Prima delle 8 di mattina, il 18 dicembre 2008, erano già presenti una pattuglia di vigili e il camion per trasportare le poche cose che le quattro famiglie rom custodivano nelle loro baracche. Poi sono arrivate le ruspe, ma i Rom se n’erano già andati.
Così è iniziato lo sgombero del campo di via Orzinuovi 104, uno sgombero annunciato. «È semplicemente la prosecuzione dei procedimenti di chiusura di tutti i campi nomadi – spiega il vicesindaco Fabio Rolfi – così come si legge nei punti del nostra campagna elettorale, inseriti nel programma di mandato».
Con questo è il terzo campo ad essere chiuso, dopo l’abbattimento dei campi abusivi di via Serenissima e di via Girelli. L’operazione è stata possibile in quanto le baracche sono state liberate dagli occupanti.
Stupisce il momento scelto, giusto prima di Natale, e viene da chiedersi se non si poteva aspettare dopo le feste a mettere in moto le ruspe. Ma il vicesindaco (e assessore alla Sicurezza) Rolfi assicura che «a tutti i rom che risiedevano nel campo è stata trovata una sistemazione, nessuno è rimasto in mezzo alla strada».
Il “campo” era ormai ridotto a quattro baracche che ospitavano una coppia proveniente dal Kossovo, un serbo e una famiglia di slavi, senza bambini.
I due anziani, seguiti dai servizi sociali, sono stati trasferiti in due alloggi comunali, al rom, assente dal campo da oltre tre mesi, è stato annullato il domicilio, mentre l’altra famiglia è stata spostata nel campo nomadi di via Borgosatollo.
Il caso più drammatico è quello di Luisa, cioè Mariana Miclescu, romena di 29 anni, gravemente malata e incinta, a Brescia da circa 6 anni, prima in abitazioni di fortuna e poi nel campo di via Orzinuovi, dove ha sempre pagato regolarmente l’affitto all’Amministrazione comunale. Nella baracca la donna viveva con il marito, Silvi, dipendente della Tnt, e con tre dei quattro figli, il quarto dei quali è in affidamento perché gravemente disabile.
«Per questa famiglia – sostiene Rolfi – non è stato trovata nessuna abitazione alternativa, dato che la donna è stata sorpresa in flagranza di reato di spaccio e secondo il regolamento comunale non ha diritto ad un aiuto da parte del Comune».
In realtà la vicenda di Luisa sarebbe molto più complessa, «rispetto alla denuncia è stato presentato il ricorso al Tar e chiesta la sospensione del reato», spiega Luigino Beltrami di osservAzione, ricerca e azione per la difesa dei diritti dei rom e dei sinti.
«Il problema - continua Beltrami - è che l’azione del Comune di sgomberare il campo e di non trovare una soluzione per Luisa si è presentata nelle more della decisione del Tar, che è attesa tra pochi giorni».
L’amministrazione comunale continuerà nell’impegno di chiudere tutti i campi cittadini entro metà del mandato, «nella convinzione - si legge in una nota del Comune firmata dal vicesindaco Fabio Rolfi e dall’assessore Giorgio Maione - che il modello sociale del campo non ha favorito l’integrazione ma piuttosto l’emarginazione».
«Le prossime operazioni - concludono i due esponenti della Lega Nord e di Forza Italia - muoveranno da un’analisi dei singoli individui e delle famiglie presenti nelle realtà ancora da sgomberare, per rispondere efficacemente alle esigenze di disagio sociale o a quelle abitative dei residenti». di Lucilla Perrini
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