Una ricerca condotta da Anci e Cittalia ha analizzato 600 ordinanze comunali rese possibili dal decreto del ministro Maroni e valutato le razioni degli italiani rispetto alla questione ’sicurezza’.
La metà dei residenti delle grandi città dichiara di aver modificato, almeno in parte, le proprie abitudini di vita a causa della percezione di insicurezza. Più della metà degli interpellati ha espresso la convinzione che il problema della sicurezza è destinato ad acuirsi nel futuro, con il diffondersi di condizioni di povertà e disagio.
Come InviatoSpeciale ha reso noto nell’articolo dedicato alle valutazioni della Gunta delle Camere penali sull’attività legislativa del governo, si tratta di sensazioni indotte dalla propaganda del centro-destra e rafforzate da una pessima informazione diffusa da numerose emittenti televisive e dagli moltissimi organi di stampa.
Nel documento dei penalisti si leggeva: “I dati ufficiali diffusi dal Ministero dell’Interno danno conto di una costante e progressiva diminuzione del fenomeno criminale sin dal secondo semestre dell’anno 2007. Nell’anno 2008 gli omicidi volontari sono al minimo storico, i furti sono diminuiti del 39,72 per cento rispetto all’anno precedente, le rapine del 28,8, l’usura del 10,4, la ricettazione del 31,6, il riciclaggio del 5,8, le minacce del 22,1. Diminuiti anche estorsioni e danneggiamenti. Sempre gli stessi dati ci dicono che anche i reati di violenza sessuale sono diminuiti: meno 8,4 per cento. Non solo, la maggior parte degli “stupri” si consuma entro le mura domestiche: i dati relativi al 2007 ci dicono che il 69,7 per cento è opera di partner, il 17,4 di un conoscente e solo il 6,2 è opera di estranei. La sicurezza delle persone è dunque oggi maggiormente assicurata rispetto al passato e se un bisogno di sicurezza emerge esso sta nell’assicurare la tutela delle donne dalle offese delle persone a loro più vicine”.
A causa del martellamento demagogico sull’insicurezza, la maggioranza degli interpellati ritiene che lo Stato centrale abbia la primaria responsabilità in ordine alla sicurezza e in modo specifico alla microcriminalità.
Per comprendere quanto sia ‘politico’ e non ‘reale’ il problema della sicurezza, proprio alla luce dei dati sulla flessione del numero dei crimini, si nota che il 67 per cento delle ordinanze sono state prodotte da amministrazioni del Nord Ovest e del Nord Est (rispettivamente il 40,3 per cento e 26,4), cioè in zone nelle quali il partito di Bossi è molto forte.
Molto basso il numero di ordinanze nelle isole ed al centro-sud. Solo il 6,7 per cento nel primo caso , mentre al centro sono l’11,7 e al sud il 14,9 del totale.
La volontà di allarmare, per costruire un clima di paura e permettere su questo un’espansione del consenso elettorale legato alla presunta ‘attività di contrasto’ del centro-destra contro i ‘criminali’ è alla base di una politica che sta riducendo progressivamente le libertà personali dei cittadini.
Leggendo i dati dell’indagine si scopre che da quando il decreto del ministro dell’Interno è entrato in vigore, lo scorso 5 agosto, il tema maggiormente regolato dai primi cittadini è stato il divieto di prostituzione (16 per cento), seguito dal divieto di consumo di somministrazione di bevande (13,6 per cento), dal vandalismo (10 per cento) e dall’accattonaggio (8,4 per cento).
In nessun modo questi provvedimenti incidono sulla tratta delle ragazze e sul loro sfruttamento, sulla diminuzione del fenomeno del consumo di alcool e stupefacenti tra i giovani o sulla protezione dei più deboli, costretti da crisi e povertà e mancanza di lavoro a chiedere l’elemosina.
Solo che i cittadini ‘vedono’, dopo roboanti campagne di disinformazione, i sindaci ‘intervenire’ e, senza essere contemporaneamente informati sulla realtà dei fatti, trovano le misure opportune.
Secondo l’indagine, è la Lombardia la regione in cui si registra il maggior numero di ordinanze: in 82 comuni (il 5,3 per cento dei comuni lombardi) sono stati emessi 144 provvedimenti. di Inviato Speciale, continua a leggere…
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