Le nuove norme, contenute negli articoli 36 e 44 del ddl n. 733, non colpiranno solo le famiglie che vivono in abitazioni mobili (esempio roulotte) ma anche tutte le famiglie che vivono in abitazioni immobili (esempio appartamento) che, in questo secondo caso, non hanno il certificato di abitabilità o che non rispondono alla normativa sulle condizioni igienico sanitarie. Quindi, se saranno approvati gli articoli 36 e 44 del ddl n. 733, possono perdere l’iscrizione anagrafica nel luogo di residenza tutte le famiglie che vivono in un immobile che non risponde alla normativa sull’abitabilità e/o non risponde alla normativa igienico sanitaria.
Secondo la legislazione italiana l’immobile deve rispondere a tutta una serie di criteri indicati da una normativa abbastanza complessa. Le principali norme sono contenute nel: R.D. 27 luglio 1934 n. 1265 art. 221 e 222; Legge 4 dicembre 1993 n. 493; D.P.R. 22 aprile 1994 n. 425; D.Lgs. 6 giugno 2001 n. 378 artt. 24, 25 e 26.
Tuttavia nella disciplina confluiscono molte altre norme emanate nel tempo in sintonia con l’evoluzione dei concetti di igiene, salubrità, sicurezza e risparmio energetico. Senza alcuna pretesa di completezza si possono citare in proposito le leggi: 27 maggio 1975 n. 166, artt. 18 e 19 (in tema di ventilazione forzata dei bagni e delle scale privi di finestre), 30 aprile 1976 n. 373 (Contenimento consumi energetici), 5 marzo 1990 n. 46 (Norme sulla sicurezza degli impianti), 9 gennaio 1991 n. 10 (Piano energetico nazionale sul risparmio dei consumi), 5 gennaio 1994 n. 36 (Disposizioni in materia di risorse idriche) e il D. Lgs. 11 maggio 1999 n. 152 (Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento).
Tutta questa normativa collaterale ha accelerato l’evoluzione e gli scopi del certificato che, al di là delle sue definizioni giuridiche (certificato, licenza, autorizzazione, permesso) può essere raffigurato come un enorme contenitore nel quale confluiscono molte discipline di settore. Altre disposizioni, invece, avevano previsto e disciplinato i presupposti per il rilascio del certificato di abitabilità ponendolo in stretta relazione con la conformità urbanistica.
Difficile quindi fare una quadro esaustivo della normativa ma certo ogni lettore potrà verificare la propria situazione abitativa controllando se possiede almeno i seguenti documenti per l’immobile dove vive:
- certificato di conformità rispetto al progetto approvato;
- certificato di avvenuta prosciugatura dei muri e la salubrità degli ambienti;
- certificato di collaudo delle opere in cemento armato, o ferro;
- dichiarazione presentata per l’iscrizione al catasto dell’immobile, restituita dagli uffici catastali con l’attestazione dell’avvenuta presentazione;
- certificato di conformità e collaudo dell’impianto elettrico;
- certificato di conformità e collaudo dell’impianto idraulico;
- certificato di conformità e collaudo dell’impianto fognario.
Se all’immobile manca anche uno solo di questi documenti, non risponde ai criteri per ottenere l’iscrizione anagrafica ma non solo perché l’Ufficio anagrafe ha facoltà di controllo, in qualsiasi momento, per verificare i presupposti per le iscrizioni anagrafiche già in essere.
E’ da sottolineare che in Italia l’anagrafe è sempre stata un “fotografia della realtà”: un modo per conoscere la “vera” situazione della popolazione. Invece, se venisse introdotto il principio che ogni iscrizione anagrafica deve essere preceduta da una verifica della “idoneità” dell’alloggio, questo costituirebbe un incentivo alle dichiarazioni anagrafiche false. E ci sono fondati dubbi sulla costituzionalità di una norma che incide direttamente sui diritti fondamentali della persona.
Va aggiunto che proprio la “veridicità” della situazione anagrafica ha permesso, nel corso dei decenni, di dare la priorità ai più bisognosi quando di tratta di stilare le graduatorie per l’assegnazione delle case popolari.
Per tutte queste ragioni chiediamo a tutti di mobilitarsi per:
- manifestare il proprio dissenso ad una norma che discrimina tra Cittadini italiani che vivono in beni mobili e Cittadini italiani che vivono in beni immobili.
- manifestare il proprio dissenso per una norma che non risolverà i tanti problemi abitativi, presenti nel Paese, ma modificherà lo status anagrafico dei Cittadini italiani, dividendoli in ricchi e poveri.
3 commenti:
Voi dite che se questo decreto legge passerà ci saranno tutti questi problemi, però chi adesso abita in roulotte o in case mobili ha già ottenuto i permessi per abitare. Inoltre, un registro degli apolidi o senza fissa dimora era già previsto dalla legge precedente del 1954, e comunque la residenza di chi è apolide si intende quella in cui è domiciliato o il comune in cui è nato, come appunto dice la vecchia legge.
Il fatto poi che si parli di immobili, non esclude altri tipi di abitazione (abitazioni che in teoria hanno già ottenuta l'abitabilità). Non c'è scritto che la residenza viene data solo ha chi abita in un immobile; viene detto che l'immobile in cui si vuole abitare deve avere i requisiti di sicurezza e igiene.
Non è troppo pessimismo il vostro?
Anonimo la lettera è lo spirito della legge è quello di non dare residenza a chi è in emergenza abitativa.
Se non ti fidi di me ascolta Maroni a metà di questo filmato.
http://www.youtube.com/watch?v=LupAGYZSH5Q
Il pacchetto sicurezza sarà una mannaia per tutte le fasce povere del paese.
Ci incapperanno rom, sinti, extracomunitari, comunitari ed italiani.
sono pienamente d'accordo con Voi. Sta di fatto che la situazione in cui gli apolidi versano, se disonesti, creano seri problemi a tutti coloro che si comportano onestamente o quantomeno non vivono sulle spalle altrui (truffe, rapine, furti con/senza scasso), per cui la maggior parte di codesti gruppi fanno parte....Ovviamente non si deve fare di tutta un'erba un fascio.... Domand: Se codeste persone vi entrano in casa, ve la svaligiano (cmpresi ricordi di parenti defunti), come si fa a garantirVi la giustizia sociale ? p.s. Le forze pubbliche hanno spesso le mani legate e codeste persone entrano in galera, ma grazie ai loro amici penalisti (che vengono profumatamente pagati con i denari che prima vi hanno sottratti, li liberano in meno di un mesa.... Dov'e' la giustizia per chi lavora dalla mattina alla sera se non viene tutelato in qualche modo? grazie per l'attenzione. in fiducia aequitas
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