Il movimento “Giornalisti contro il razzismo” ha rilanciato in questi giorni una loro campagna. Dopo aver ottenuto, da alcune agenzie stampa, l’impegno a non utilizzare più la parola clandestino, ha lanciato una campagna anche su altre parole: vu cumprà, extracomunitario, nomade e zingaro.
Questo movimento vede l’impegno di molti giornalisti che si batte per un’informazione corretta nei riguardi degli immigrati e delle minoranze. E propongono delle alternative a queste parole discriminati alla stampa nazionale e in generale a tutti i media. Termini corretti come ambulante al posto di vu comprà o far riferimento al Paese di provenienza al posto di extra-comunitario anche perché nessuno in Italia utilizzerebbe questo termine per uno statunitense o uno svizzero.
Giornalisti contro il razzismo ha posto anche l’accento sui termini “zingari” e “nomadi” ancora di uso corrente nei media. In questo caso noi di sucardrom abbiamo provato a fare una piccola sperimentazione, senza dare particolari spiegazioni, con i nostri lettori e ne è uscito un dato sconfortante.
Hanno partecipato al sondaggio solo 83 persone (al sondaggio precedente hanno partecipato 341 persone) e di queste il 59% ha votato per l’eliminazione della parola “zingari” dal vocabolario, il 38% la manterebbe mentre il 2% ha risposto non so.
La questione sui termini utilizzati per denominare le popolazioni sinte e rom ci ha visti impegnati su diversi fronti. Perché anche molti Rom e Sinti utilizzano ancora i termini “nomadi” e “zingari”. La questione è però abbastanza complessa perché mentre per gli appartenenti alla cultura maggioritaria questi termini sono sempre da usare, per i Sinti e i Rom è usato un termine o l’altro a seconda dell’interlocutore che si ha di fronte.
Di fatto molti Sinti e Rom che mai utilizzerebbero questi termini quando parlano tra di loro, li utilizzano se l’interlocutore è un’appartenete alla cultura maggioritaria. Quella che noi di sucardrom definiamo “sudditanza psicologica”.
I termine “nomadi” e “zingari” sono degli eteronimi, ovvero dei nomi inventati da appartenenti alla cultura maggioritaria. Inoltre, definiscono una realtà stratificata nei secoli per la parola “zingari” e negli ultimi quaranta anni in Italia per la parola “nomadi” che è molto lontana dai mondi sinti e rom.
Il termine “zingari” deriva da “athiganoi” che può essere tradotto in “intoccabili” o “paria”. Il termine greco è stato utilizzato anche per definire una setta eretica, gli atsiganti. Il termine “nomadi” deriva da “Opera Nomadi”, fondata negli Anni Sessanta in Italia.
Questi due termini hanno fortissimi limiti concettuali che si possono identificare su due piani diversi: in primo luogo sono denominazioni costruite e decise da appartenenti alla cultura maggioritaria (in senso numerico) che applicano una vecchia necessità etnocentrica di categorizzazione; in secondo luogo, questi termini, non sono in grado di designare con precisione le popolazioni sinte e rom, presenti in Italia, perché non hanno una definizione semantica precisa.
Il divario che esiste tra la classificazione imposta dalla cultura maggioritaria e quella propria delle popolazioni rom e sinte non è mai stato superato. Il primo deve categorizzare per dare risposte compiute sostenute da metodologie scientifiche; il secondo deve semplicemente chiamare per nome una realtà concreta, contingente, estremamente prossima: la sua stessa vita quotidiana.
Più precisamente si dovrebbe segnalare anche un minor interesse dei Rom e dei Sinti a fornire dati per l'identificazione "arbitraria" da parte degli appartenenti alla società maggioritaria. Questo perché, ad oggi, pochi sono i progetti che vedono protagonista la partecipazione attiva degli stessi Sinti e Rom.
Nessuno è riuscito fino ad ora a proporre elementi che giustifichino sia il termine "nomadi" che il termine “zingari” tanto che è quasi lecito affermare che queste parole non significhino niente perché non designano nulla. Categorie, quella dei “nomadi” e quella degli "zingari" inventate da appartenenti alla società maggioritaria per porre di fatto i Sinti e i Rom a distanza dal “normale cittadino”.
In Italia sono presenti Sinti e Rom e infatti tutte le organizzazioni internazionali utilizzano solo ed esclusivamente questi due autonimi, cioè una definizione che queste popolazioni in Italia danno di sé. Rispettare questo assunto è il primo passo per garantire la possibilità a Sinti e Roma ad una partecipazione attiva e decisionale. Perchè, come gli ultimi quarant’anni insegnano, se già parti con il piede sbagliato, l’etnocentrismo, sarà impossibile costruire un rapporto tra le culture libero da equivoci e da malintesi.
5 commenti:
La parola "eteronimo" è un aggettivo.
ciao Anonimo, non ci risulta. eteronimo deriva dal greco "héteros" e "onoma" = altro/diverso nome
Eteronimo è un aggettivo che si riferisce ad una coppia in cui si indicano con nomi diversi gli elementi della coppia stessa, come per esempio fratello/sorella.
Eteronomo invece è un aggettivo che si riferisce a ciò che trae forza di azione dall'esterno; il contrario di autonomo.
I sostantivi sono eteronimia ed eteronomia
Un po' di ordine. Eteronimia significa effettivamente quanto detto dall'anonimo.
L'aggettivo (anzi, l'aggettivo sostantivato) che qui si intendeva usare era probabilmente "esonimo": ad esempio, "Londres" è l'esonimo di London in lingua francese, come "Londra" ne è l'esonimo in lingua italiana. "London", invece, è l'endonimo, il nome utilizzato dagli abitanti stessi per designarla.
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