È stato presentato ieri sulla scalinata di Palazzo Barbieri l'appello per «Verona città aperta» lanciato via web e sottoscritto già da trecento persone. In esso si chiede di poter vivere in una città «normale» senza «incorrere in continui divieti che impediscono anche le più semplici azioni del vivere quotidiano, come fare un gesto di umanità verso mendicanti e barboni, mangiare o bere in luoghi pubblici, sentire e vedere suonatori e artisti di strada» e dove e si dia spazio «alla convivenza, vincendo le paure indotte e resistendo a divieti assurdi e pregiudizi».
L'appello è stato illustrato, tra gli altri, da Renzo Fior (in foto), responsabile della comunità Emmaus di Villafranca, Mao Valpiana del Movimento nonviolento, Giannina Dal Bosco, Giuseppe Malizia e da Giacomo Corticelli.
«Oltre all'appello per una città solidale in cui non si tolgano più le panchine dai parchi per impedire ai poveri di sedervisi», affermano i promotori, «faremo tre incontri: con Federica Panizzo, l'avvocato che difese i Sinti dagli attacchi della Lega, con il procuratore Guido Papalia, che farà una lettura delle ordinanze del sindaco Flavio Tosi e con Mao Valpiana che parlerà di disobbedienza civile».
Il percorso, aggiungono, si chiuderà con un evento pubblico in cui sarà esposta la mostra fotografica sugli «orrori di una città che ha scordato i valori dell'accoglienza e in cui la "sicurezza" diventa cardine che giustifica ogni misura, trasformando ogni malessere in egoismo sociale». Per adesioni: veronacittaaperta@hotmail.it
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