in quanto lui è nella condizione di chiedere un aiuto per necessità. E la mia necessità non conta niente? Volete dire che si tratta solo di un dare ed avere di denaro? Ma io dico di no! altrimenti non ci rimanevo così male a tal punto di dire che mi sono sentito svuotato, defraudato e offeso. Non pensate che da questo spiacevole episodio di inganno o di truffa posso aver riportato un danno psicologico? Vi è sfuggito che la stessa moglie di questo mio coetaneo rom ha notato che sono cambiato? E anch'io mi sono accorto che sono cambiato. Per fortuna adesso cercando di capire, anche col vostro aiuto, me ne sto facendo una ragione. Non voglio parlare di danno esistenziale perché sarebbe troppo; ma voi senza curarvi di me non considerate che se per lui era solo un fatto di denaro, per me era un fatto di relazione: è per questo che ci sono rimasto così male! Perché a me del denaro non importa niente. Il mio gesto di generosità voleva essere confermato. Io volevo essere considerato nel mio gesto di relazione. Ma come, scusate: io dò la mano a una persona e questa persona me la morde? Non ero competente di certe problematiche di interazione, però il sentimento non ha mica una bandiera; ma dove sta scritto che in una relazione sbilanciata uno deve svuotare, defraudare e offendere l'altro?! Non c'è mica giustificazione per questo comportamento. E non lo sto dicendo perché voglio un risarcimento, figuriamoci! Sono rimasto dispiaciuto di essere stato trattato come se non esistessi. E sono stato trattato così per quale motivo, perché non sono Rom? sono stato trattato così perché il rispetto è dovuto solo da Rom a Rom? Se è così, sai che bella integrazione o interazione!
ciao Anonimo, per prima cosa mi piacerebbe che ti firmassi, parlare con un "anonimo/a" non è proprio il massimo dell'interazione.
la seconda cosa è che se ogni Sinto e Rom dovesse fermarsi ad ogni singola forma di discriminazione che subisce fin da bambino, questo spazio web sarebbe una valle di lacrime.
la questione è abbastanza semplice per chi lavora nel sociale ma capisco che può colpire la persona che non ha mai vissuto queste dinamiche.
se in queso spazio web ci fossero due appelli: uno per sfamare una famiglia e uno per acquistare un computer da dare ad un'attivista per i diritti civili, a quale arriverebbero più soldi?
la risposta può essere semplice e aiutarti risolvere i tuoi dubbi.
Ciao, Carlo, scusa però se sono libero di non firmarmi preferisco così.
Tu dici che ogni Sinto e Rom subisce fin da bambino ogni forma di discriminazione; e allora io ti chiedo se questo fatto lo fai diventare una giustificazione per potersi comportare scorrettamente nei confronti di chi non è Sinto o Rom.
E dimmi: quante sono le persone che lavorano nel sociale, e quante sono invece le persone che non lavorano nel sociale e sono colpite perché non hanno mai vissuto queste dinamiche?
Cosa si può dire a queste persone? Cosa si poteva dire a quel pensionato che dopo aver subito un furto con destrezza in casa avendo fatto entrare con fiducia delle persone poi si è sentito così umiliato da farla finita?
Cosa devo fare io che ho sentito l'effetto di questo episodio soltanto dopo e non trovo una spiegazione che mi faccia capire se è così che va il mondo o se sono io che non vado bene?
O sono io troppo sensibile o sono stato fin troppo forte, oppure sono cambiato ma la colpa non è mia. Per capire, è come un colpo che al momento mi ha lasciato in piedi ma che dopo si è fatto sentire. Questo vuol dire che sono io nella condizione di essere debole? Non so. E adesso non sto mica facendo storie inutili, ho solo chiesto di capire e ho posto delle domande alle quali ho avuto solo risposte parziali.
E' vero, penso anch'io che chi lavora nel sociale la trovi una questione semplice, ma allora il punto qual è, è che ho sbagliato io? Dovevo ignorare una richiesta di aiuto? Bella pretesa! Allora la prossima volta mi farò gli affari miei.
Perché avete pensato che ero una donna?
E' singolare però che da principio abbiate pensato, sbagliandovi, che ero una donna e mi abbiate chiamato Anonima.
Forse è proprio una dinamica privata come dite. Forse perché adesso mi sono persuaso che certe incomprensioni non si possono attribuire solo a lui, che comunque ha sbagliato nei miei confronti. Mi rimane il dubbio che questo modo di fare non abbia giovato a nessuno se non al momento in cui lui si è trovato con trenta euro in tasca e non ha fatto rientro a casa. E poi... si vedrà.
Lasciamo che i rapporti tra le persone siano di competenza a chi è di competenza, e quando non ci si capisce si manda tutti in Comune e dalla Caritas, e speriamo che col tempo un po' di noi diventi loro e un po' di loro diventi noi, e così diventiamo un tutti, senza che dinamiche private interferiscano più di tanto.
ciao Anonimo, in un primo tempo pensavamo che foste due persone diverse. per questo Carlo Berini ha chiesto la firma che può benissimo essere un nome di fantasia ma almeno non si fa confusione.
siamo dispiaciuti che sia ancora nella fase della delusione cocente e non voglia più aiutare chi ti sta vicino e ha bisogno.
come ha detto Berini non è che tu debba lasciar fare agli "esperti" ma coordinare il tuo agire con loro.
Abbiamo fatto un po' di chiarezza e così qualche cosa per la scuola gliela posso comprare io.
siamo felici.
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