sabato 11 aprile 2009

Abruzzo, il peso delle parole

Utilizzando un titolo di sicuro effetto, Il Padano oggi racconta gli episodi di sciacallaggio e furto compiuti nei paesi e nei campi allestiti per i terremotati, in Abruzzo.
La cronaca di queste azioni assume, in ambiti vicini a quello cui appartiene la testata, sfumature che vanno ben oltre la denuncia di un crimine, tanto più grave in quanto compiuto ai danni di persone in evidente difficoltà.
Un’analisi del lessico utilizzato da la misura dell’approssimazione con cui vengono trattatati i temi inerenti l’immigrazione, il rapporto tra culture, la presenza di stranieri o di gruppi etnici minoritari in territorio italiano.
Il titolo, in primis: “Società multietnica molto bastarda”, che - mentre si fa beffe di un’espressione probabilmente ritenuta abusata ed insensata, un politically correct da signorine - intende offendere i responsabili di aver trasformato questa, che prima era semplicemente la “società italiana”, nella cosiddetta “società multietnica”: “soggetti che vengono definiti una risorsa: gli immigrati”.

Chi siano di fatto questi “soggetti” viene detto nelle prime parole dell’articolo: “zingari dell’est, cinesi, marocchini”, definiti “etnie d’importazione”.
Se il titolo non fosse stato sufficiente, questo incipit chiarisce una volta per tutte quale sia il target della testata: un pubblico buono per le definizioni pret-a-porter, per categorizzazioni facili e immediate, che non richiedano uno sforzo critico e di comprensione.
Parlare di immigrazione significa quindi parlare di criminalità. Parlare di stranieri significa parlare di "zingari dell’est" (definizione quanto mai precisa!), cinesi e marocchini. Proprio come dieci-quindici anni fa si sarebbe parlato di albanesi. Et voilà! Nulla di più semplice.
Queste tre categorie racchiudono tutti gli stereotipi del tema: gli “zingari” rubano, mendicano, sono sporchi e bugiardi; i “marocchini” (che continuano a figurare nella hit parade degli stranieri, nonostante l’immigrazione non recente) sono spacciatori, fannulloni, criminali di varia natura - e magari pure fondamentalisti, da un po’ di tempo a questa parte; i cinesi invece colpiscono sul fronte economico, trafficano nei modi più subdoli per distruggere la già fragile economia locale e - cosa assai più grave, che scuote le nostre coscienze - sfruttano i propri connazionali a questo fine.
Dentro questi tre macrogruppi è racchiusa l’intera questione: il lato socio-culturale, quello della legalità, quello economico.
Ci scappa persino il “suk abusivo”, che fa tanto più caos, delinquenza e traffico illecito del corrispettivo italiano “mercato”.
Che queste categorie siano fittizie, o che - come nel caso degli “zingari dell’est” - non significhino assolutamente nulla, importa poco o niente al discorso elementare fatto proprio da certa parte politica e sociale. Non inficia l’efficacia del messaggio; anzi, la rafforza, semplificando all’inverosimile una realtà complessa, variegata, che sfugge ad ogni definizione.
Gli italiani brava gente, intanto, piangono i loro morti.
I quali, ancora una volta, divengono il pretesto per veicolare un messaggio simil-politico e per fare la solita, italianissima - questa sì! - caciara. di Elena Borghi

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