Sono tornati in piazza per chiedere un incontro con le Istituzioni i Sinti riminesi che da anni vivono una situazione di disagio al “campo nomadi” di via Islanda. Sempre le stesse le proteste degli ultimi mesi: la mancata chiusura del campo dove mancano servizi igienici e fognature, gli alti costi per le bollette della luce. In molti cartelli esposti inoltre si fa riferimento alla residenza da 80 anni circa della comunità al comune di Rimini. Sempre la stessa anche la richiesta: la formazione di microaree come stanno portando avanti altre città italiane.
I rapporti tra Sinti e Istituzioni si sono raffreddati ancora di più dopo il sopralluogo del 10 marzo al Campo quando la Polizia e i tecnici dell'Enel avevano verificato la regolarità di allacci di utenze e riscontrato diversi abusi edilizi. La protesta di questa mattina si è conclusa con una stretta di mano, rubata al sindaco Alberto Ravaioli mentre usciva dal Municipio.
"Il Sindaco ha detto che il campo nomadi di Rimini non va chiuso - ha detto Davide Gerardi, esponente Associazione culturale Sucar Mero - Alla richiesta di una motivazione mi ha risposto di fare domanda per le case popolari. Mi ha inoltre detto di fare richiesta alla sua segretaria per un incontro. Speriamo che possa andar a buon fine ma dalle parole che mi ha detto credo proprio di no".
Nel pomeriggio é arrivata in risposta un'articolata dichiarazione del sindaco Ravaioli:
“Ritengo utile precisare la posizione dell’Amministrazione Comunale in merito alla situazione del campo nomadi non autorizzato di via Islanda, sul quale- noto- si sta facendo troppa propaganda disinformata. Innanzitutto vanno distinti i problemi. Quello è da oltre vent’anni a tutti gli effetti uno spazio occupato dalla comunità nomade Sinti. All’inizio- e si sta parlando di fine anni Ottanta- si doveva trattare di una soluzione temporanea. Il suo protrarsi nel tempo è diventato problema difficilmente gestibile nell’ultimo biennio allorché si sono avute decine di nuovi ingressi di persone di origine rumena fuori da ogni controllo e di fatto ‘tollerate’ dagli abitanti del campo. Tale inedita situazione- aggravata dal fatto che per lungo tempo la comunità Sinti aveva interrotto ogni rapporto con le Associazioni di volontariato e le Istituzioni riminesi- è divenuta recentemente oggetto di valutazione e quindi di corretto intervento da parte del Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza. Bisogna essere molto chiari su questo: il Comune di Rimini non ha alcuna preclusione al dialogo ma a condizioni chiare.
La prima è che quello spazio possa ‘ingrossarsi’ disordinatamente di presenze che non hanno nulla a che fare con la popolazione italiana lì stanziata da anni. E’ una questione della quale si deve fare garante la stessa comunità.
La seconda è che i percorsi per l’integrazione non possono seguire corsie privilegiate, altrimenti diventano essi stessi motivi di discriminazione per altre categorie. Quindi per l’accesso alla casa o per il fondo affitti, questi cittadini possono e devono fare domanda nelle graduatorie specifiche, così come accade per ogni altro cittadino.
Per quanto riguarda la questione delle aree dedicate, considero la strada più efficace (anche per evitare soluzioni pasticciate e ipocritamente ‘temporanee’ come quella di via Islanda) che la questione sia posta all’interno della pianificazione urbanistica in essere del Piano Strutturale Comunale, avendo come indicazione precisa l’individuazione di uno spazio esclusivamente per la sosta di periodi temporali circoscritti”. di NewsRimini
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