lunedì 15 dicembre 2008

Roma, lettera aperta al Sindaco Alemanno

Signor Sindaco, tutta la comunità del campo Casilino 900 è stata lieta della sua partecipazione all’iniziativa di domenica 23 novembre “Quando cadono i muri”, contro il crescente e allarmante pregiudizio nei confronti del popolo rom, che pervade la nostra società e che sta diventando un avvelenato paradigma di tutte le intolleranze. Come non essere profondamente angosciati e come poter dimenticare la sorte che ha accomunato i Rom agli Ebrei e che ha portato al genocidio nazista dei nostri due popoli?
Abbiamo scelto questa giornata simbolica per inviarle questa lettera proprio per ricordare a tutti che ancora oggi ai Rom molti diritti fondamentali vengono negati.
Infatti, come non cogliere un atteggiamento xenofobo dietro la comunicazione dell’arresto di quattro persone insediate nel campo? Noi siamo felici dell’intervento delle forze dell’ordine quando come in questo caso è mirato all’accertamento di gravi responsabilità individuali, la comunità è la prima vittima della criminalità organizzata e Le rinnova la disponibilità già data al Prefetto Mosca di collaborare affinché sistemi malavitosi non si insinuino nell’insediamento. Non possiamo però non indignarci di come molta mala informazione approfitti di questi eventi per alimentare pregiudizi e fomentare la xenofobia e l’odio verso tutti i Rom, sancendo di fatto un principio di responsabilità collettiva inaccettabile in una democrazia.
La firma con cui ha voluto siglare la Petizione in sostegno e solidarietà con il Casilino 900 apre una prospettiva di concreta speranza e viene a confermare così l’accoglienza e il rilancio delle proposte della comunità, a partire dalle più indilazionabili: il rapido ripristino di acqua e luce e lo smaltimento delle immondizie.
Questi primissimi interventi irrinunciabili permetteranno a tutta la Comunità di iniziare a riemergere dalla critica crisi igienico - sanitaria in cui è precipitato l’insediamento.
Ma soprattutto, signor Sindaco, le siamo grati per la sua risoluzione di voler ripristinare il tavolo di concertazione, aperto dal Prefetto Mosca, con la comunità e con i soggetti che in questi duri mesi di accerchiamento ci sono stati vicini, per condividere le scelte che riguardano i destini della stessa comunità. A riguardo attendiamo una convocazione.
Lei, con nostro vivo compiacimento, si è inoltre appellato alla normativa europea, per stabilire i criteri con cui iniziare ad operare.

Questo di fatto lo intendiamo come un sostegno al superamento dei “campi” - per la realizzazione dei quali 3 volte l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea - ma di insediamenti, senza discriminatorie recinzioni e videosorveglianza, ove favorire l’integrazione, invece di sancire la segregazione dei Rom.
Oltre a queste richieste che hanno fatto parte delle questioni più urgenti richiamate durante la sua visita, vogliamo cogliere immediatamente lo spirito pragmatico e di collaborazione da lei così sinceramente proposto.
Assieme a Stalker – Osservatorio Nomade, al DIP.S.U. dell’Università di Roma Tre e con il sostegno di un nutrito numero di associazioni cittadine e comitati di quartiere stiamo elaborando un ventaglio di proposte, i cui principi ispiratori sottoponiamo alla Sua attenzione affinché vengano discusse sul tavolo di concertazione, in maniera che la soluzione congiuntamente individuata possa essere sviluppata in uno studio di fattibilità ed in seguito in una progettazione definitiva.
Le proposte che di seguito riportiamo sono, come da Lei stesso dichiarato durante la Sua visita al campo, da attuarsi attraverso la pratica dell’autorecupero e dell’autocostruzione assistita, e potrebbero essere estese anche a cittadini non rom in condizioni di disagio abitativo: il fatto di partecipare insieme alla costruzione di un insediamento misto sarebbe infatti un primo passo importante verso la reciproca conoscenza e l’integrazione. Tutte le ipotesi si basano sul rispetto delle normative europee e quindi degli standard abitativi che, come lei sa, nei campi di container non vengono rispettati. Pertanto le proposte sono concepite prive di tutte quelle forme evidenti di discriminazione e ghettizzazione che caratterizzano gli attuali “campi nomadi”, caratteristiche incompatibili con i dettami costituzionali ed europei e con il rispetto dei diritti dell’uomo.
- Ipotesi A _ progetto di recupero in situ
In continuità con quanto proposto dall’Agenzia delle Nazioni Unite UN – Habitat, per gli insediamenti spontanei - proponiamo un progetto di recupero dell’insediamento in situ. Abbiamo valutato che questa ipotesi risulterebbe essere la più economica, la più rapida e rispettosa del diritto all’abitare. Inoltre permetterebbe di procedere rapidamente senza dover reperire nuove aree e troverebbe il consenso entusiasta di gran parte della comunità. Vista la bassissima densità abitativa l’estensione dell’insediamento potrebbe essere considerevolmente ridotta.
- Ipotesi B _ microaree nel VII Municipio
Nel rispetto della continuità territoriale, dei principi di integrazione e di promozione della scolarizzazione, proponiamo di distribuire la Comunità, secondo la struttura dei legami familiari in microaree o edifici dismessi di proprietà pubblica da reperire all’interno del VII Municipio. Questo consentirebbe ai minori in gran parte iscritti nelle scuole del quartiere di non dover ricominciare daccapo il percorso di integrazione scolastica.
- Ipotesi C _ progetto di un nuovo insediamento fuori dal VII Municipio
Nel caso - che vorremmo scongiurare - non si reperissero le aree all’interno del VII Municipio è ipotizzabile realizzare un insediamento o l’autorecupero di immobili dimessi, su un terreno quanto più vicino all’area dell’attuale insediamento, provvisto di collegamenti pubblici e non isolato rispetto al tessuto cittadino.
Ben più di una settimana è passata dalla festa, siamo consapevoli delle difficoltà tecniche ma la invitiamo a dar seguito al più presto al suo intendimento di restituire acqua e luce all’insediamento. Che si sia lasciata, da nove mesi un’intera comunità di 600 persone con quasi 300 bambini senz’acqua e senza luce è inaccettabile e ancora una volta contrario alla Carta dei Diritti dell’Uomo di cui oggi si celebra l’Anniversario.
Da parte nostra ci teniamo a comunicarle che stiamo dando seguito a quanto da noi stessi determinato con il regolamento interno al Casilino 900. Si stanno informando tutti i nuclei familiari del merito e delle conseguenze per quanti contravvengano. Ci stiamo attivando per favorire il deflusso delle acque stagnanti e lo smaltimento delle immondizie, problemi che costituiscono un reale pericolo igienico sanitario, e che, come lei sa bene, non possiamo risolvere da soli senza il concreto sostegno delle Istituzioni.
Rinnovando la fiducia a quanto da lei detto personalmente qui al campo non diamo credito alle illazioni, spesso portate avanti con toni discriminatori e razzisti con cui molta stampa annuncia i nostri destini già segnati, in containers fuori dal raccordo anulare, peraltro in una area di 30 ettari, più di tre volte il Casilino 900 e 10 volte più grande di quanto non serva ad ospitare l’intera Comunità di Casilino 900.
Con i più cordiali saluti e con la massima disponibilità nella collaborazione con le Istituzioni, i rappresentanti di Casilino 900

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