A Pisa anche quest’anno nessuna cerimonia. Ormai sembrano lontani anni luce quei tempi quando in città la Giornata Mondiale dei Rom e Sinti era una ricorrenza attesa, vissuta anche con un po’ di fatica ma era un appuntamento atteso, soprattutto dalle comunità Rom che si sforzavano di presentarsi alla cittadinanza, per tentare di uscire allo scoperto, per mostrare e far conoscere qualcosa della propria cultura e storia, e per testimoniare la volontà di “integrarsi” nel tessuto cittadino.
Tutto spazzato via! Le cause sono molteplici ma quasi tutte riconducibili non tanto ai Rom ma alla nostra società, che in questi anni (soprattutto l’anno scorso) ha mostrato un feroce disprezzo verso i Rom, sarebbe inutile elencare i fatti, anche per non rivivere quei tragici momenti. Pisa non è per niente esente, soprattutto da quando si è insediata la nuova Amministrazione che non ha fatto mistero della sua volontà di “risolvere il problema dei Rom” in città!
Negli anni passati i Rom spesso venivano consultati, invitati a partecipare alle iniziative, anche quando faceva comodo a qualcuno.. ora invece i Rom sono esclusi da tutto, sopratutto quando si prendono decisioni per i Rom stessi!
Il messaggio chiaro che i Rom hanno recepito è quello di non essere ben visti, di essere solo una minaccia, di dover vivere sotto un continuo controllo, rastrellati dentro il Progetto Città Sottili che annulla e viviseziona l’identità di un popolo su criteri discutibili e di puro opportunismo sociale e politico.
Se l’on. Maroni dichiara pubblicamente che bisogna “essere cattivi” per fermare l’arrivo di nuovi Rom, a Pisa l’Amministrazione propone di dare un’elemosina di 500 euro per togliersi dai piedi il Rom Rumeno: è la “cattiveria” camuffata da elemosina..
Celebrare quest’anno la giornata mondiale dei Rom a Pisa sarebbe stata una beffa, una solenne presa in giro..ringraziamo e prendiamo atto della coerenza per la scelta di tacere questo appuntamento da parte della cittadinanza e dell’Amministrazione. Meglio il silenzio, dopo tutto sa anche di saggezza, purché serva anche a prendere coscienza e riflettere sulle proprie contraddizioni!
“Lungo i fiumi, laggiù in Babilonia, sedevamo e piangevamo al ricordo di Sion. Ai salici lungo le rive avevamo appeso le nostre cetre. Laggiù, dopo averci deportato, ci invitavano a cantare; esigevano canti di gioia i nostri oppressori. Cantate, dicevano, un canto di Sion. Ma come cantare i canti del Signore in terra straniera?” (Sal.137)
La Passione dei Rom e Sinti continua, anche se dimenticata e accantonata frettolosamente, ma loro confidano che qualche scintilla della luce di Pasqua non esiterà a scendere sulle loro vite. di don Agostino Rota Martir e Erizon Mahmuti, campo nomadi di Coltano (PI)
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