Ci risiamo. Arrivano i Rom. Arrivano i barbari. Attila sbarca nella Tuscia e “contamina” il territorio. Nonostante il notevole dispendio di parole, i giornali trascrivono su commissione, i politici straparlano, e pochi riescono a comunicare cose sensate.
L’ennesimo allarme sicurezza, che dopo le allegre porchettate di Barbarano Romano, ritorna a campeggiare sulle pagine dei quotidiani, mettendo in atto una vera e propria sagra del luogo comune.
Tutti contro Celleno: il comune che vuole ospitare il lupo cattivo, che già lo ospita in realtà. Perché chi ha scritto di contaminazione, di ruberie e violenze dello straniero forse non conosce la storia degli ultimi anni di Celleno e di diversi altri comuni della Tuscia (Bassano Romano, Oriolo Romano, Orte, Bomarzo, Viterbo) che, grazie ai progetti che Arci Solidarietà Viterbo gestisce sul territorio hanno accolto decine di famiglie di richiedenti asilo e rifugiati. Queste famiglie hanno trovato, negli ultimi anni, una casa in piccoli centri della nostra provincia così come a Viterbo, “contaminando” il territorio positivamente, provando sulla loro pelle cosa significa integrazione in una società diversa, in una cultura diversa.
In base a questa esperienza, ormai decennale, l’Arci crede che fare integrazione è possibile, attraverso procedure ponderate e, nel caso della popolazione rom, superando il concetto del campo-lager.
Il decentramento che il Comune di Roma vuole effettuare nel territorio laziale dovrebbe essere messo in atto coinvolgendo i nuclei familiari in procinto di essere trasferiti e attuato mediante la dislocazione decentrata di poche famiglie in ogni centro abitato, laddove esistano le condizioni per poter mettere in atto un’efficace integrazione.
Non crediamo alle demagogie del quotidiano che di questa vicenda sta cercando di fare la propria fortuna editoriale. Vogliamo solo intervenire sulle parole adottate in questa campagna denigratoria e razzista sulla vicenda rom.
L’Arci negli ultimi anni ha promosso diverse iniziative di sensibilizzazione e di approfondimento su modalità di integrazione sperimentate con successo in alcune regioni italiane, ha invitato diversi artisti impegnati nella diffusione della cultura rom come Alexian Santino Spinelli (uno dei maggiori intellettuali rom) e Moni Ovadia. Entrambi hanno parlato del valore e della storia del popolo rom, di quanto sia sbagliato chiamarli “zingari”.
Questa popolazione, costretta a sopravvivere in condizioni indegne per un paese “avanzato” come il nostro, è vittima di un brutale attacco da ogni parte politica. Ma in concreto, nessuno fa nulla di incisivo per migliorarne la condizione. Arci Viterbo
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