Prima su tutte, i concorrenti: tra i partecipanti iniziali anche Daniela Martani, l'hostess dell'Alitalia fortemente voluta dalla produzione, Mario, un fornaio del Nordest, uno sciupafemmine napoletano emigrato ad Hollywood, un surfista che ha rischiato la vita per essere stato colpito da un fulmine nelle acque italiane e che si è trasferito alle Hawai dove è diventato uno dei più famosi surfisti, Claudia, una ragazza cresciuta nel quartiere Zen di Palermo che si dedica al volontariato insegnando teatro ai bambini.
E, soprattutto, due personaggi che faranno sicuramente discutere, nel bene o nel male: Gerry, non vedente completamente autonomo, e Ferdi, Rom che studia e lavora come cuoco, ex clandestino arrivato dal Montenegro in Italia all'età di 8 anni a bordo di un gommone. Accanto a loro le due ragazze che sono state mandate al Gran Hermano in Spagna e che lunedì si contenderanno l'ingresso al Grande Fratello 9 tramite televoto: Leonia Coccia e Doroti Polito. Al contrario delle ultime edizioni non entreranno in casa, almeno all'inizio, né coppie di fidanzati o sposi, né famiglie.
Per i concorrenti un montepremi di 300.000 euro e la reclusione, per 15 settimane, in un open space di 1.600 metri quadrati realizzato facendo attenzione all'ambiente: in casa si dovrà fare la raccolta differenziata dei rifiuti, non si utilizzeranno bottiglie e utensili di plastica, si attingerà dai distributori di liquidi e l'umidità dell'ambiente sarà mantenuta costante grazie ad una "cascata" di acqua che bilancerà il calore creato dalle telecamere sempre accese.
Un Grande Fratello che torna dunque all'essenzialità e che punta tutto sul racconto di storie umane di vita vissuta cercando, come al solito, di far parlare e attirare l'attenzione: del resto il grande successo ottenuto dalla scorsa edizione non può non essere attribuito anche alla presenza di Silvia Burgio, che per prima sdoganò la questione della transessualità in televisione, rendendo attuale un format che stava scandendo nel trash e nel patetico.
3 commenti:
Già i commenti di oggi sono indice di come la figura di questo ragazzo e la sua storia sarà utilizzata dalla stampa in chiave biecamente anti-gitana.
Ferdi, che dal papà invece è scappato per non essere costretto a condurre una vita da giovane ladro rom.
Il grande fratello, che è basato sulla filosofia dell'esclusione, è la trasmissione simbolo del darvinismo sociale insito nella nostra cultura.
Non sei conforme? Sei NOMINATO! Sei escluso, devi uscire dalla casa.
La figura dello "zingaro" è da sempre NOMINATA nella cultura europea. Sottoposta per definizione al "televoto" che la vuole buttare fuori dalla società civile.
Questo Ferdi, presumo un bravo ragazzo sincero, non ho visto la puntata e non credo che seguirò il GF, risponde all'esigenza di assolvere la società italiana dall'accusa (giustissima) di razzismo.
Si è omologato e quindi è ammesso all'olimpo della CASA.
Salvo poi ad essere buttato fuori a calci dal televoto al primo sintomo di dissintonia dai canoni omologanti.
Una esemplare rappresentazione di una società basata sull'esclusione.
intanto è entrato!!!separa la tua avversione per il programma dal gesto di avvicinamento che è stato fatto alla cultura Rom .....fino a 10 anni fa in Italia neanche si conosceva il significato della parola Rom.
Anche se 10 anni fa si usava ancora poco la parola rom, la presenza della figura dello "zingaro" nel bene e nel male è legata indissolubilmente a quella italiana ed europea.
Lo zingaro non è un alieno piombato in Italia recentemente, c'è sempre stato e le culture sono sempre state in confronto dialettico.
Se vuoi facciamo una carrellata di tutti i riferimenti nella cultura alta o nazional popolare, dalla citana che allatta di Tiziano a dammi questa mano zingara della Zanicchi, passando per Bizet, Viviani, Fellini e De André.
Certo era una visione edulcorata del mondo gitano, e che comunque non ha messo il popolo rom al riparo dalla discriminazione, ma c'era la percezione di una alterità culturale anche con una mitizzazione degli aspetti positivi.
Io sono cresciuto guardando la televisione degli anni 60, quella della vecchia RAI, mi ricordo benissimo magnifici documentari alla TV dei ragazzi che raccontavano della scolarizzazione della dei bambini sinti delle comunità circensi fatta nei carrozzoni. Nel mondo dello spettacolo le famiglie circensi avevano larghissimo spazio e considerazione. Alle dive del cinema veniva attribuita la discendenza gitana per accrescerne il fascino sulla stampa popolare, vedi Ava Gardner etc.
Negli ultimi anni si è adottato il termine politicamente corretto "rom" ma si è messa in atto una demonizzazione culturale.
La cosa tragica è che si attribuisce alla cultura ROM gli effetti dell'emarginazione.
Se vedi il neorealismo degli anni 50 se leggi Pasolini tutto quello che oggi si imputa ai ROM era la vita dei borgatari, che come ci insegna Pasolini, è, nella tragedia della devianza, meno biecamente oscena della cultura piccolo borghese che genera l'esclusione e pretende di giudicare.
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