
"Razzismo e xenofobia non hanno luogo in Europa, né dovrebbero averlo in nessun altra parte del mondo. Il dialogo e la comprensione dovrebbero prevalere sull'odio e la provocazione", afferma Barrot, che "accoglie calorosamente l'introduzione di sanzioni severe ed efficaci contro il razzismo e la xenofobia, che violano direttamente i principi della libertà, della democrazia, del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali e dello stato di diritto, sulla base dei quali l'unione europea è stata fondata e che sono comuni agli Stati membri".
La 'decisione quadro' dell'Ue si applica anche a chi condona o nega atti di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra, in base alla definizione della Corte penale internazionale e del tribunale di Norimberga. I governi nazionali hanno due anni di tempo per tradurre il provvedimento nelle loro legislazioni nazionali, disponendo di un certo margine di flessibilità. Gli Stati membri, infatti, possono decidere di sanzionare solo gli atti che mirano effettivamente a disturbare l'ordine pubblico o comportamenti di natura minacciosa, abusiva e insultante.
Molti governi Ue avevano frenato sull'introduzione del provvedimento temendo proprio un'applicazione troppo fiscale delle sanzioni, a scapito della libertà di espressione. Per questo motivo la 'direttiva quadro' ha avuto una gestazione molto lunga: è stata proposta dalla commissione europea il 29 novembre 2001.
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