lunedì 2 marzo 2009

Brescia, la manifestazione dell'assocazione Sinti Italiani

Dopo Milano, sabato anche a Brescia e in molte altre città italiane, l’associazione Sinti Italiani ha fatto sentire forte la sua voce contro alcune norme contenute nel pacchetto sicurezza, votato la scorsa settimana in Senato.
Alla mobilitazione in città hanno partecipato duecento sinti, per «manifestare dissenso contro una norma che discrimina tra cittadini italiani che vivono in beni mobili e quelli che vivono in beni immobili - spiega Bernardino Torsi, mediatore culturale per la valorizzazione della cultura sinta –. Una norma che non risolverà i tanti problemi abitativi presenti nel Paese, ma modificherà lo status anagrafico dei cittadini, dividendoli in ricchi e poveri e per la quale anche i nostri bambini verranno schedati, esattamente come successe durante il nazismo».
La manifestazione, che è partita da Fossa Bagni sabato pomeriggio con musica e canti, è una protesta contro gli articoli 42 e 50 del disegno di legge sulla sicurezza, che colpiranno tutti i cittadini che vivono in roulotte, case-mobili, carovane o in appartamenti senza tutti i requisiti igienico sanitari indicati dalle diverse leggi. E contro le norme che istituiscono il cosiddetto registro dei clochard: «Tutti i cittadini senza fissa dimora, anche noi che siamo italiani e bresciani dal 1300, - afferma Torsi - perderanno l’iscrizione anagrafica del loro luogo di residenza e saranno invece schedati in un registro apposito dal Ministero dell’Interno, il registro appunto dei senza fissa dimora».
Il registro di fatto separa l’iscrizione anagrafica dagli abituali luoghi di vita, con effetti imprevedibili sul reale accesso ai servizi, perché avere una residenza certificata è quello che consente per esempio a ogni cittadino di iscriversi nelle liste elettorali, di beneficiare del sistema sanitario nazionale, di fare richiesta di assistenza ai servizi sociali. O anche semplicemente di poter ottenere una tessera per noleggiare dei video.
«Di fatto - precisa Torsi - con l’approvazione degli articoli 42 e 50 la stragrande maggioranza dei Sinti italiani, ma anche tanti altri cittadini, saranno cancellati dai luoghi di residenza e saranno tutti inseriti in un unico registro nazionale», con conseguenze assurde. Ad esempio come può un bambino privo di residenza iscriversi a scuola?
«Siamo qui - dice Renato Hemick, presidente dell’associazione Sinti italiani e ministro di culto evangelico - per far sapere che noi esistiamo, che siamo sinti, italiani da generazioni a tutti gli effetti, tant’è che abbiamo combattuto per l’Italia sia nella prima che nella seconda guerra mondiale. Ma abbiamo anche diritti e non solo doveri, vogliamo essere riconosciuti come minoranza etnica a tutti gli effetti».
La manifestazione si è conclusa davanti al Broletto, con la consegna di una lettera al prefetto. Una missiva nella quale l’associazione Sinti Italiani chiede «di essere interpellata prima di emendare qualsiasi legge speciale che ci riguarda, per poter lavorare insieme e insieme trovare delle soluzioni concrete e definitive, senza discriminazione e odio razziale». di Lucilla Perrini

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