venerdì 16 gennaio 2009

Pisa, operazione terra bruciata

La tregua è finita, il tempo della “pazienza” è esaurito: che le danze inizino!
Largo alla realtà dei fatti... Ieri mattina gli operatori del comune scortati da vigili, agenti di polizia e carabinieri, guidati dal responsabile del progetto Città Sottili del Comune di Pisa Simone Conzani, che ormai da mesi entra in campo solo con tanto di scorta; è lo stesso che solo un anno fa (altra epoca) si faceva intervistare usando i Rom, piccoli e grandi davanti alle telecamere per sbandierare il successo di un progetto modello di integrazione, c'era anche l'addetto stampa “embedded” del comune di Pisa Francesco Paletti (ex casco bianco in Kosovo… che ironia della sorte!!).
La musica della ruspa inizia presto a demolire senza pietà le baracche e le roulotte delle famiglie Rom escluse dal “Progetto Città Sottili”. I Sogni, le fatiche, le attese, le gioie... la vita dei Rom, il loro stesso cuore, tutto questo stritolato dai denti d'acciaio del ragno, una vita sospesa in alto prima di essere lasciata cadere nel camion, destinazione discarica! Che triste quella società che non sa “vedere con il cuore”, perché fa prevalere ad ogni costo la fredda logica della sicurezza.
Le poche famiglie interessate già avevano abbandonato il campo da diverso tempo, deluse dall'atteggiamento e dall'intransigenza del responsabile del Progetto, dalle farneticanti dichiarazioni dello “sceriffo di Pisa” (centro-sinistra sulla carta!), ma anche per le continue minacce di provvedimenti.
Famiglie Rom (Kosovare e Macedoni) che stavano qui da anni, molto prima che tanti operatori iniziassero la loro “opera di salvezza.” E' la tattica della “terra bruciata”, una guerra non dichiarata, sperimentata in tanti tristi posti su questa nostra disastrata terra per piegare la “resistenza dei poveri”. Ora la si concretizza qui a Pisa con i Rom: distruggere le roulotte e baracche per impedire che nuovi nuclei occupino abusivamente gli spazi rimasti vuoti.
Anche se sono ormai da diversi anni nessun nuovo Rom osa venire ad abitarci (purtroppo!), vanno da altre parti, è decisamente più tranquillo, ormai sanno tutti sanno che è ben più salutare stare alla larga da operatori, responsabili, assistenti sociali... sono un virus pericoloso che se colpisce la vita dei rom si rimane menomati in qualcosa.
Ma a che serve sprecare tutti questi soldi? Per che cosa? Per la sicurezza della città? Per salvaguardare l'arredo del campo? Beh, leggeremo tra qualche ora sugli illuminanti giornali cittadini il solito ritornello sulla sicurezza, sul successo dell'operazione condotta a termine senza alcuna difficoltà e reazione degli abitanti del campo, anzi della loro piena collaborazione e della gioia che la si leggeva sui loro volti!
“Piano piano ci stanno decimando tutti, chi in un modo e chi in un altro... la colpa è anche nostra che abbiamo accettato il Progetto, il risultato è che siamo divisi tra di noi”. di don Agostino Rota Martir, 13 Gennaio 2009, campo Rom di Coltano (PI)

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