Nella strada Judetul Gorj del paese di Tintareni, dintorni di Craiova in Romania, vivono solo rom. Sono 600, ovvero il 10% dei 6mila abitanti: il resto sono romeni, abitano lontano da Judetul Gorj e mai ci mettono piede. Lo stesso succede in alcuni quartieri periferici di Bals, cittadina a mezz’ora da Tintareni. O nella vicina Salcuta (in foto). Lunghe strade, più che quartieri, sui cui lati sono disposte, una in fila all’altra, le case delle famiglie rom.
Case, non campi. Perchè in Romania, dove i rom sono il almeno due milioni dei 20 milioni di cittadini totali, vivono tutti in case. Chi le ha povere, austere, o dignitose. Chi di lusso, a più piani, perchè ha fatto fortuna all’estero. Magari in Italia, dove è passato (o passa ancora, in un andirivieni constante) per i campi rom di Milano, Roma, Napoli, o in provincia. La maggior parte dei rom di Tintareni, Bals, Salcuta, sono passati dall’Italia, e hanno almeno un parente che ci vive in questo momento.
Vita, seguendo le orme di un progetto della Fondazione Casa della carità di inserimento lavorativo di rom in un’azienda romena (la prima esperienza del genere), è stata sulle “vie dei rom romeni”, è entrata nelle loro case, ha bevuto una qafa (il loro caffè) dopo l’altra, si sono fatti raccontare le loro storie. I loro perchè, compresi quelli che, da noi, si chiedono in molti: perchè venite in Italia? Perchè arrivate a vivere in campi fatiscenti, in baracche di lamiere, in cascine pericolanti, ai limiti della sopravvivenza?
Questi e altri sono i perchè, che loro hanno raccontato a Vita, che sono stati ritratti nei volti di donne, uomini, anziani e bambini, alcuni dei quali li vedete nella galleria fotografica (le foto sono di Annalisa Guglielmino, Paolo Proserpio e Daniele Biella). Leggi il reportage…
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